UniCredit accelera su piano subholding in Germania per quotare con Ipo fino a 50% asset esteri
Luglio 2019, molto prima che il mondo si svegliasse più vulnerabile, infettato dal coronavirus: il Sole 24 Ore riporta le indiscrezioni secondo cui UniCredit starebbe valutando un piano per creare una subholding con sede in Germania, in cui vengano convogliate tutte le sue attività estere, e che risponda sempre alla ‘holding’ madre italiana.
“A quanto risulta al Sole, la scatola estera sarebbe controllata al 100% dalla holding italiana. Holding madre che verrebbe confermata in Italia, a Milano, dove il gruppo manterrebbe la sede, il quartier generale e la quotazione del titolo, e sotto cui ricadrebbero tutte le attività domestiche”, scrive il quotidiano di Confindustria.
Il motivo? In gran parte, allontanarsi dal rischio Italia, che che condiziona non poco la performance del titolo di una banca che ha oltre la metà dell’attivo fuori dai confini italiani. D’altronde, come si sa, UniCredit è una banca di rilevanza sistemica.
Ottobre 2019: dopo la crisi di governo dell’agosto di quell’anno, il governo italiano cambia, ma la banca guidata dal francese Jean Pierre Mustier va avanti nel piano.
La scelta della Germania per la creazione di una subholding non sarebbe stata casuale. Si tratta di un paese con rating a tripla A, che consente di tagliare il costo della raccolta della banca. Il gruppo (presente in territorio teutonico on la controllata HypoVereinsbank) potrebbe insomma “emettere debito beneficiando del rating del paese della subholding”, senza sborsare tassi troppo onerosi. Il Sole scrive che Il piano della banca viene definito come “piano d’emergenza da usare in caso di crisi dello spread o operazioni straordinarie“.
Oggi, 13 ottobre 2020: sempre il quotidiano di Confindustria, attingendo a tre diverse fonti vicine al dossier, riporta che UniCredit “prova ad accelerare i tempi del progetto di scissione delle attività estere del gruppo”. Non c’è ancora il sì di tutti i membri del board al piano, ma Mustier “sarebbe orientato a portarlo all’approvazione del cda entro la fine dell’anno”.
“L’ultimo schema dell’operazione, secondo tre diverse fonti contattate da Il Sole 24 Ore, prevede lo scorporo dalla holding italiana quotata a Milano delle attività estere del gruppo e la successiva quotazione della subholding paneuropea – tramite un’Ipo che potrebbe riguardare fino al 49-50% del capitale – alla Borsa di Francoforte. Secondo le indiscrezioni, anche la divisione corporate & investment banking (Cib) basata a Monaco di Baviera confluirebbe nella subholding. Con l’Ipo che avverrebbe attraverso la cessione delle azioni delle attività estere, la holding italiana incasserebbe risorse che ne aumenterebbero i ratios patrimoniali. Contattato, un portavoce di UniCredit ha risposto «no comment» alle indiscrezioni”, si legge nell’articolo.
I dubbi, nei piani alti di UniCredit, non sono pochi.
Intanto, ci si chiede che cosa accadrebbe alla banca italiana nel complesso se la subholding tedesca decidesse di avviare una operazione di M&A con un’altra banca straniera. In caso di successo dell’operazione, la partecipazione del 50% della holding italiana nella subholding subirebbe una rilevante diluizione.
Allo stesso tempo, chi è a favore del progetto sottolinea che, con lo scorporo della subholding, la holding italiana verrebbe ricapitalizzata e, forte di maggiori risorse, potrebbe decidere anche di perseguire la strada del risiko bancario a cui Mustier finora sembra essersi opposto, a favore dell’obiettivo di focalizzarsi sulla creazione di valore a favore degli azionisti, con la distribuzione di dividendi e operazioni di buyback (Bce permettendo, a partire comunque dal 2021).
E in quel caso, ci si chiede se la preda, con tanto di benedizione e sospiro di sollievo da parte dello Stato italiano, potrebbe essere Mps. O, anche, Banco BPM. Obiettivo: provare ad avvicinare le dimensioni raggiunte da Intesa Sanpaolo dopo l’operazione Ubi.
Oggi, martedì 13 ottobre, si riunisce il cda di UniCredit, in vista anche della scelta del nuovo presidente che, secondo le fonti, Mustier vorrebbe che fosse Lucrezia Reichlin, ex consigliere di amministrazione di UniCredit, “accademica e più complementare a Mustier rispetto a quella di un banchiere”, come fa notare il Sole.