Ultima riunione Bce dell’anno pandemico 2020: ecco il nuovo bazooka firmato Lagarde
QE infinity; potenziamento del TLTRO, finanziamenti a tassi super agevolati a favore delle banche; outlook sull’economia più fosco; e maggiore attenzione all’euro che, nelle ultime sessioni, è volato al di sopra di $1,21, testando il record dal 2018. Sono questi i quattro fattori su cui la Bce si sta concentrando in queste ore, in vista dell’annuncio del Consiglio direttivo che arriverà domani, giovedì 10 dicembre: annuncio che i mercati sperano che si concretizzi in un maxi regalo di Natale.
Di questi quattro fattori parla un articolo del Financial Times, anticipando le mosse della banca centrale, che arriveranno secondo il quotidiano con tanto di messaggio:
“Quando Christine Lagarde annuncerà la sua ultima decisione nella giornata di giovedì, invierà un semplice messaggio ai governi e alle banche dell’Eurozona: ‘non preoccupatevi dei debiti che salgono, i tassi rimarranno bassi per un periodo di tempo molto lungo’ “.
Lagarde enfatizzerà come l’aumento del debito sia cruciale per sostenere l’economia straziata dalla pandemia. L’attesa è di un nuovo bazooka anti-Covid, che si dovrebbe sostanziare, secondo le attese del consensus, in un potenziamento sia del QE pandemico, ovvero del programma PEPP lanciato lo scorso marzo, che del TLTRO.
Sullo sfondo, alcuni investitori ritengono che l’espansione del pacchetto di stimoli significherà che la Bce, sebbene in modo informale, avrà adottato la strategia del “controllo della curva dei tassi”, ovvero quella strategia che punta a stabilire un tetto massimo per i tassi sui debiti sovrani, almeno fino a quando l’economia non si riprende e il tasso di inflazione non sale al target, in questo caso poco inferiore al 2%.
Ma veniamo ai quattro annunci che, secondo l’FT, la Bce di Lagarde farà nella giornata di domani.
QE Infinity
Lo strumento ad hoc che la Bce ha lanciato per contrastare gli effetti della pandemia COVID-19 sull’economia dell’Eurozona è senz’altro, come dice il nome stesso, il QE pandemico o, per la precisione, il PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme), una potenza di fuoco che ha come obiettivo quello di acquistare titoli di stato per un valore di 1,35 trilioni di euro fino al giugno del 2021.
Tuttavia, visto il balzo dei nuovi contagi che si è presentato con la seconda ondata della pandemia, la Bce dovrebbe espandere sia la dimensione che l’arco temporale di operatività del bazooka: nella cassaforte della banca centrale, rimangono ancora 600 miliardi di euro da utilizzare.
La maggior parte degli economisti ritiene che la banca centrale potrebbe aggiungere altri 500 miliardi, estendendo il PEPP fino alla fine del 2021. E molti credono che Francoforte potrebbe fare altro, estendendo il piano fino al giugno del 2022.
In questo caso, stando ai calcoli di Frederik Ducrozet, strategist presso Pictet Wealth Management, la Bce potrebbe arrivare ad acquistare, l’anno prossimo, fino al 70% di tutti i titoli di debito emessi dai governi dell’Eurozona, e il 150% delle emissioni al netto dei rimborsi.
Potenziamento del TLTRO
Il TLTRO (esattamente acronimo di longer-term refinancing operations) è un piano che la Bce ha lanciato diverse volte per assicurare la liquidità al sistema bancario. Come? Attraverso l’erogazione di prestiti a tassi ultra-bassi. Nello specifico, con il piano TLTRO la Bce ha concesso quasi 1,5 trilioni di euro alle banche a tassi fino al -1%, pretendendo dalle controparti che continuassero ad assicurare il fluire del credito all’economia reale.
Il piano dovrebbe scadere a marzo, ma la Bce ha già indicato l’intenzione di prorogarlo. Non è chiaro se la banca centrale accetterà di abbassare ulteriormente i tassi in territorio negativo.
Krishna Guha, vice-presidente di Evercore ISI, crede che l’istituzione potrebbe lanciare un”tasso ulteriormente iper agevolato” a favore di quelle banche che decidessero di aumentare i prestiti alle piccole imprese. Pochi sono gli economisti a stimare un taglio al tasso sui depositi dall’attuale -0,50%.
Outlook più fosco
Nonostante le notizie confortanti sui vaccini, la Bce non smette di abbassare la guardia. La stessa Christine Lagarde, qualche settimana fa, aveva espresso più di un dubbio sulla velocità di distribuzione dei vaccini anti-Covid. Come sottolinea l’Ft, “la probabilità di una crisi nel quarto trimestre significa che la maggior parte degli economisti prevede di rivedere al ribasso l’outlook per la crescita del Pil del 2021. Il downgrade dovrebbe essere compensato comunque da stime più ottimistiche sul 2022 e 2023. Il grande interrogativo è se la Bce, nella giornata di domani, taglierà il proprio outlook sull’inflazione, e di quanto dirà di ritenere che il tasso sarà al di sotto del target prefissato, entro il 2023.
La forza dell’euro
Importante sarà capire come Lagarde si esprimerà sul trend della moneta unica, che viaggia ai massimi dal 2018. E’ vero che l’euro riflette piuttosto la debolezza del dollaro, ma è altrettanto vero che la forza della valuta, mettendo sotto pressione i prezzi alle importazioni, finisce per essere un ostacolo di non poco conto per la Bce, visto che esercita una pressione ribassista anche sull’inflazione, il cui rafforzamento continua a confermarsi per la banca centrale una sorta di Mission Impossible.
Lena Komileva, responsabile economista presso G+ Economics, ha spiegato al Financial Times che un euro più forte, praticamente, “nega quasi tutti i benefici reflazionistici delle misure coordinate di politica fiscale da parte dei governi avviate e attese, in risposta alla pandemia di quest’anno”.
Dal canto suo Lagarde ha detto che la Bce sta monitorando il tasso di cambio. La speranza, per molti, è che esprima maggiori preoccupazioni sulle conseguenze economiche che si verrebbero a determinare nel caso in cui l’euro rimanesse ostinatamente alto.
Outlook Bce di Ulrike Kastens (DWS Outlook)
Gli acquisti di bond entrano nel loro settimo anno.
La Banca Centrale Europea (BCE) darà indicazioni il prossimo giovedì, su questo non c’è dubbio. Nell’ultimo incontro dell’ottobre 2020 ha annunciato una ricalibrazione degli strumenti di politica monetaria sulla base delle nuove proiezioni di crescita e inflazione, al fine di rispondere in modo più efficace alle ulteriori sfide monetarie ed economiche. È improbabile che gli strumenti cambino molto e la Commissione dovrebbe utilizzare quelli che ritiene efficaci.
Tra questi figurano:
- .Aste a lungo termine (appunto TLTRO), con un prolungamento delle condizioni favorevoli fino al 2022, al fine di mantenere la liquidità e il credito in circolazione.
- Proroga e prolungamento del programma di acquisto di emergenza in caso di pandemia (PEPP) di 500 miliardi di euro fino alla fine del 2021. In particolare, l’elevato livello di incertezza economica previsto dalla BCE dovrebbe indurre la banca centrale a rendere il volume più generoso di quello attualmente necessario in termini di acquisti mensili e di volume di PEPP non ancora utilizzato.
- Prolungare la fase di reinvestimento del PEPP almeno fino alla fine del 2023.
- Prosecuzione del “vecchio” programma di bond con un volume di acquisti mensili di 20 miliardi di euro.
- Mantenimento dell’attuale livello dei tassi di interesse. Un’ulteriore riduzione del tasso di deposito non è in vista, in quanto i prestiti bancari non dovrebbero essere messi a repentaglio.
“La BCE – sottolinea ancoral’analista di DWS Outlook – conta sulle proprie misure per garantire che le condizioni finanziarie rimangano favorevoli al fine di sostenere ulteriormente la ripresa economica. Mira inoltre a ridurre gli effetti negativi della pandemia sulle prospettive di inflazione. Tuttavia, alla luce dell’atteso mancato raggiungimento dell’obiettivo di inflazione, come confermato dalla prima previsione di inflazione per il 2023, riteniamo che sia lecito supporre che la BCE manterrà l’attuale orientamento di politica monetaria ancora per molto tempo. Questo messaggio sarà probabilmente ribadito dalla Presidente della BCE Lagarde, perché anche la volontà di fare di più, se necessario, dovrebbe rimanere parte della dichiarazione. La BCE dovrebbe quindi rimanere un attore chiave del mercato, simile alla Federal Reserve statunitense. Entro la fine del 2021, la BCE dovrebbe detenere obbligazioni pari a circa il 40% del PIL dell’area dell’euro e, di conseguenza, raggiungere un livello simile a quello della Fed. Gli effetti negativi di questa politica, la sua proporzionalità e la futura questione della scelta degli strumenti di politica monetaria faranno parte della revisione strategica. Ma è improbabile che ciò porti a un’inversione di tendenza. Pertanto, il contesto di bassi tassi d’interesse rimarrà “basso per un periodo di tempo molto lungo”.