Ucraina, Putin scatena scommesse su caro-petrolio. Quota $100 è già qui, Europa pagherà scotto dipendenza
E’ risk off sui mercati dopo l’annuncio del presidente russo Vladimir Putin che, in un lungo discorso proferito nella serata di ieri, ha riconosciuto l’indipendenza delle due repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, nel Donbass dell’Ucraina. “Ritengo necessario prendere una decisione che si sarebbe dovuta prendere molto tempo fa, ovvero riconoscere immediatamente l’indipendenza e la sovranità della Repubblica popolare di Donetsk e della Repubblica popolare di Lugansk“, ha detto il capo del Cremlino.
Putin ha ordinato anche l’invio di forze russe nell’area.
La carrellata di accuse lanciate all’Occidente e alla Nato da Putin, con la conseguente escalation delle tensioni geopolitiche e i timori di una guerra imminente, ha affossato subito gli asset di rischio, scatenando contestualmente il rally dei safe haven, ma ovviamente anche del petrolio, visto che la Russia è tra i principali paesi produttori al mondo di oro nero. Oro nero già volato in questi ultimi mesi in cui si è scontata la paura della scarsità, in generale, delle riforniture, a fronte di una domanda in ripresa con il reopening delle economie post lockdown da Covid. Tanto che i prezzi del petrolio sono balzati di oltre il 20% dall’inizio del 2022, schizzando di oltre l’80% dall’inizio del 2021.
Alle paure legate al Global Energy Crunch si è unita ora la paura di sanzioni contro Mosca, che porterebbero ovviamente Putin & Co a sfoderare una delle armi più potenti presenti nel loro arsenale: quella delle riforniture di gas e petrolio, da cui l’Europa è fortemente dipendente.
Non per niente i prezzi del petrolio stanno schizzando del 5% circa, con il contratto WTI scambiato a New York che vola a $95,61 e il Brent che balza fino a oltre $99, al valore più alto dal settembre del 2014. Ci siamo: quota $100 è a un passo, se non qui.
Fosche le previsioni di Andy Lipow, direttore generale di Lipow Oil Associates:
“Nel caso in cui le forniture di petrolio russe verso l’Europa, che corrispondono a 3 milioni di barili al giorno, dovessero essere tagliate, potremmo assistere a un ulteriore balzo dei prezzi del petrolio tra i $10 e $15 al barile, che porterebbero il Brent a $110 al barile circa”, ha detto, parlando alla trasmissione della CNBC “Street Signs Asia”.
Impennata oggi anche per i prezzi del gas naturale, nonostante Putin abbia rassicurato sul fatto che continuerà a garantire le consegne della commodity al mondo, così come è emerso almeno da una lettera arrivata alla conferenza sull’energia in corso a Doha.
In particolare, i contratti britannici del gas naturale a un giorno sono saliti nelle ultime ore fino a +7% a 183 pence per therm.
Guerra Ucraina-Russia: il possibile effetto sull’economia globale
Paul Donovan, capo economista di UBS Global Wealth Management , descrive cosa sta accadendo sui mercati:
“L’economia della Russia non è significativa da un punto di vista globale (rappresentando il 3% circa dell’economia mondiale, la metà circa della California). Le principali preoccupazioni degli investitori riguardano l’energia. L’aumento dei prezzi del petrolio sta riflettendo un premio sul rischio di possibili future interruzioni dell’offerta. Se un rialzo dei prezzi del petrolio può causare un aumento temporaneo dell’inflazione, prezzi del petrolio più elevati per un periodo di tempo più lungo possono provocare perturbazioni nell’economia“.
“Le sanzioni – ha continuato Donovan – colpiranno società o settori dei mercati azionari specifici. L’incertezza sulle sanzioni future aumenterà i rischi sul premio di questi comparti”.
In questo contesto di avversione al rischio, a fronte del tonfo dei mercati azionari – che si sta comunque riducendo con la prospettiva di sanzioni ‘light’ contro la Russia -, si mettono in evidenza i buy sui Treasuries Usa, che si confermano asset rifugio insieme all’oro, le cui quotazioni salgono al record degli ultimi nove mesi.
“Con la situazione che sembra deteriorarsi ogni giorno che passa nell’Europa dell’est, ci sono davvero poche ragioni per essere negativi sull’oro, al momento”, ha detto Jeffrey Halley, senior market analyst di OANDA, stando a quanto riportato dalla Cnbc.
D’altro canto il Bitcoin, la criptovaluta numero uno al mondo che secondo alcuni esperti stava superando l’oro sia in quanto asset in cui rifugiarsi in tempi di alte tensioni geopolitiche che come strumento di hedge per proteggersi dall’inflazione, perde il 6% a $36.910, scontando il contesto di avversione al rischio. Magra figura anche da parte delle altre criptovalute, come l’Ethereum.
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Neil Shearing, responsabile economista di Capital Economics, ha scritto in un commento riportato dal Guardian che “le conseguenze economiche e sui mercati di una guerra tra la Russia e l’Ucraina dipenderanno dalla gravità del conflitto, e dalla risposta dell’Occidente. Ma, nella maggior parte dei casi – ha fatto notare – l’impatto economico sui paesi al di là della Russia e dell’Ucraina sarà probabilmente limitato. La conseguenza più significativa è che (la guerra) sarà un elemento che farà da assist alle pressioni inflazionistiche di quest’anno. Con il rischio di dire una cosa ovvia, l’impatto economico maggiore ricadrà sull’Ucraina. I conti del paese sono estremamente fragili, motivo per cui nei prossimi mesi potrebbe essere necessaria una qualche forma di assistenza finanziaria esterna e/o la ristrutturazione del debito“.
Shearing aggiunge che, nel caso della Russia, invece, “i conti sono più solidi rispetto al periodo della crisi in Crimea del 2014; il debito è inferiore, e i rapporti finanziari con le principali economie avanzate sono anch’essi minori”. Di conseguenza, “l’imposizione di sanzioni avrà un impatto sull’economia (russa), ma se manteniamo costanti tutti gli altri fattori, è possibile che le conseguenze siano inferiori rispetto a quelle del 2014-2015 (quando il Pil della Russia scese del 2,5% e il paese fece fronte a una crisi finanziaria)”.
Crisi Ucraina, con guerra contro Russia anche l’Europa vittima illustre
Peggio andrà ai paesi dipendenti dal petrolio: ancora una volta, l’Europa si conferma grande vittima di un potenziale conflitto:
“Nel nostro worst case scenario, prevediamo prezzi del petrolio in rialzo fino a $120-$140, così come un rialzo i prezzi del gas naturale in Europa. Se ciò accadesse, l’inflazione aumenterebbe di 2 punti base circa nelle economie avanzate, con l’Europa che sarebbe colpita in modo particolarmente duro. In tempi normali, le banche tenderebbero a ignorare un’inflazione scatenata dall’energia ma, visti i tassi elevati attuali dell’inflazione, e le relative preoccupazioni sul rischio che i tassi condizionino le stesse aspettative sull’inflazione, è possibile che tale situazione finisca con l’aggiungersi alla lista dei motivi che porteranno le banche centrali (Bce e Bank of England ma anche altre banche centrali europee) ad alzare i tassi”.
Sui mercati, “sebbene molte notizie negative siano già scontate dai mercati finanziari russi, ciò non è vero nel caso di altri listini. La maggior parte del sell off che ha colpito l’azionario globale quest’anno può essere attribuita alla svolta hawkish delle principali banche centrali del mondo. Questo suggerisce che esiste ancora un margine di ribasso significativo per i mercati azionari globali (e un margine di rialzo per gli asset safe havens, come i Treasuries Usa), nel caso di escalation del conflitto. (Il rischio guerra) potrebbe anche ribaltare il trend di quest’anno, che sta vedendo l’azionario europeo fare meglio di quello Usa”.
Putin : Ucraina creata dalla Russia comunista e bolscevica
Immediata la reazione dell’Occidente al discorso di Putin, con gli Stati Uniti e l’Unione europea che si sono detti pronti a imporre contro Mosca sanzioni per ora limitate, come riporta anche il New York Times. Oggi la Casa Bianca dovrebbe fare un’annuncio su questo tema, mentre in Europa l’UE discuterà su come procedere.
Anche Reuters conferma che si tratterebbe di sanzioni “light”, in quanto quella russa non è considerata ancora un’invasione vera e propria, visto che le truppe inviate da Mosca avrebbero il compito di “mantenere la pace” nella regione, stando a quanto ha assicurato lo stesso capo del Cremlino. Capo del Cremlino che però non ha certo risparmiato affondi e accuse varie contro l’Occidente e la Nato.
Putin ha definito l’Ucraina come un paese “creato dalla Russia”.
Per la precisione:
“L’Ucraina moderna è stata creata interamente dalla Russia, più precisamente dalla Russia comunista e bolscevica. Questo processo iniziò immediatamente dopo la rivoluzione del 1917..e grazie al risultato della politica bolscevica, l’Ucraina sovietica è cresciuta, al punto che anche oggi si può dire a ragione che può essere chiamata “l’Ucraina di Vladimir Ilyich Lenin”. Un’adesione del paese alla Nato, ha avvertito Putin, “rappresenterebbe una minaccia diretta alla sicurezza della Russia”.
Forte condanna dalla comunità internazionale. In particolare la presidente della Lituania Ingrida Šimonytė si è così espressa:
“Putin fa vergognare Kafka e Orwell: nessun limite all’immaginazione di un dittatore, nessun limite al peggio, nessuna menzogna più spudorata (…) Siamo stati testimoni stanotte di qualcosa che potrebbe sembrare surreale per il mondo democratico. Ma il modo in cui risponderemo definirà noi stessi agli occhi delle generazioni future”.
Sebbene il piano finale di Putin rimanga tuttora un mistero, quel che è certo è che una piena invasione di tutta l’Ucraina – ricorda l’articolo del New York Times – rappresenterebbe la più grande operazione militare in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale.
“Ora che si avvia al crepuscolo della sua carriera politica Putin, 69 anni, è determinato a indorare la sua legacy e a correggere quella che da tanto tempo considera una delle più grando catastrofi del 20esimo secolo: la disintegrazione dell’Unione sovietica”, ha scritto sul New York Times Anton Troianovski.
Immediata la riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, a seguito dell’annuncio di Putin di procedere con l’invio delle truppe nella regione del Donbass.
Il sottosegretario agli affari politici delle Nazioni Unite Rosemary Dicarlo, durante il meeting, ha avvertito che “le prossime ore e i prossimi giorni saranno critici” e che “il rischio di un grande conflitto è reale e deve essere prevenuto a tutti i costi”.
L’ambasciatrice americana all’Onu Linda Thomas-Greenfield ha detto che l’annuncio di Putin rappresenta una minaccia diretta non solo per l’Ucraina, ma per ogni stato sovrano che faccia parte delle Nazioni Unite. Ancora, l’ambasciatrice ha detto: “Putin vuole tornare indietro nel tempo. Al tempo precedente la nascita delle Nazioni Unite. Al tempo in cui erano gli imperi a comandare nel mondo. Ma il resto del mondo è andato avanti. Non è il 1919. E’ il 2022″.