Ubi-Intesa: da Antitrust istruttoria su ops. E dopo downgrade BTP Fitch le declassa colpendo anche UniCredit e Mediobanca
Ubi Banca-Intesa SanPaolo: il matrimonio incontra un nuovo ostacolo. Oltre alla ritrosia dei soci storici, ci si mette anche l’Antitrust, che ha annunciato di aver avviato un’istruttoria sull’offerta pubblica di scambio con cui Intesa Sanpaolo, prima banca italiana, intende acquisire Ubi Banca, quarto istituto nel paese. Intanto Fitch Ratings, in linea con il downgrade sull’Italia annunciato a sorpresa alla fine di aprile, ha rivisto al ribasso i rating a lungo termine senior preferred (unsecured) di Intesa Sanpaolo a ‘BBB-‘ da ‘BBB’, con outlook stabile. Declassamento analogo per UniCredit. Colpite anche Ubi Banca e Mediobanca.
Il timore è che si possa verificare una concentrazione nel settore bancario ai danni della concorrenza. Così recita la nota dell’Antitrust:
“In considerazione dell’importanza dell’operazione l’istruttoria è volta a verificare i possibili effetti sulle dinamiche concorrenziali nei mercati bancari, finanziari e assicurativi, nazionali e locali”. Ieri mattina, la Guardia di Finanza si è recata nelle sedi di Intesa, Ubi e Mediobanca, advisor di Intesa, per acquisire documenti e informazioni.
D’altronde l’Ops, recita ancora la nota dell’Antitrust, potrebbe tradursi nella “creazione” o nel “rafforzamento di una posizione dominante in alcuni mercati provinciali della raccolta, degli impieghi alle famiglie consumatrici e degli impieghi alle famiglie produttrici-piccole imprese, nei mercati degli impieghi alle imprese medio-grandi e degli impieghi agli enti pubblici, nei mercati nel settore del risparmio gestito, nel mercato del risparmio amministrato, nonché nei mercati assicurativi, tale da eliminare o ridurre in modo sostanziale e durevole la concorrenza”.
C’ è poi anche un altro problema: l’operazione farebbe venir meno “la sostanziale simmetria” fra Intesa e UniCredit, in quanto la prima, con Ubi Banca, riporterebbe una crescita significativa rispetto alla seconda.
Come reagirà alla decisione dell’Antitrust Carlo Messina, numero uno di Intesa SanPaolo, per nulla intenzionato a mollare l’osso Ubi Banca?
FITCH DECLASSA QUATTRO BANCHE ITALIANE: UNICREDIT E L’ESPOSIZIONE A RISCHIO SOVRANO
Tornando a Fitch, il downgrade non ha colpito soltanto UniCredit e Intesa SanPaolo: anche il rating di Mediobanca è stato tagliato a ‘BBB-‘ da ‘BBB’ (sempre lDR, ovvero il rating lungo termine senior preferred (unsecured) così come il giudizio su Ubi sempre di lungo termine è stato rivisto al ribasso a ‘BB+’ da ‘BBB-‘.
Mentre gli outlook su UniCredit, Intesa SanPaolo e Mediobanca rimangano “stabili”, su Ubi Banca Fitch ha confermato il Rating Watch Positive (RWP) per riflettere, per l’appunto, l’ops lanciata sulla banca da Intesa SanPaolo.
Fitch ha anche tagliato i rating IDR (Issuer Default Rating) di breve termine di Intesa e UniCredit da “F2” a “F3”, mentre il rating di breve termine di Ubi Banca è stato ridotto a ‘B’/RWP da ‘F3’/RWP.
L’agenzia ha così motivato la propria mossa sulle banche italiane:
“A nostro avviso, i rating di lungo termine di UniCredit Mediobanca e Intesa SanPaolo non dovrebbero essere superiori a quello del debito sovrano italiano. Per Intesa e Mediobanca il motivo risiede nel fatto che le loro attività sono prevalentemente domestiche e, di conseguenza, i loro rating IDR e VR (Viability Ratings) sono altamente condizionati dal profilo di rischio dell’economia domestica e dal rischio sovrano che, a loro volta, sono colpiti in modo significativo dagli effetti economici della pandemia del coronavirus”.
Nel caso di UniCredit, la spiegazione del downgrade è la seguente:
“Sebbene la diversificazione geografica di UniCredit, che la colloca in economie più stabili e con rating elevati, come Germania e Austria, si sia dimostrata crucuale nel sostenere il profilo di rischio consolidato del gruppo, Fitch considera comunque che 1) il profilo di rischio della capogruppo rimane altamente legato a quello del debito sovrano e all’economia dell’Italia. e 2) la pandemia rappresenta una sfida per la banca, visto che dovrà gestire condizioni economiche più difficili non solo in Italia ma in altri suoi mercati core”.
I rating più bassi di Ubi riflettono infine “la relativa debolezza del suo profilo di rischio rispetto alle sue rivali domestiche con rating più alti, che deriva principalmente da un modello di business meno diversificato, da una minore redditività e da cuscinetti di capitali più piccoli”.
SCHIAFFO FITCH UNICREDIT DOPO PAROLE MUSTIER
Tornando a UniCredit, il downgrade di Fitch sa di schiaffo al ceo della banca, Jean-Pierre Mustier, che proprio qualche ora fa ha dichiarato che il doom loop è diventato ormai una storia del passato.
Nella nota con cui viene comunicato il downgrade sulle quattro banche si ripete infatti come UniCredit, a dispetto della sua diversificazione geografica, sconti i rischi legati all’economia e al debito sovrano italiani. Eppure Mustier aveva minimizzato il problema del doom loop, definendolo ormai una storia del passato:
“C’è attenzione sull’Italia a causa del suo debito…ma il costo del debito italiano è molto sostenibile…in media un italiano medio è più ricco di un tedesco, gli italiani sono molto ricchi e acquistano debito insieme alle istituzioni”.
Questa cosa del “doom (loop) a mio avviso è una storia del passato…perchè le banche italiane hanno ripulito i loro bilanci”, ha sottolineato ancora Mustier.
Da segnalare che la decisione di Fitch, a fine aprile, di bocciare i BTP portando la valutazione del debito pubblico made in Italy a un gradino appena al di sopra del livello junk, ovvero spazzatura, ha alimentato diverse polemiche in un’Italia straziata dall’emergenza sanitaria ed economica del COVID-19.
Nella sua nota di qualche ora fa, l’agenzia ribadisce di prevedere una contrazione del Pil italiano dell’8%, nel 2020, a causa del lockdown lanciato per contenere la diffusione del coronavirus, prima di una “ripresa parziale, nel 2021, pari a +3,7%”. Detto questo, “i rischi su questo scenario di base puntano verso il basso, visto che l’outlook si basa sul presupposto che il coronavirus possa essere contenuto nel secondo semestre del 2020, permettendo una ripresa economica relativamente forte nel 2021”.
Inoltre, “la solidità del recupero al di là del 2021 è molto incerta, viste le debolezze sottostanti dell’economia e la debole performance dell’Italia a seguito della crisi finanziaria, con solo la metà dell’output perso recuperata entro il 2012″.