Turchia: titoli di Stato al record storico del 20%, lira ai minimi. Pesa la disputa con gli USA
Tonfo record per la lira turca, arrivata a 5.3435 per dollaro dopo aver segnato ieri un minimo record a 5,4250, arrivando a cedere da inizio anno il 27%. Al crollo della lira turca si accompagna anche il rendimento del decennale balzato al record storico del 20%. Ma perché questo tonfo?
Il caso del pastore americano detenuto ad Ankara
Oggi la Turchia vanta un triste primato, riuscendo a superare l’Argentina come il posto peggiore al mondo per gli investitori del debito. La lira si sta piegando sotto il peso di uno dei disavanzi delle partite correnti più elevati nei mercati emergenti e l’inflazione che sta crescendo sempre di più. A pesare oggi l’acuirsi delle tensioni diplomatiche con gli Usa legate alla detenzione da parte di Ankara di un pastore americano.
Andrew Brunson, pastore americano, si trova in carcere ad Ankara dall’ottobre del 2016 con l’accusa di “essere membro” dell’organizzazione terroristica Feto, alla cui testa vi sarebbe il miliardario e imam Fethullah Gulen, e rischia 35 anni di carcere. La sua detenzione con l’accusa di spionaggio e terrorismo ha mandato su tutte le furie il presidente Trump chr ha accusato Ankara di “perseguire Brunson senza motivo”. Su Twitter l’inquilino della Casa Bianca ha scritto: “io sono una spia più di lui”. Come contromossa in relazione al mancato rilascio del pastore americano Andrew Brunson, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni contro due ministri turchi, quello della Giustizia turco Abdulhamit Gul e quello dell’Interno Suleyman Soylu, che hanno entrambi svolto ruoli “di primo piano nelle organizzazioni responsabili dell’arresto e detenzione del pastore Andrew Brunson”, come ha riferito il Dipartimento al Tesoro americano. I due ministri, prosegue il Dipartimento, “agiscono in qualità di leader di organizzazioni governative turche responsabili per l’attuazione da parte della Turchia di gravi abusi dei diritti umani”. I beni di proprietà del ministro della Giustizia Abdulhamit Gul e di quello dell’Interno Suleyman Soylu sotto giurisdizione statunitense vengono bloccati e ai cittadini americani viene “genericamente vietato” di avviare transazioni con loro.
Da qui la risposta della Turchia con il primo ministro Erdogan che ha chiesto il congelamento in territorio turco dei beni dei ministri Usa della Giustizia e dell’Interno. “Fino a ieri noi siamo rimasti pazienti. Oggi ho dato l’ordine: noi congeleremo i beni in turchia dei ministri americani della Giustizia e dell’Interno, se ne hanno”, ha detto Erdogan in un discorso ad Ankara. Intanto il risultato di questa disputa Usa-Turchia è prettamente finanziario con la lira crollata nuovamente ai minimi storici davanti al dollaro.
Possibile intervento del FMI
Le imprese che hanno indebitato molto in valuta estera si trovano ora ad affrontare un onere crescente a causa dell’indebolimento della lira, indebolimento che secondo molti economisti richiede un rialzo dei tassi d’interesse.
ma la banca centrale e il governo turco non hanno commentato e il silenzio radio da Ankara è assordante. Erdogan è un critico convinto dei tassi più elevati e gli investitori temono che possa ostacolare ulteriori aumenti. E scrive Bloomberg, sui mercati si parla sempre più intensamente di un salvataggio da parte del Fondo monetario internazionale e della potenziale limitazione ai movimenti di capitali.
“È molto difficile prevedere il pensiero delle autorità”, ha dichiarato Per Hammarlund, stratega capo dei mercati emergenti alla SEB di Stoccolm. “Il momento in cui la Turchia sarà costretta a recarsi presso l’FMI per ricevere sostegno si sta avvicinando”. Fa eco alle parole di Hammarlund, Shamaila Khan, direttore di AllianceBernstein secondo ciò di cui la lira ha davvero bisogno è “l’indipendenza della banca centrale, politiche fiscali più severe e un programma del FMI”.