Tesoro contro Fed: restituisca $455 miliardi fondi anti-COVID non utilizzati, stop garanzie statali a programmi emergenza
Mossa shock del Tesoro americano contro la Federal Reserve, proprio mentre i nuovi casi di coronavirus inanellano record giornalieri negli States, costringendo diversi stati a reintrodurre restrizioni come lockdown mirati e/o coprifuochi. Il segretario al Tesoro Steven Mnuchin ha chiesto alla banca centrale Usa di restituire tutti i finanziamenti destinati a contrastare la pandemia da COVID-19 e ancora non utilizzati entro la fine dell’anno.
La richiesta riguarda tutti i prestiti di emergenza, o anche bazooka anti-Covid, che la Fed ha lanciato per proteggere l’economia e mettere in sicurezza il sistema finanziario, dopo che il panico di inizio anno ha minacciato l’accesso ai finanziamenti ad alcuni mercati chiave del debito da parte di investitori e imprese.
La legge stabilisce di fatto che i prestiti che vengono erogati dalla banca centrale richiedono le garanzie statali, ovvero il sostegno del dipartimento del Tesoro, che agisce in qualità di garante per le perdite sui prestiti.
In base a quanto stabilito lo scorso marzo, i programmi lanciati da Jerome Powell erano comunque destinati a scadere il prossimo 31 dicembre, a meno di un’estensione.
Da un punto di vista legale, la Fed e il dipartimento del Tesoro Usa hanno una responsabilità comune nel definire e autorizzare i programmi, alcuni dei quali sono stati creati dietro il volere del Congresso e convogliati in un massiccio piano di aiuti all’economia, il cosiddetto CARES Act, firmato dal presidente Donald Trump a marzo.
Quello che Mnuchin vuole fare, è lasciar scadere l’ampia gamma di garanzie statali che sta dietro ad alcuni programmi della Fed.
E’ vero comuque che la potenza di fuoco di diverse iniziative non è stata in gran parte utilizzata. Il programma “Municipal Lending” ha, per esempio, erogato solo un prestito, mentre quello “Main Street” ha erogato prestiti per un valore complessivo di appena $4 miliardi, a circa 400 aziende. Si tratta di un ammontare davvero contenuto rispetto al bacino di $600 miliardi di prestiti messo a disposizione con l’iniziativa, che è stata lanciata nell’ambito del piano Cares Act, con la garanzia di $75 miliardi da parte del Tesoro Usa.
Mnuchin intende di conseguenza lasciar scadere la Municipal Liquidity Facility, ovvero il programma a sostegno della liquidità di stati e governi locali, il programma Main Street program e il Term Asset-Backed Loan Facility. Non solo: il segretario al Tesoro americano dice basta anche ai piani che hanno sostenuto il credito corporate sia nel mercato primario che in quello secondario del corporate credit, attraverso cui la Fed ha iniziato ad acquistare corporate bond emessi dalle società. Per finire, Mnuchin ha chiesto alla Fed anche di restituire l’ammontare non utilizzato di quei fondi, che ammonta a $455 miliardi.
Qualcuno ha già commentato: ora che sa che si ritirerà dalle scene, visto che con la presidenza di Joe Biden non sarà più segretario al Tesoro, Mnuchin si vuole portare dietro i suoi giocattoli. Peccato che questi giocattoli siano stati la flebo che ha mantenuto e sta tuttora mantenendo in vita sia Wall Street che l’economia Usa.
Così Mnuchin nella lettera inviata alla Fed:
“Sebbene alcuni settori dell’economia siano tuttora gravemente colpiti (dalla crisi COVID-19) e abbiano dunque bisogno di ulteriori aiuti fiscali, le condizioni finanziarie hanno risposto bene e l’utilizzo di questi strumenti è tuttora basso” (ovvero, non tutti i finanziamenti destinati agli aiuti sono stati utilizzati dalla Fed).
“Sono stato personalmente coinvolto nella stesura di una parte rilevante di questa legge e credo che l’intento del Congresso…fosse quello di far scadere il prossimo 31 dicembre 2020 l’autorizzazione concessa per creare nuovi prestiti o acquistare nuovi asset (sia direttamente che indirettamente). Di conseguenza, chiedo alla Federal Reserve di restituire tutti i fondi che non sono stati utilizzati al Tesoro Usa“.
Mnuchin ha aggiunto anche di ritenere “improbabile che in futuro si riproponga la necessità di reintrodurre uno solo di questi strumenti”.
Una decisione, quella del dipartimento del Tesoro, che ha gelato Wall Street, come era naturale: i programmi, nel complesso, hanno permesso di fatto alla Fed di iniettare una liquidità fino a $4,5 trilioni in diversi mercati finanziari, garantendone il funzionamento.
Non poteva che essere immediata la risposta della Fed, arrivata tramite un comunicato. “La Federal Reserve preferirebbe che l’intera gamma di strumenti di emergenza lanciata durante la pandemia del coronavirus continuasse ad assumere il ruolo importante di scudo per la nostra economia, tuttora vulnerabile e provata“.
La mossa di Mnuchin sembra avere più un significato politico che economico, nel bel mezzo delle tensioni esplose con le elezioni presidenziali Usa dello scorso 4 novembre, che hanno decretato la vittoria del candidato democratico alla Casa Bianca, Joe Biden. Donald Trump, parlando di brogli elettorali e frodi varie, non ha ancora riconosciuto la vittoria allo sfidante.
Mnuchin ha agito in linea con quanto auspicato dal senatore repubblicano Pat Toomey che, nel caso in cui fosse confermato ufficialmente il comando dei repubblicani nel Senato post Election Day, deterrebbe la presidenza della Commissione bancaria. Toomey ha detto chiaramente che i programmi hanno raggiunto il loro obiettivo di sostegno all’economia, mostrandosi contestualmente preoccupato di una loro eventuale estensione: il rischio, ha detto, è che gli strumenti della Fed finiscano per sostituire il ruolo della politica fiscale, bypassando i poteri decisionali del Congresso e del presidente in materia fiscale e di spesa pubblica.
I democratici si sono invece opposti alla richiesta di Mnuchin, chiedendo tra l’altro alla Fed di rendere ancora più generosi i termini dei prestiti, visto che il peggioramento dell’outlook finanziario per diverse società ma anche di diversi stati aumenta il rischio che un numero ancora più elevato di americani che rimarranno senza un posto di lavoro.