Tesla: e ora Elon Musk fa causa al governo Usa chiedendo ‘risarcimento più interessi’.
E ora Elon Musk di Tesla fa causa a Donald Trump. E non è il solo, visto che l’azione legale contro l’amministrazione Usa che è stata depositata questa settimana al tribunale di New York vede tra i firmatari anche altre case automobilistiche, come Volvo, Ford e Mercedes-Benz. Pomo della discordia i dazi doganali che il governo Usa ha imposto su alcuni prodotti cinesi, nella fase più tesa della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina.
Tariffe che Elon Musk non ha esitato a definire “illegali”, e che hanno colpito alcune componenti auto che vengono importate dalla Cina, dunque acquistate dai grandi colossi mondiali del settore automotive. Si tratta, nello specifico, di dazi del 25% imposti dall’Ufficio del Commercio federale Usa US trade representative su una lista di prodotti, che includono alcuni computer made in China e schermi touch utilizzati nelle auto elettriche Model 3 di Tesla.
Tesla, nel depositare l’azione legale alla Court of International Trade, sostiene che le tariffe siano state “arbitrarie, frutto di un capriccio e di un abuso di potere discrezionale”.
La causa è rivolta a Robert Lighthizer, numero uno del US trade representative. Proprio Lighthizer, lo scorso anno, aveva rifiutato la richiesta di Tesla di essere esentata dai dazi sui computer e sui display importati dalla Cina che utilizza, per l’appunto, sui suoi Model 3, spiegando come le tariffe si sarebbero (ovviamente) tradotte in costi più alti da sostenere per le componenti auto.
Elon Musk ora chiede, oltre alla cancellazione dei dazi, “il risarcimento, con interessi” delle tariffe che Tesla ha già pagato.
Accuse anche da parte di Mercedes, che accusa il governo Usa di aver messo in atto “una guerra commerciale senza precedenti, senza limiti, smisurata, che colpisce le importazioni dalla Repubblica popolare cinese per un valore superiore ai $500 miliardi”.
La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina è iniziata ufficialmente con la presidenza di Donald Trump, salito alla Casa Bianca nel 2017 dopo la vittoria alle elezioni presidenziali del 2016. Una fase di armistizio, o “Fase 1”, è stata inaugurata all’inizio di quest’anno, nel gennaio del 2020, siglando il possibile inizio di una riconciliazione che si è fatta tuttavia sempre più improbabile nei mesi successivi, con le accuse che Trump ha lanciato contro la Cina riguardo alla gestione del coronavirus e a causa di altre varie tensioni che hanno visto protagonisti, negli ultimi mesi, i casi delle APP WeChat di Tencent e di TikTok di ByteDance.
Rimangono tra l’altro in vigore dazi aggiuntivi del 25% su beni cinesi per un valore di $250 miliardi.
Nel mese di luglio, il deficit commerciale Usa è balzato di circa l’11% a $63,6 miliardi, con quello verso la Cina salito a $28,3 miliardi.
Ieri giornata da dimenticare per il titolo Tesla, affondato del 10% dopo la delusione post Tesla Battery Day.
Non solo non hanno convinto gli annunci – grande assente l’annuncio fortemente atteso sulla batteria da un milione di miglia – sulle novità che Musk ha in cantiere per il colosso, molte delle quali diventeranno tra l’altro realtà soltanto tra tre anni; Musk ha detto di prevedere consegne di auto, quest’anno, in rialzo tra il 30% e il 40% su base annua rispetto al 2019, quando le consegne furono di 367.500 unità. La nuova guidance da parte di Musk significa che il ceo di Tesla prevede consegne tra le 477.750 e le 514.500 unità, un range che praticamente replica l’obiettivo precedente di raggiungere consegne di mezzo milione di auto elettriche nel 2020. (dunque, nessun upgrade dall’outlook del colosso).