Stress test: da Fed limiti dividendi banche e stop buyback. Ma anche un grande regalo a Trump: Volcker Rule annacquata
Per le principali 34 banche americane niente buyback e limitazioni all’erogazione di dividendi nel terzo trimestre dell’anno. E’ quanto ha stabilito-o meglio raccomandato – la Federal Reserve, dopo che gli stress test hanno messo in evidenza che diversi istituti, in uno scenario particolarmente negativo simulato tenendo conto degli effetti della pandemia da coronavirus, vedrebbero i loro capitali scendere pericolosamente verso la soglia minima richiesta.
In principio è stata la Bce che, già alla fine di marzo, ha raccomandato alle banche dell’area euro di sospendere l’erogazione di dividendi e le operazioni di buyback.
Motivo: liberare capitali, per canalizzarli in prestiti a favore dell’economia azzoppata dalla crisi COVID-19 e di aziende e famiglie assetate di liquidità. Niente dividendi relativi al 2019 e al 2020, ha precisato il Supervisory Board della banca centrale europea, almeno fino al 1° ottobre di quest’anno. Raccomandazione immediatamente recepita dagli istituti.
C’è da dire che già due settimane prima alcuni colossi di Wall Street, otto tra le principali banche Usa avevano annunciato con una nota che, nel corso del secondo trimestre, avrebbero fermato le operazioni di buyback azionari, “in linea con il nostro obiettivo congiunto di utilizzare il nostro capitale e la nostra liquidità significativi per fornire il massimo sostegno alle persone, alle piccole imprese, e all’economia in senso più ampio, attraverso i prestiti e altri servizi importanti”. Le otto banche erano state JP Morgan, Citigroup, Wells Fargo, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Bank of New York Mellon, State Street, Bank of America. Lo stop era stato deciso però soltanto per le operazioni di buyback, non per l’erogazione dei dividendi.
Ora, tuttavia, a scendere in campo è la stessa Fed, che ha storto il naso di fronte ai risultati degli stress test di alcune banche e che, proprio per questo motivo, ha annunciato che moniterà costantemente il sistema finanziario americano: per la prima volta nei dieci anni di storia degli stress test, gli istituti dovranno così ripresentare i loro piani di payout un’altra volta, alla fine di quest’anno, con la Fed che potrebbe decidere anche di far rimanere in essere le restrizioni sui dividendi. Inoltre, le banche potrebbero dover ripresentare i loro piani sui dividendi ogni trimestre.
A spingere per la sospensione – (sospensione dei dividendi dunque, non solo restrizioni) – era stato ieri pomeriggio, in occasione della diffusione del Global Financial Stability Report dell’Fmi, già Tobias Adrian, responsabile del dipartimento dei mercati monetari e dei capitali del Fondo.
Rispondendo a una domanda durante la conferenza stampa indetta per commentare il report sulla stabilità finanziaria globale, Adrian aveva fatto notare, infatti, come “altri paesi nel mondo avessero già “adottato misure sui dividendi”.
“In alcuni paesi – aveva continuato – la decisione è avvenuta su base volontaria, come nel Regno Unito, mentre in altri è stata presa in linea con le disposizioni di regolamentazione, come in Brasile. Dunque, ci sono diversi approcci. Ma, a nostro avviso, dal punto di vista dell’Fmi, visto che c’è così tanta incertezza sulle prospettive economie e sulle condizioni finanziarie, adottare un approccio cauto nei payout sarebbe giustificato. Sospendendo i dividendi, le banche risparmierebbero e accumulerebbero capitali, costruendo cuscinetti di capitale. E questo potrebbe essere di aiuto, nel caso di ulteriori sviluppi economici peggiori”.
A questo punto le banche americane coinvolte dalla decisione della Fed presenteranno i loro piani di capitali, informando i mercati se intendono mantenere intatta l’erogazione attuale dei loro dividendi, il prossimo 29 giugno.
Così ha commentato intanto David Ellison, gestore di portafoglio presso Hennessy Funds, in un’intervista rilasciata alla Cnbc: “Le banche sono state di fatto nazionalizzate. L’impressione è che i buyback non torneranno per molto tempo, e che i dividendi saranno soggetti al giudizio della Fed sull’economia”.
Tra l’altro, alcuni in seno alla Fed hanno colto l’occasione per proporre non la limitazione dei dividendi, ma la sospensione totale, come sta avvenendo in Eurozona. La governatrice della Fed Lael Brainard ha detto in un comunicato stampa separato di essere a favore della sospensione di tutti i payout dell’industria. “In questo modo, gli istituti giocherebbero alla pari e potrebbero anche preservare i loro capitali senza trovarsi in una posizione di svantaggio nei confronti dei rivali”, ha spiegato.
MA FED FA ANCHE GIOCO DI TRUMP ALLENTANDO RESTRIZIONI VOLCKER RULE
Da un lato, maggiore severità nel chiedere alle banche di limitare l’erogazione dei dividendi agli azionisti. Dall’altro lato la Fed di ieri si è presentata anche molto permissiva, comunicando, insieme ad altre quattro agenzie di regolamentazione, di aver finalizzato una norma che allenterà le restrizioni che hanno frenato finora l’abilità delle banche di fare investimenti in alcune aree, come negli hedge fund.
Restrizioni che sono state varate con la famosa “Volcker Rule”, parte della regolamentazione bancaria compresa nel Dodd-Frank Act approvato dal Congresso americano nel 2010.
L’intero impianto normativo era stato costruito perseguendo l’obiettivo di evitare quegli eccessi e quelle speculazioni che erano culminate nella crisi finanziaria del 2008, la peggiore crisi bancaria degli Usa dagli anni Trenta. Da tempo, già in occasione della campagna elettorale del 2016, Donald Trump aveva chiesto che la norma venisse annacquata, sottolineando che si trattava di una disposizione che imbrigliava troppo le banche e di conseguenza il loro ruolo di sostegno all’economia.
Trump ha raggiunto ora il suo scopo: la Fed ha reso noto che la norma diventerà effettiva a partire dal prossimo 1° ottobre. All’allentamento dei vincoli imposti con la Volcker Rule – regola che prende il nome dall’ex presidente della Fed Paul Volcker – si sono opposti gli esponenti nominati dai democratici sia della Fed che della Federal Deposit Insurance, senza successo. La deregulation su cui la Fed sta lavorando rappresenta, di fatto, una delle principali vittorie del presidente americano, indiscutibile promotore della deregulation.
I RISULTATI DEGLI STRESS TEST
Detto questo, come sono andati gli stress test condotti dalla Fed sulle 34 principali banche americane? La Fed ha considerato tre scenari: uno scenario di recessione seguito da una ripresa a V; una ripresa più lenta da una recessione a U; e una recessione double-dip a W.
“Nei tre scenari di crisi – si legge nel comunicato della Fed – il tasso di disoccupazione è stato visto oscillare tra il 15,6% e il 19,5%” (fermo restando, ha precisato la banca centrale, che gli scenari non hanno un valore predittivo, non sono dunque stime di un probabile trend dell’economia o dei mercati finanziari)”.
“A livello aggregato, (facendo le diverse simulazioni) le perdite sui prestiti delle 34 banche sono stati individuati in un range compreso tra 560 e 700 miliardi di dollari, e sempre a livello aggregato i ratio dei capitali sono scesi dal 12% del quarto trimestre del 2019 a una percentuale compresa tra il 9,5% e il 7,7% in scenari ipotetici di crisi. Negli scenari di ripresa a U e a W, la maggior parte delle banche è rimasta ben capitalizzata, ma diverse (in base a quanto emerso dagli stress test) si sono avvicinate ai livelli minimi di capitali richiesti. (In ogni caso) l’analisi non prende in considerazione gli effetti potenziali degli stimoli lanciati dal governo e dell’espansione dei sussidi di disoccupazione”.
Riguardo alle restrizioni sui dividendi, con un voto 4 a 1, la Fed ha deciso di legare la distribuzione delle cedole a una formula basata sui recenti utili. Praticamente, la formula calcola i dividendi del terzo trimestre a un livello uguale alla media degli utili netti riportati nei quattro trimestri precedenti. In base a questo calcolo, alcune banche potrebbero essere costrette a tagliare i dividendi, in quanto la richiesta della Fed potrebbe diventare “vincolante” per alcuni istituti.
A dissentire la governatrice Lael Brainard, che ha chiesto invece una sospensione generale dei dividendi, per non dare “semaforo verde alle grandi banche nell’azzerare i loro capitali”.
All’inizio, i titoli delle banche non hanno reagito positivamente alle novità emerse dalla Fed, relative ai dividendi e alle restrizioni: nelle contrattazioni afterhours Wells Fargo ha perso il 3% circa, Goldman Sachs ha ceduto quasi -4%, mentre JPMorgan Chase è scesa del 2% circa. Ma in premercato il sentiment è diverso, grazie all’annacquanto della Volcker Rule. Goldman Sachs guadagna +4,6%, Wells Fargo fa +4,8%, JP Morgan +3,5%.