Shock Fineco sui conti correnti: l’AD Foti spiega la mossa con Bce ma anche con i furbetti del conto
In un colloquio con il Sole 24 Ore, il numero uno di Fineco Alessandro Foti ha spiegato il motivo della svolta epocale della società, che ha sbalordito i clienti avvertendoli del fatto che, a partire dal prossimo 18 maggio, la banca avrà il diritto di rescindere il rapporto di c/c qualora al momento del recesso e nei 3 mesi precedenti vi siano contemporaneamente tre condizioni: 1) presenza sul conto di una giacenza media di liquidità per un controvalore uguale o superiore a 100 mila euro; 2) assenza di qualsiasi forma di finanziamento, anche se già concesso ma non utilizzato, a eccezione delle carte di credito; 3) assenza di qualsiasi forma di investimento in prodotti di risparmio gestito o amministrato.
Un vero e proprio shock, motivato dalla banca nella stessa nota con i costi derivanti dai tassi di interesse interbancari sempre più bassi e il conseguente incremento della liquidità in giacenza. Nel colloquio con il quotidiano finanziario di Confindustria, è stato Foti in prima persona a motivare la mossa, che ha destato tanto scalpore: d’altronde, molti sono i correntisti italiani che, in tempi di pandemia Covid-19 ancora in corso, (tanto che ormai si parla di terza ondata), con le vaccinazioni che almeno in Italia non proseguono sicuramente al ritmo sperato, l’economia che langue, lo spettro dei licenziamenti, non se la sentono proprio di utilizzare la liquidità depositata per fare investimenti di qualsiasi tipo.
Non per niente, la pandemia ha coinciso con un boom di depositi.
Ma, al Sole 24 Ore, Foti sottolinea che “la sua battaglia è solo contro i grandi depositi”, ed è stata lanciata anche per rimettere in riga i ‘furbetti del conto’.
Fermo restando che, ed è bene ricordarlo, “il motivo per cui la Bce ha portato i tassi d’interesse in negativo è per rendere costosa la liquidità e dunque per favorire il suo travaso verso l’economia”. Dunque, che senso ha tenere grandi somme impantanate nei conti?
Così si legge nell’articolo del Sole, che riporta il Foti-pensiero: Visto che in Italia non è possibile applicare ai conti correnti tassi d’interesse negativi, tanti capitali (soprattutto tedeschi) stanno correndo sui conti in Italia. ‘Basti pensare che a fine 2020 nelle banche italiane c’erano 2,63 miliardi di depositi tedeschi e altri 1,31 europei. “Vengono dai noi perché da loro i tassi sono negativi”, dice Foti.
Ma è vero che ci sono anche alcuni italiani che “giocano” con i tassi. C’è per esempio chi investe in altri Paesi europei, ma poi deposita in Italia perché in quei Paesi i tassi sono negativi. E c’è chi invece sfrutta i conti a tassi zero per fare arbitraggi sui titoli di Stato e guadagnare a spese della banca (…) e “c’è chi invece muove tanta liquidità da un conto all’altro sfruttando offerte temporanee”.
Insomma, modi per speculare anche con il conto corrente, “quando si hanno disponibilità importanti”, ce ne sono eccome. E Foti lo dice chiaramente: “Non va bene che alcuni clienti, quelli più esperti, abbiano dei vantaggi indebiti facendo arbitraggi“. Un altro motivo è che la liquidità parcheggiata sui conti alla fine non apporta alcun beneficio, né al paese né al risparmiatore.
“Il Paese riparte e la liquidità torna in circolo, se viene usata per consumi o ovestimenti. Tenere troppi soldi sul conto finisce invece per vanificare gli sforzi della Bce”. Ovvero quelli di fare in modo che la liquidità non rimanga parcheggiata per l’appunto sui conti, ma utilizzata per restituire linfa all’economia. “La nostra responsabilità sociale è di indirizzare la liquidità: ci sono mille modi per investire”.