Notizie Notizie Mondo Sanzioni Swift e non solo, la Russia di Putin è accerchiata. Ora più veloce processo de-dollarizzazione insieme a Cina?

Sanzioni Swift e non solo, la Russia di Putin è accerchiata. Ora più veloce processo de-dollarizzazione insieme a Cina?

28 Febbraio 2022 11:21

La Russia di Vladimir Putin accerchiata e isolata dal mondo occidentale trova sempre di più un valido potenziale alleato nella Cina: non solo il debito sovrano  di Mosca è diventato paria, con l’attacco all’Ucraina sferrato lo scorso 24 febbraio: alla fine, dopo non pochi tentennamenti, Stati Uniti, Europa e i paesi alleati si sono decisi a sfoderare l’arma nucleare finanziaria a loro disposizione, estromettendo alcune banche russe dallo Swift e imponendo restrizioni alla Banca centrale russa.

Swift, vale la pena ricordarlo, è l’acronimo che sta per “Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunications”. Trattasi di un fornitore di servizi, con sede legale in Belgio, che è stato creato nel 1973, con il compito di gestire gli ordini di pagamento raggruppando oltre 11 mila organizzazioni finanziarie e bancarie in oltre 200 paesi.

L’annuncio è arrivato nella giornata di ieri, nelle ore in cui il presidente russo Putin agitava tra l’altro lo spettro del nucleare, allertando il sistema difensivo atomico della Russia.

“I Paesi occidentali non stanno solo intraprendendo azioni ostili contro il nostro Paese nella sfera economica, intendo quelle sanzioni di cui tutti sono ben consapevoli, ma anche gli alti funzionari dei principali Paesi della Nato fanno dichiarazioni aggressive contro il nostro Paese”, ha detto il presidente russo.

La Cina non ha tardato a manifestare il proprio malcontento per le nuove misure punitive annunciate dall’Occidente. Oggi il ministero degli Esteri cinese ha reiterato la contrarietà all’utilizzo di quelle che ha definito sanzioni illegali e unilaterali. E, parlando in un briefing con i giornalisti, il portavoce del dicastero Wang Wenbin ha ignorato la richiesta inoltrata dalla Casa Bianca alla Cina di condannare l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Wenbin ha dichiarato semplicemente che la Cina è sempre dalla parte della pace e della giustizia e che di volta in volta decide la posizione da prendere.

Ft su Ucraina: ‘Cina, Russia e la corsa a un mondo post dollari”

Indicativo l’articolo dell’Ft: China, Russia and the race to a post-dollar world, ovvero “Cina, Russia, e la corsa a un mondo post-dollari”, firmato da Rana Foroohar.

L’articolo del Financial Times ricorda che “spesso i mercati reagiscono in modo forte agli eventi geopolitici, per poi snobbarli con il passar del tempo”, sottolineando che “stavolta non sarà così”. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è” infatti “un punto di svolta chiave da un punto di vista economico, che produrrà diversi effetti duraturi. Tra questi, il veloce cambiamento verso un sistema finanziario globale bipolare: uno basato sui dollari, l’altro sul renminbi, o anche yuan”.

Praticamente, “i mercati finanziari sono destinati a diventare un importante campo di battaglia: un luogo dove difendere i valori liberali e rinnovare vecchie alleanze”.

“L’effetto delle pesanti sanzioni comminate dall’Occidente contro Mosca renderà la Russia molto più dipendente dalla Cina, con Pechino che utilizzerà le sanzioni Usa e dell’Unione europea come una opportunità per accaparrarsi a basso costo il petrolio e il gas russo in eccesso”.

Certo, la Cina “non è sostenitrice della guerra di Vladimir Putin. Ma ha bisogno delle armi e delle materie prime russe, e vede il paese come un tassello chiave in un nuovo ordine guidato da Pechino, qualcosa di cui Mosca è ben consapevole”.

La Cina è il nostro cuscinetto strategico – ha commentato di recente in un’intervista rilasciata al Nikkei Asia Sergei Karaganov, esperto di scienze politiche pressso il Council on Foreign and Defense Policy, con sede a Mosca – Sappiamo che, qualsiasi situazione difficile dovesse presentarsi, possiamo fare affidamento sul suo sostegno militare, politico ed economico”.

Ora, con la cacciata di alcune banche russe dallo SWIFT,  sottolinea il Financial Times, la Cina “potrebbe certamente consentire alle banche e aziende russe di avere un maggiore accesso alle proprie istituzioni e ai propri mercati finanziari. Di fatto, appena qualche settimana fa, i due paesi hanno annunciato un”amicizia senza limiti’, qualcosa che si tradurrà in legami finanziari più stretti, in un momento in cui la Russia sarà isolata dai mercati occidentali. Ciò segue un accordo del 2019 tra Russia e Cina, volto a regolare gli scambi commerciali nelle loro rispettive valute, dunque in rubli e yuan, piuttosto che in dollari. E la guerra in Ucraina non farà altro che velocizzare questo processo”.

Processo di de-dollarizzazione, per la precisione, di cui si parla tra l’altro da un bel po’, su cui ha puntato soprattutto la Cina. Tanto che l’FT rimarca come tutto quanto sta avvenendo vada a favore dell’obiettivo di lungo termine della Cina, volto a costruire un mondo senza dollari, in cui la Russia diventerebbe uno dei tanti stati vassalli che condurrebbe tutte le transazioni in renminbi cinese”.

La profezia sulla grande coalizione tra Cina, Russia, Iran

Si potrebbe di conseguenza dire che mai, come oggi, è stata più attuale la ‘profezia’ ben illustrata da Zbigniew Brzezinski, ex consigliere della sicurezza nazionale Usa, nel libro da lui scritto e pubblicato nel 1997, “The Grand Chessboard”, in cui lo scenario geopolitico più pericoloso per l’Occidente viene presentato come “una grande coalizione tra Cina, Russia e forse Iran”.

Tornando alla cronaca, l’Ucraina di Zelensky e la Russia di Vladimir Putin hanno deciso di trattare: delegazioni ucraine e russe si incontreranno oggi senza precondizioni a Pripyat, in Bielorussia. Il ministro degli Esteri bielorusso ha pubblicato una foto che ritrae il sito in cui avverrà l’incontro. “In Bielorussia, tutto è pronto per ospitare le trattative tra la Russia e l’Ucraina. Attendiamo l’arrivo delle delegazioni”, ha twittato il ministero alle 9 circa ora locale.

Il presidente ucraino Zelensky ha mostrato però scetticismo sull’esito dell’incontro: “Dico francamente, come dico sempre sempre, di non credere nel risultato di questo incontro. Ma proviamo, in modo tale che i cittadini dell’Ucraina non abbiano alcun dubbio sul fatto che io, come presidente, non abbia cercato di fermare la guerra anche quando si è presentata l’occasione”.

Sempre nella giornata di oggi, il presidente americano Joe Biden incontrerà i leader della Nato, dell’Ue, del Regno Unito, del Canada, della Francia, della Germania, dell’Italia, della Polonia, del Giappone e della Romania, per discutere sugli sviluppi della guerra tra Russia e Ucraina.

Effetto sanzioni Swift e non solo, mercati di nuovo in tilt, petrolio fino a +7%

Ieri, domenica 27 febbraio, l’Unione Europea, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e e altre nazioni occidentali hanno concordato di tagliare fuori dal sistema di pagamenti internazionali SWIFT alcune banche russe e imporre restrizioni alla Banca centrale russa. Questo minerà la capacità del Cremlino di utilizzare le sue riserve della banca centrale per attenuare l’impatto di altre sanzioni. Oggi immediata la reazione dei mercati, di nuovo in tilt:

rally per i prezzi del petrolio, con il Brent volato fino a +7% a 105 dollari al barile (a questo punto Putin ricorrerà alla ritorsione di chiudere i rubinetti del petrolio e del gas?); il rublo è scivolato al nuovo minimo sul dollaro Usa con un tonfo del 30%; la Bce ha lanciato l’alert sul rischio fallimento imminente per Sberbank Europe, e la Banca centrale russa si è attivata subito per limitare i danni, con un maxi rialzo dei tassi, dal 9,5% al 20%, una mossa resa indispensabile contro il deprezzamento del rublo e dunque per allontanare ulteriormente la minaccia di una accelerazione dell’inflazione in Russia.

L’istituzione ha preso anche altre decisioni, come quella di liberare riserve per 733 miliardi di rubli e di dare l’altolà ai broker nell’esecuzione degli ordini di vendita, da parte straniera, di asset finanziari russi.

Prima dell’intervento della banca centrale, il rublo era capitolato fino a 119 per dollaro Usa, dagli 84 per dollaro Usa di venerdì scorso, secondo i dati di FactSet.

Risultato: i mercati finanziari, soprattutto i titoli delle banche, sono tornati oggi a tremare: nel caso di Piazza Affari, UniCredit è crollata subito dell’8%, mentre a Wall Street i futures sul Dow Jones hanno segnato un tonfo fin oltre -500 punti.

Ma in tempi di guerra c’è sempre chi guadagna, colossi della difesa in primis. E infatti sulle varie borse spiccano i rally di Leonardo (a Piazza Affari), del produttore di armi tedesco Rheinmetall, che vede le sue quotazioni balzare fino a +48%; buy anche sulla francese Thales (+11%) e sulla britannica BAE, che si conferma al top del Ftse 100 della borsa di Londra con un balzo di oltre il 13%.

I titoli balzano dopo che il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha annunciato un aumento significativo delle spese militari della Germania, a seguito dell’invasione russa in Ucraina.

Scholz ha annunciato che le spese militari balzeranno a oltre il 2% del Pil, (rispetto all’1,5% del Pil del 2021). La Germania ha ceduto così alle pressioni degli Stati Uniti, che le avevano chiesto di aumentare la spesa per la difesa militare. L’interrogativo che assilla il mondo è cosa farà a questo punto la Cina.