Russia e gas: Eni paga in euro ma si sta muovendo per aprire conti in rubli. In Europa altre aziende lo hanno già fatto
Da un lato c’è la necessità di non cedere al ricatto di Putin: ‘niente gas senza pagamenti in rubli”. Dall’altro lato, da alcune indiscrezioni riportate da Bloomberg, la stessa Eni si starebbe muovendo per aprire conti in rubli presso Gazprombank, mentre già quattro aiende europee avrebbero chinato il capo di fronte alla Russia, pagando le forniture in rubli.
Della serie: se Putin è passato dalle parole ai fatti, portando il colosso del gas Gazprom a chiudere i rubinetti alla Polonia e alla Bulgaria, dopo che entrambi i paesi hanno rifiutato il pagamento del gas in rubli, i colossi energetici mde in Europe starebbero tentennando di fronte alla richiesta delle autorità, presidente dell Commissione Ue Ursula in primis, di continuare a pagare in euro o dollari.
A loro difesa, va detto che le indicazioni che arrivano dalle suddette autorità non brillano certo per chiarezza.
I rumor sulle quattro società europee che avrebbero già pagato in rubli sono stati diffusi da Bloomberg, sulla base di quanto riportato da una fonte vicina al gigante russo Gazprom PJSC.
La stessa fonte ha riferito che sarebbero in tutto una decina le aziende che avrebbero già aperto conti in rubli presso Gazprombank, per soddisfre le richieste del Cremlino.
L’italiana Eni sarebbe sul punto di farlo? Un portavoce del colosso energetico guidato dall’D Claudio Descalzi ha preferito non rilasciare commenti. Ma certo se l’indiscrezione fosse vera, forte sarebbe l’imbarazzo, nel caso specifico sia per il governo Draghi che per Bruxelles.
Nell’articolo che si riferisce al caso di Eni Bloomberg ha chiarito che la mossa avrebbe una natura precauzionale e che Eni starebbe attendendo disposizioni dal governo italiano e dalle autorità europee.
In particolare, le fonti hanno precisato che il gruppo è in attesa di ricevere indicazioni sul modo – e in quali condizioni – potrebbe utilizzare i conti per acquistare gas made in Russia“.
Viene tuttavia ricordato il monito lancito alle aziende proprio ieri dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen affinché non si inchinino alle pretese russe di pagare le forniture in rubli. Transazioni del genere, ha precisato von der Leyen, corrisponderebbero a una violazione delle sanzioni contro Mosca che la stessa Ue ha comminato.
Nel commentare la decisione di Gazprom di chiudere i rubinetti di gs alla Polonia e alla Bulgaria, denunciando il Cremlino di utilizzare il gas alla stregua di “uno strumento di ricatto”, la numero uno della Commissione ha definito l’atto “ingiustificabile e inaccettabile”, aggiungendo la Russia “ha dimostrato ancora una volta di essere un fornitore di gas inaffidabile”.
“Stiamo mettendo a punto la risposta coordinata dell’Ue – ha detto ancora – Continueremo a lavorare con i nostri partner internazionali per assicurarci flussi alternativi di energia“.
Von der Leyen ha sottolineato anche che i paesi dell’Unione hanno già preparato piani di emergenza per far fronte a una eventuale interruzione totale delle forniture di gas da parte della Russia e che proprio in uel momento – ieri – era stato indetto un meeting del gruppo di coordinamento delle autorità nazionali e delle agenzie energetiche Ue” per prendere una decisione sul da farsi.
L’Ue continua ad andare avanti con il piano ancora in via di definizione del sesto round di sanzioni contro la Russia, che potrebbe prevedere anche sanzioni contro il petrolio. Per ora il gas russo rimane intoccabile, a causa dell’opposizione manifestata contro il suo embargo da divesi pesi del blocco guidati da Germania e Ungheria, preoccupate per le conseguenze economiche che una tale mossa comporterebbe.
Netto è stato in ogni caso l’avvertimento che von der Leyen ha lanciato alle aziende importatrici di commodities russe, ricordando che “il 97% circa” di tutti i contratti stabilisce che i pagamenti devono avvenire in euro o dollari e che dunque nessun pagamento deve essere effettuato per mezzo di rubli.
Altrimenti le “sanzioni verrebbero violate”, ha riferito ai giornalisti.
Ma a quanto pare l’avvertimento è stato già snobbato: Bloomberg riporta tra l’altro la posizione di un grande acquirente tedesco di gas russo, Uniper SE, che ha detto di ritenere che potrà continuare ad effettuare acquisti sena violare le sanzioni.
Diverse nazioni Ue stanno inoltre chiedendo al blocco maggiori delucidazioni, affermando che le indicazioni attuali sono troppo ambigue.
Il risultato è che, a fronte dell’Ue che continua a ripetere in modo quasi meccanico che il pagamento delle forniture in rubli rappresenterebbe una violazione delle sanzioni, ci sono aziende che continuano a cercare modi per far continuare a fluire il gas, riuscendo nell’intento proprio grazie ad alcune linee guida emesse da Bruxelles.
La scorsa settimana, precisa Bloomberg, da un Q&A è emerso per esempio che le società devono continuare a pagare le forniture in euro; lo stesso documento ha tuttavia fatto notare che un decreto russo non preclude esenzioni. ncora, riporta l’agenzia, le aziende dovrebbero chiedere se sia possibile pagare in euro direttamente a Mosca.
Per questo, tornando a Eni, il gruppo sta cercando evidentemente di ricevere, così come le altre società europee, indicazioni magari un po’ po’ più chiare su come muoversi per evitare il rischio di essere accusato di violazione delle sanzioni.
Il problema per Eni e molte aziende si presenterà il mese prossimo, con le scadenze dei pagamenti delle forniture: a quel punto, l’Europa dovrà decidere se assecondare il volere di Vladimir Putin oppure iniziare a razionare l’elettricità nei rispettivi paesi.
La società italiana, riferisce Bloomberg, per ora ha effettuato pagamenti solo in euro, stando alle fonti. E il prossimo round di pagamenti non è atteso prima della seconda metà di maggio.
Così il commento di MPS Capital Services: “Il tema del gas russo continua ad essere al centro dell’attenzione. La situazione è molto fluida poiché, se da una parte la Presidente della Commissione UE Von der Leyen ha chiesto alle società europee di non pagare in rubli, dall’altra circa dieci società europee avrebbero già aperto conti presso Gazprombank e quattro avrebbero già pagato secondo una fonte vicina a Gazprom. Ricordiamo che il grosso dei pagamenti da parte dei principali Paesi europei è programmato verso metà maggio”