Risiko banche: Mps rimane osservata speciale. FABI dice no a nozze UniCredit: propone polo con Carige e Pop Bari
Alla luce dell’Opa che Credit Agricole Italia ha lanciato su Credito Valtellinese (CreVal) Lando Maria Sileoni, segretario generale del sindacato dei bancari FABI, ha detto la sua sul risiko del credito. Intervistato dal Corriere della Sera, Sileoni non si è focalizzato solo sull’operazione Credit Agricole Italia-CreVal, ma anche sul futuro di Mps. L’annuncio di Credit Agricole, arrivato ieri mattinata, ha indubbiamente riacceso la febbre M&A, riportando sul tavolo dei mercati diverse ipotesi: le nozze tra Mps e UniCredit e tra Bper-BPM.
Sul dossier Mps, il numero uno del sindacato non ha tuttavia appoggiato una soluzione che veda la banca senese venduta all’istituto di Piazza Gae Aulenti, neanche con la dote miliardaria messa a disposizione dal governo e incisa nella stessa legge di bilancio.
Ieri erano circolate altre indiscrezioni sulle pressioni del Mef guidato da Roberto Gualtieri per convincere l’AD di UniCredit a dire sì alle nozze con il Monte dei Paschi di Siena: si era parlato, in particolare, di tre mosse per vincere le resistenze del ceo francese.
Contestualmente, gli analisti avevano sponsorizzato, piuttosto, un matrimonio tra UniCredit e Banco BPM, inizialmente preda perfetta di Credit Agricole Italia, scaricata ufficialmente ieri dai francesi del gruppo.
Quello che Sileoni propone non è né un asse Mps-UniCredit, né un matrimonio UniCredit-Banco BPM (a tal proposito, nelle ultime ore il mercato ha scommesso soprattutto su una fusione alla pari tra Banco BPM e Bper)
“Va monitorata la situazione di Mps. Non vedo bene che possa finire a UniCredit per di più con soldi pubblici, perché avrebbe impatti molto pesanti a livello territoriale e occupazionale che temo sarebbe difficile da gestire anche con il fondo esuberi”, ha detto Sileoni.
Per il segretario generale della FABI ci sono altre alternative:
“O prendersi altri due anni di tempo per cercare un partner, ma si deve trattare con l’Ue, o creare un polo con Carige e Popolare di Bari, pulito da rischi legali e creditizi”. In questo modo, ha continuato Sileoni, “nascerebbe una banca pubblica di 2.300 sportelli che, sul modello di Poste, potrebbe usare dietro convenzioni servizi e prodotti di altre banche. Diventerebbe banca-rete che non creerebbe bagni di sangue perché le tre banche non sono territorialmente sovrapposte, e senza esborsi dello Stato”.
Ma ai piani alti di Mps non ci sarebbe assolutamente voglia di fondersi per forza con qualche altra banca. Così il quotidiano la Nazione:
“Ormai è andata, attorno alla pista da ballo resta solo Unicredit, ma l’ad Jean Pierre Mustier, fedele al detto di Norman Mailer, è ancora convinto che ‘i duri non ballano’.Dalle parti del Tesoro stanno tentando di tutto per spingerlo verso la fusione con Mps. Soprattutto con la conversione di almeno 3 miliardi di euro di attività fiscali differite, una bella dote per risparmiare sulle tasse, assieme agli aumenti di capitale coperti dal Governo e alla cessione dei rischi legali che è allo studio. Da parte loro, i vertici di Rocca Salimbeni cercano strade praticabili: resta in piedi il piano ‘stand alone’ del quale aveva parlato in commissione l’ad Guido Bastianini. In questi giorni ci sono diverse riunioni informali, con i consulenti di Oliver Wyman, per trovare la sintesi delle strategie possibili”.
Tornando all’Opa lanciata su CreVal, Sileoni per ora non si è opposto: “Per la possibile acquisizione del Creval da parte del Credit Agricole, Maioli (AD di Credit Agricole Italia) mi ha detto che assumeranno giovani, che ci sarà un’attenzione particolare per il territorio e che l’impatto nelle zone dove opera Creval sarà positivo. Numeri di esuberi non ne ha fatti, verificheremo documenti alla mano come stanno le cose. Maioli ha sempre gestito in maniera costruttiva le risorse umane della sua banca, avrei preferito vederlo alla guida di una banca italiana. La sua lo è, ma il gruppo è francese”.
“Dei francesi – ha tenuto però a puntualizzare Sileoni – non mi convince che, pur avendo una situazione analoga a quella nostra, in Francia gli sportelli non li chiudano mentre da noi la digitalizzazione è presa a pretesto per giustificare gli esuberi. Un argomento che spesso nasconde interessi economici molto forti”.
Anche oggi è una sessione di rialzi per i titoli bancari, anche se non per tutti: UniCredit fa +3,35%, Mps +2,41%, Banco BPM debole con +0,11%, Bper sotto pressione, in calo di oltre 1-,6%, dopo essere schizzata ieri sulla scia delle voci sulle operazioni di M&A., Intesa SanPaolo oltre +2%, Credito Valtellinese appena +0,40% circa.
Intanto il numero uno di Credit Agricole Italia Giampiero Maioli ha rilasciato un’intervista a Il Sole 24 Ore, per commentare l’Opa lanciata ieri su CreVal.
Alla domanda specifica sul golden power e sull’italianità del risparmio, Maioli non è voluto entrare “nel merito delle valutazioni politiche”. Piuttosto, ha sottolineato, “le posso dire chi siamo e cosa facciamo. Siamo un gruppo ben radicato in Italia che, con l’aggiunta dei dipendenti del Creval, arriverà a dare lavoro a 16.000 persone nel nostro Paese. La banca è tra le più attive nel concedere credito all’economia reale, nel risparmio gestito abbiamo acquistato Pioneer e non abbiamo trasferito risorse fuori dall’Italia, anzi le abbiamo accresciute. Aggiungo che l’Opa su CreVal sarà lanciata da una banca italiana, Crédit Agricole Italia, anche con il pieno supporto del 15% del capitale che fa capo ad azionisti italiani a partire dalle Fondazioni. Certo, la capogruppo ha sede in Francia. E io sono molto orgoglioso che abbiano deciso di investire ancora in Italia in un momento così difficile come quello attuale”.
Sui termini dell’offerta sul Credito Valtellinese, Maioli ha ricordato che “l’offerta è a premio del 21% rispetto ai prezzi di Borsa di venerdì e di oltre il 50% rispetto a quelli medi degli ultimi sei mesi. A questo aggiungerei che la nostra offerta ha già un extra premio perché è tutta cash. Non è un dettaglio di poco conto”.