Notizie Notizie Italia Rischi sostenibilità debito italiano rimarranno: Recovery Fund e strategia pro-crescita non bastano

Rischi sostenibilità debito italiano rimarranno: Recovery Fund e strategia pro-crescita non bastano

27 Ottobre 2020 14:16

“Proseguendo nel corso del decennio, esiste la probabilità di ulteriori shock avversi che avranno brusche conseguenze sulla traiettoria del debito” italiano. Così Dennis Shen, responsabile analista della divisione di debito sovrano dell’Italia presso l’agenzia di rating Scope. Questo rischio, ha avvertito Shen, “solleva interrogativi sulla sostenibilità di lungo periodo del debito”.

Insomma, niente da fare: l’Italia continua a preoccupare la comunità degli analisti. Analisti che, tra l’altro, il più delle volte ritengono che le stime del governo siano fin troppo ottimistiche.

“Consideriamo le proiezioni del governo sulla riduzione del rapporto debito pubblico-Pil, superiore a più di 23 punti percentuali nell’arco del prossimo decennio, come ottimistiche – ha spiegato Shen – Le stime presuppongono surplus primari significativi, fino al 2,5% del Pil entro il 2026, fattore che rappresenterebbe un consolidamento (dei conti) molto importante rispetto al deficit primario pari al 7,2% del Pil che noi prevediamo per il 2020. In più, l’outlook  (el governo Conte in base a quanto emerge dalla NaDef), è di un rimbalzo significativo della crescita, in media dell’1,6% entro il 2024-26. E queste stime vanno paragonate alle nostre che, riguardo al potenziale di crescita di medio termine dell’economia, sono pari a +0,7%, e a una crescita precedente la crisi (COVID) che, in media, è stata di appena lo 0,2% nel periodo compreso tra il 2010 e il 2019″.

Certo, c’è il Recovery Fund, e certo c’è ancora la Bce. E, nella nota dell’agenzia di rating tedesca, si ricorda che l’ultimo piano di bilancio contenuto nel NaDef prevede misure discrezionali, nel 2021, che ammontano a un’espansione fiscale pari all’1,4% del Pil, incluse le misure a favore del Mezzogiorno e a favore delle imprese, e i finanziamenti vari ai ministeri. Questo stimolo fiscale proposto sosterrà la crescita, ammette Scope.

Tuttavia, “i piani di più lungo termine basati sul presupposto di un insieme di riforme che dovrebbero assicurare una crescita tale da riportare il debito-Pil ai livelli precedenti la crisi entro il 2031 fanno fronte a diverse sfide, tra cui la loro stessa realizzazione”.

In poche parole: le stime contenute sul NaDef si basano sui risultati delle riforme che il governo Conte crede di riuscire a concretizzare. Ma sarà davvero così? D’altronde, quelle cifre che sono incise nella NaDef e che in particolare sono relative al surplus primario non vengono considerate poi tanto realistiche dagli esperti tedeschi.

“Considerate le misure di stimoli fiscali correnti lanciate per affrontare le conseguenze economiche e sanitarie della pandemia, insieme alle condizioni finanziarie ancora accomodanti sostenute dagli interventi straordinari della Bce, non diamo per scontata la possibilità che l’Italia torni ai livelli precedenti della crisi con un surplus primario vicino all’1,5%, nel corso dei prossimi anni. Su questa base, il raggiungimento di un surplus primario ancora più alto, pari al 2,5% del Pil, sembra ottimistico”, ha continuato Shen nella nota “Italy’s debt sustainability remains a challenge, despite low interest costs and pro-growth agenda”, ovvero “La sostenibilità del debito dell’Italia rimane una sfida, nonostante le basse spese di interesse e l’agenda pro-crescita”.

In realtà l’agenzia inizia la nota di Scope non nega la grande occasione che l’economia italiana ha con il Recovery Fund-Next Generation EU:

“Scope Ratings ritiene che il governo di coalizione guidato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte abbia una opportunità di accelerare il ritmo della ripresa dell’Italia, una volta usciti da questa crisi scatenata dal COVID-19, con la sua agenda pro-crescita”.

Tuttavia, aggiungono subito gli analisti, “visto il potenziale di crescita storicamente basso dell’economia italiana e le aspettative modeste sull’inflazione (pari allo 0,8% nei 12 mesi, stando all’ultimo sondaggio della Banca d’ITalia), è improbabile che il debito venga ridotto in modo significativo a seguito della crisi, anche riconoscendo la manna dal cielo che arriva da tassi di interesse vicini al minimo record, così come dal sostegno rappresentato dal Recovery Fund Ue di 750 miliardi di euro”.

Scope ricorda che i tassi decennali dei BTP italiani hanno testato il minimo di sempre, attestandosi la scorsa settimana a un valore appena superiore allo 0,60%, rispetto al 2,4% dei massimi di marzo, e che lo spread BTP-Bund viaggia appena al di sopra della soglia di 130 punti base.

L’agenzia ricorda anche che il Tesoro, all’inizio di questo mese, ha emesso un BTP a tre anni a coupon zero, per la prima volta nella storia, prezzato con un tasso negativo.

“Negli ultimi mesi, diversamente da quanto accaduto nel corso delle crisi precedenti, a fronte del rialzo dei debiti e dei deficit, i tassi di interesse (dei titoli di stato) sono scesi. Tuttavia, esiste il rischio di moral hazard, e questo rischio è legato a come il governo doserà le spese in un arco di tempo di più lungo termine se, nel breve periodo, le spese lanciate durante la crisi si confermeranno appropriate”.