Ripartono sell off su petrolio, shock non è finito. Goldman Sachs: tra tre settimane non ci saranno più siti stoccaggio
Nuovo tonfo dei prezzi del petrolio, con il contratto WTI di giugno che cede il 16% fino a $14 al barile e il Brent che fa -3,6% a $20,67. Preoccupa ancora l’elevato livello di scorte in tutto il mondo.
Gli ultimi dati indicano che, nella settimana che si è conclusa lo scorso 17 aprile, le scorte di crude degli Stati Uniti sono salite a 518,6 milioni di barili, livello vicino al record assoluto di 535 milioni di barili testato nel 2017, mentre lo stoccaggio presente nelle unità galleggianti ha toccato il massimo di sempre a 160 milioni di barili.
Prosegue così il bagno di sangue sui mercati petroliferi, dopo lo shock della scorsa settimana, che ha visto il contratto WTI di maggio con scadenza lo scorso martedì scivolare di oltre il 300%, scendendo al di sotto dello zero, e chiudendo la sessione a -$37,63 al barile.
Per la prima volta nella storia, i futures sul petrolio sono diventati praticamente negativi.
Il sell off ha raggiunto l’apice con il contratto di maggio, soprattutto per motivi tecnici vista la scadenza imminente del contratto. Ma il sentiment negativo sulla debolezza dei fondamentali ha contagiato anche il Brent e il contratto WTI di giugno, sebbene non siano mancati anche segnali significativi di ripresa.
Detto questo, il problema dell’oversupply, ovvero dell’eccesso dell’offerta, permane, a fronte di una domanda destinata a una forte contrazione a causa del lockdown provocato dall’esplosione della crisi da coronavirus COVID-19.
Nella settimana che si è appena aperta, non sono previsti dati di rilievo che possano condizionare il trend delle quotazioni di petrolio. Unico evento di rilievo, da non sottovalutare, è il via ai tagli storici decisi dall’Opec+ (evento che è stato comunque già scontato dai mercati).
Warren Patterson, responsabile della strategia globale sulle commodities di ING riporta a tal proposito alcuni rumor, “secondo cui è possibile che l’Arabia Saudita inizi a tagliare prima la sua produzione di petrolio. In base all’accordo raggiunto tra i paesi dell’alleanza Opec+, il regno saudfita dovrebbe ridurre il proprio output a 8,5 milioni di barili al giorno, un taglio significativo rispetto ai più di 12 milioni di barili al giorno che si riteneva Ryhad avrebbe prodotto soprattutto ad aprile, prima dell’intesa tra i paesi Opec e non Opec”.
Detto questo, lo stesso Patterson ha sottolineato che, sebbene i tagli dei produttori siano di aiuto, “l’impatto di breve termine sul mercato del petrolio sarà debole”.
La riduzione dell’offerta prenderà il via il prossimo 1° maggio e proseguirà fino alla fine di giugno. L’intensità dei tagli diminuirà successivamente a -7,7 milioni di barili al giorno a partire da luglio fino alla fine del 2020, e a -5,8 milioni di barili al giorno a partire dal gennaio del 2021, fino all’aprile del 2022. Ma, a fronte di una domanda globale di petrolio che va a picco, i produttori di petrolio sono chiamati a intervenire con misure ancora più aggressive, in stile Whatever It Takes.
Patterson sottolinea comunque che una notizia positica arriva dal fronte della domanda della Cina, visto che le attività di raffinazione presenti nelle raffinerie indipendenti della regione di Shandong viaggiano a livelli record.
Intanto occhio anche alla nota di Goldman Sachs, con gli analisti che hanno avvertito che la capacità globale di stoccaggio di petrolio arriverà al suo massimo nelle prossime tre settimane.
Una volta che i depositi di tutto il mondo saranno stracolmi, si legge nella nota, non ci sarà alcun sito in cui depositare le scorte, e a quel punto i produttori di petrolio saranno costretti a drenare dal mercato ulteriori barili, in modo tale da allineare l’offerta alle forti perdite della domanda.
Secondo Goldman Sachs, potrebbe rendersi così necessario entro la metà di maggio un taglio di 18-20 milioni di barili al giorno, fattore che alimenterebbe di per sé una maggiore volatilità dei prezzi. La contrazione della domanda potrebbe toccare il fondo soltanto tra 4-8 settimane. A quel punto, i tagli alla produzione non potrebbero essere facilmente cancellati, per cui Goldman Sachs prevede una situazione di deficit sul mercato mondiale, entro il mese di giugno. Sarà allora che i prezzi potrebbero finalmente imboccare un trend rialzista.