Recovery Fund ok, ma che fine fa il MES? Letta: ‘adesso prendiamolo’. Ma Conte rimane ostaggio M5S
Cosa deciderà di fare l’Italia con il MES, ora che è riuscita ad assicurarsi con il Recovery Fund 209 miliardi di euro tra sussidi e prestiti? Rispetto a qualche giorno fa, quando gli screzi con l’Olanda di Mark Rutte avevano fatto pensare al peggio, c’è un interrogativo a cui ufficialmente nessuno è riuscito a dare ancora una risposta: l’Italia chiederà il MES Fondo Salva-Stati sì o no? Indiscrezioni e dichiarazioni ufficiali a favore o contro il MES non mancano: oggi la Stampa ha pubblicato un’intervista all’ex presidente del Consiglio Enrico Letta, che ha ribadito il proprio sì al MES. Il titolo dell’articolo a lui dedicato dice tutto: “Sconfitti Rutte e i populisti. Adesso prendiamo il Mes”.
Letta commenta il successo italiano ottenuto con l’accordo sul Recovery Fund, facendo qualche precisazione:
“Abbiamo vinto tutti e, forse per la prima volta, ha vinto la solidarietà nella Ue. Ma bisogna ribaltare una narrativa che si sta diffondendo a livello europeo”, ovvero “l’idea che ci prendiamo i soldi degli olandesi e dei Paesi del Nord”.
Letta lo sottolinea: “Non è così. La grandezza di quest’operazione non è che mendichiamo i soldi di altri, ma che tutti insieme come europei prendiamo più soldi dai mercati per ripartire fondi nuovi”.
Detto questo, “ora tocca a noi. I partner europei hanno fatto uno sforzo enorme, ora sta a noi comporre un piano nell’interesse dell’Italia, che guardi al futuro. Spero che ci sia crescente consapevolezza sul fatto che quando le scelte sono sbagliate, poi le paghi: una di queste è Quota 100. Il perfetto racconto di un Paese cicala da cui dobbiamo uscire”.
Ribadito poi il pieno assist al MES:
“Non ho mai cambiato idea. Per due ragioni: per la finalità del Mes – le spese sanitarie – e per la tempistica. Le risorse di questo accordo arriveranno non prima dell’anno prossimo, quelle del Mes sono disponibili dall’autunno“.
Dalle indiscrezioni riportate dalla stampa emerge tuttavia che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si starebbe convincendo a non prendere i fondi del MES, ovviamente per motivi prettamente politici, visto che il M5S vede il ricorso a questi aiuti come fumo negli occhi, così come il leader della Lega Matteo Salvini.
Letta spiega:
“La narrativa di oggi sull’accordo è che arrivano 200 miliardi per l’Italia: i nostri cittadini e le nostre imprese aspettano questi soldi, se non li vedono presto circolare, l’effetto frustrazione è dietro l’angolo. Per questo il Mes è ancora più importante. Potremmo mettere in piedi mille centri di telemedicina diagnostica in mille comuni remoti e montani: daremmo un segnale ai residenti, spesso anziani, e lavoro alle start up, oltre a digitalizzare il Paese. È importante dare un segnale subito: oggi è una bella giornata, ma bisogna dare la sensazione che non che non siano solo annunci, per questo la tempistica è importante”.
Ma cosa emerge da Palazzo Chigi e dalla maggioranza di governo? Cosa emerge dal PD e dal M5S?
Il segretario del PD Nicola Zingaretti è sembrato fare una retromarcia, ospite di In Onda a La 7:
“Sul Mes rispettiamo il Presidente che presiede una coalizione in cui deve contemperare esigenze differenti. Noi chiederemo ai cittadini un sostegno alle nostre posizioni”.
Il Messaggero ha riportato, d’altronde, indiscrezioni secondo cui lo stesso Conte avrebbe chiuso la porta in faccia al PD decidendo di non chiedere il MES.
Sulla Stampa Veronica De Romanis spiega il perchè sia necessario non dimenticare quest’altro strumento che è stato vittima fin da subito di attacchi ingiustificati, visto che il ricorso al Fondo Salva Stati significa che l’Italia otterrebbe subito 36 miliardi di euro a tassi a zero.
Ci sono “almeno tre ordini di motivi”.
In primo luogo, i tempi. “I fondi del MES sono disponibili subito, previo passaggio parlamentare, mentre quelli del Ngeu – (Next Generation EU, Recovery Fund)- non verranno erogati prima del secondo semestre dell’anno prossimo.
Secondo motivo: le condizioni. “Il MES serve a finanziare le spese sanitarie dirette e indirette di cui c’è urgente bisogno anche per prevenire gli effetti di una possibile seconda ondata della pandemia (e qui De Romanis segnala alcuni interventi che potrebbero essere lanciati subito, per esempio per mettere in sicurezza le scuole e le imprese, ma anche per acquistare vaccini e medicinali). Le risorse del Ngeu, invece, devono essere impiegate prevalentemente per la spesa in conto capitale e non per la spesa corrente“.
Terzo motivo è il “monitoraggio”.
“Il Paese beneficiario del Mes – continua Veronica De Romanis – deve presentare una semplice rendicontazione degli interventi mentre quello che accede al Ngeu è sottoposto a una valutazione della Commissione su cui si deve pronunciare l’Ecofin, il Consiglio dei ministri dell’Economia e delle Finanze europei. Un singolo Stato può attivare un ‘freno di emergenza’ che ne blocca l’erogazione nel caso in cui non venisse rispettata la tabella di marcia”.
Anche Azione di Carlo Calenda non ha dubbi: il MES serve.
“Se si affronta la questione del #MES da un punto di vista non ideologico la questione è semplice: quei soldi servono alla #sanità e vanno chiesti subito“, è quanto dice Walter Ricciardi su Twitter.
E a proposito di Recovery Fund, Carlo Calenda da Twitter fa notare che, commentando le dichiarazioni di Conte: (“Non avrei consentito a nessun Paese il diritto di veto”) che invece in qualche modo il diritto di veto c’è. (GUARDA IL VIDEO)
Ma il diritto di veto c’è. Ora a mio avviso per l’Italia è andata comunque bene. Perché dobbiamo sempre deragliare verso il surreale? https://t.co/t812U2FSNQ
— Carlo Calenda 🇮🇹🇪🇺 (@CarloCalenda) July 21, 2020
Calenda spiega bene cosa si intende davvero per freno di emergenza, e sottolinea come sia errato pensare che i fondi che l’Italia riceverà con il Recovery Fund siano incondizionati.
E a un utente che gli chiede di spiegare cosa intenda dire, quando parla di diritto di veto e di freno di emergenza, risponde:”Spiegami cos’è. Un qualsiasi paese può attivare una procedura di blocco decisa dal consiglio all’unanimità se ritiene che il paese non stia rispettando le raccomandazioni della Commissione. Come lo chiami Gino?”