Recovery Fund, Gentiloni: ‘Piani nazionali riforme entro il 15 ottobre’. E con Letta rilancia su MES
Il piano nazionale di riforme che l’Italia deve presentare, come tutti gli Stati membri dell’Ue, per accedere alle risorse del Recovery Fund non sia “un catalogo delle spese”, ma un piano che indichi le priorità su cui il paese si impegna a lavorare. E questo, ovviamente, non vale solo per l’Italia. Lo ha detto il Commissario Ue agli Affari economici, l’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, nel corso dell’audizione sull’utilizzo del Recovery Fund, presso le commissioni riunite Bilancio e Politiche dell’Unione europea di Camera e Senato.
Si sa già che il primo passo che gli stati Ue dovranno fare per disporre delle risorse del Fondo per la ripresa sarà, di fatto, quello di stilare i cosiddetti piani nazionali di riforme. La deadline c’è ed è, comunica Gentiloni, il prossimo 15 ottobre.
“La commissione (Ue) incoraggia a presentarli per la metà di ottobre – ha detto l’eurocommissario – Ci aspettiamo delle bozze che indichino obiettivi generali, linee intervento, priorità, che consentano l’avvio di un dialogo con la commissione”. L’appello all’Italia e al governo M5S-PD è chiaro:
“Questa sfida sarà cruciale per il nostro futuro”. Dal canto suo, Gentiloni è “fiducioso sul fatto che l’Italia abbia tutte le potenzialità e le capacità per essere all’altezza di questa sfida”.
Una sfida che è anche un’occasione: “Oggi abbiamo le risorse e lo spazio di bilancio per affrontare queste strozzature. Se non le usiamo oggi per affrontare questi problemi annosi, il rischio è che non lo facciamo più. Questo vale per i 27 paesi ma vale in modo particolare per l’Italia”. Di conseguenza, “serve il coraggio di scegliere e guidare questa transizione, o lo facciamo oggi o non lo facciamo più”.
Di Recovery Fund parla anche Enrico Letta. In un’intervista rilasciata a “Immagina” a margine della Festa nazionale dell’unità di Modena, l’ex presidente del Consiglio conferma il carattere di sfida del fondo:
“Il Recovery Fund ci mette alla prova, dobbiamo avere una capacità progettuale senza precedenti, fare scelte giuste, non sbagliare un colpo. In gioco c’è il nostro futuro“.
Ancora, Letta rilancia sul MES, come aveva fatto più volte in passato, nel momento in cui aveva ricordato che, mentre le risorse del Recovery Fund saranno disponibili a partire solo dall’anno prossimo, quelle del MES sono invece disponibili da subito.
“Quei soldi sono lì e possono essere la leva con cui risollevare tante storture – ha ricordato l’ex premier – Per esempio, potrebbero essere usati per ridurre il gap in sanità e tecnologia o favorire le realtà locali e periferiche, una prospettiva di fronte alla quale mi aspetto che il mio partito porti avanti la bandiera”. Così si era espresso sempre Letta alla fine di luglio, nel commentare l’accordo raggiunto nel Consiglio Ue sul Recovery Fund, che dovrebbe assicurare all’Italia 209 miliardi di euro tra prestiti e sussidi.
“Non ho mai cambiato idea. Per due ragioni: per la finalità del Mes – le spese sanitarie – e per la tempistica. Le risorse di questo accordo arriveranno non prima dell’anno prossimo, quelle del Mes sono disponibili dall’autunno”.
Di MES ha parlato oggi anche l’eurocommissario e l’altro ex presidente del Consiglio Gentiloni: “Il Mes è fondamentale per rafforzare la resilienza dei sistemi sanitari”. E ancora: “Le condizionalità macroeconomiche che hanno caratterizzato la crisi precedente sono state eliminate per queste linee di credito straordinarie destinate alla sanità”.
Insomma, cosa aspetta l’Italia? Che il treno di questa opportunità passi sotto i suoi occhi?
Il premier Giuseppe Conte si conferma ostaggio del populismo del M5S, che è stato confermato tra l’altro anche oggi, proprio sul MES, da Laura Castelli, in un’intervista a Radio Cusano Campus: “L’Italia ha le spalle larghe, è stata sostenuta dalla parte più produttiva del Paese, le piccole-medie imprese a cui va il ringraziamento e il pensiero per l’utilizzo delle risorse europee – ha detto la viceministra all’Economia – “la nostra posizione è sempre stata contraria (al MES). Il M5S non ha nessuna intenzione di prendere risorse europee mettendo a repentaglio il futuro delle prossime generazioni, in termini di sicurezza, di sovranità. Ci sono dei meccanismi che non ci sono mai piaciuti in quello strumento pensato per altri momenti storici, che secondo me oggi non ha più senso”.
Il fatto che bisognerà attendere le risorse del Recovery Fund fino al prossimo anno è stato ribadito da Gentiloni, che ha presentato una sorta di calendario sull’erogazione dei finanziamenti e prestiti:
“La prima erogazione del 10% delle risorse da parte della Commissione avverrà presumibilmente nel primo semestre del prossimo anno. Le altre erogazioni avverranno a cadenza semestrale, due volte l’anno”. Tenendo a sottolineare che il “Il 10% arriverà quando saranno approvati i piani” , dunque non entro la fine di quest’anno, per chi ci sperava. E, oltre ad avvertire l’Italia sul fatto che il piano nazionale di riforme non può essere un “catalogo delle spese”, ha anche lanciato un appello: “Guai se usiamo questi 200 miliardi per ridurre le tasse, sarebbe davvero un messaggio sbagliato”. L’eurocommissario ha affrontato anche la questione del Patto di Stabilità, che è stato sospeso a causa della crisi innescata dal coronavirus COVID-19. In che modo il Patto sarà reintrodotto? “Dobbiamo ritornare a regole condivise? Certamente, ma tornare a regole comuni non significa tornare alle stesse regole comuni che avevamo prima”, ha rassicurato l’ex premier. In ogni caso, “bisogna stare attenti alla scelta dei tempi per eliminare la clausola che sospende le regole. Farlo troppo presto presenterebbe rischi notevoli”. Riguardo alle condizioni di salute dell’economia dell’area euro, Gentiloni ha affossato le speranze di chi scommetteva su una ripresa a V: “Il contesto rimane caratterizzato da incertezze”, “non siamo di fronte ad una ripresa a V ma, piuttosto, di fronte ad una fase certamente di ripresa delle nostre economie, caratterizzata però da un clima d’incertezza. E anche l’Italia è alle prese con questa incertezza”. Il messaggio chiaro e forte sembra il seguente: l’Italia giochi bene le sue carte. E stavolta, inclusa quella del MES, ne ha di buone.