Prezzi petrolio ancora sotto zero, alert CFTC in vista scadenza contratto WTI. Luci e ombre da report AIE
Prezzi del petrolio di nuovo sotto lo zero, come è accaduto ad aprile? Sì, secondo la Commodity Futures Trading Commission, la commissione Usa di trading sui futures sulle commodity. La CFTC ha lanciato di fatto un avvertimento alle piattaforme dei mercati, ai brokers attivi nel mercato dei futures e alle stanze di compensazione, invitando tutti a “prepararsi alla possibilità che alcuni contratti continuino a far fronte a una volatilità di mercato estrema, a un contesto di bassa liquidità e forse a prezzi negativi”.
“Stiamo diramando questa nota – si legge nel comunicato della CFTC – a seguito dell’elevata e insolita volatilità e ai prezzi negativi che sono stati sperimentati dal contratto WTI con consegna fisica a maggio e dai contratti collegati”.
Il riferimento è, per l’appunto, al panico scatenatosi alla fine di aprile quando, in vista della sua imminente scadenza, il contratto con consegna a maggio è crollato alla chiusura delle contrattazioni sul Nymex di New York, ben al di sotto dello zero, fino a -$37,63 al barile, in perdita di oltre -300%.
Era la prima volta che i futures sul petrolio riportavano prezzi negativi, scontando sia motivi di caratttere tecnico (la scadenza del contratto in data 21 aprile) che motivi inerenti il meccanismo della domanda e dell’offerta, a causa del crollo della prima dovuto al lockdown imposto il tutto il mondo per contenere il coronavirus-COVID-19 e dei problemi di stoccaggio.
C’è da dire che, in alcuni casi – non nel mercato dei futures – i prezzi del petrolio erano diventati già negativi: alla metà di marzo, il Wyoming Asphalt Sour, un tipo di petrolio denso utilizzato per la produzione di asfalto, era stato venduto infatti a un valore inferiore allo zero. Praticamente, i produttori avevano pagato gli acquirenti pur di liberarsi dei loro barili. E Bloomberg aveva già avvertito in un suo articolo che altri contratti sul petrolio avrebbero potuto fare la stessa fine.
Lo shock petrolifero è stato seguito da un periodo di relativa calma, complice anche l’inizio dei tagli alla produzione da parte dei paesi Opec e non Opec, concordati alla metà di aprile, e operativi dal 1° maggio.
La riduzione dell’offerta da parte dell’Opec+ è record, pari a 9,7 milioni di barili al giorno (bpd) a maggio e giugno, al fine di sostenere i prezzi del petrolio. Detto questo, l’accordo non è riuscito fin dall’inizio a smorzare il timore che tali tagli non fossero sufficienti a superare l’eccesso di offerta e la contrazione della domanda dovuti al lockdown.
Tra l’altro, proprio nelle ultime ore, l’AIE (Agenzia internazionale dell’energia) ha pubblicato il rapporto mensile, da cui emerge la previsione di un crollo della domanda di oil, dall’inizio dell’anno, pari a 8,6 milioni di barili al giorno, a quota 91,2 milioni di barili al giorno. Detto questo, le stime sono superiori di 700.000 barili al giorno rispetto a quanto lo stesso gruppo aveva anticipato nel suo report precedente. E’ vero che se la previsione si concretizzasse, si tratterebbe del crollo più forte della domanda nella storia, ma l’organizzazione ha ammesso che l’outlook dei mercati petroliferi è, in qualche modo, migliorato.
L’AIE ha avvertito però che una eventuale seconda fase di contagi COVID-19 rappresenterebbe “un grande fattore di rischio” per la domanda di petrolio.
Sul fronte dell’offerta, l’organizzazione prevede una flessione “spettacolare” di 12 milioni di barili al giorno, nel mese di maggio, a 88 milioni di barili al giorno, minimo degli ultimi nove anni.
Note cautamente ottimistiche non sono però mancate, dunque; l’agenzia ha scritto nel report mensile che “la produzione di petrolio sta reagendo in modo notevole alle forze di mercato, e l’attività economica sta iniziando a recuperare in modo graduale, seppur fragile“.
“Tuttavia – si legge ancora – permangono grandi incertezze. La più grande è se i governi riusciranno ad allentare le misure di lockdown senza scatenare una nuova ondata di casi Covid-19”. Per ora, l’allentamento del lockdown sta sicuramente contribuendo a una ripresa della domanda di energia.
Oggi è una giornata positiva per i prezzi del petrolio, con il contratto WTI di giugno che avanza di oltre +3% a $26,08 al barile, e il Brent che balza del 2,81% a $30,01 al barile. A sostenere i prezzi – oltre alla riapertura delle economie a livello globale – sono anche i dati resi noti ieri negli Stati Uniti, che hanno dimostrato che, nella settimana terminata lo scorso 8 maggio, le scorte di petrolio crude Usa sono scese di 745.000 barili a 531,5 milioni di barili: il calo, inatteso, è stato il primo da gennaio.
Detto questo, l’alert della CFTC sulla possibilità che il contratto WTI -stavolta di giugno – scenda al di sotto dello zero si spiega con la scadenza imminente dello stesso, prevista per il prossimo martedì. Lo shock petrolifero farà il bis? si interrogano, nell’attesa, diversi operatori.