Petrolio giù: con Omicron torna incubo lockdown nel mondo. Ma Goldman Sachs non esclude $100 nel 2022
I prezzi del petrolio si apprestano a terminare la settimana di contrattazioni in territorio negativo, perdendo l’1,4% circa, secondo le rilevazioni di Reuters: pesa Omicron, che si sta diffondendo ad alta velocità, tanto che in Danimarca, Sud Africa e Regno Unito il numero di nuovi casi di persone contagiate dalla variante sta raddoppiando ogni due giorni.
Si ‘respira’ aria di lockdown, con il primo ministro danese Mette Frederiksen, giusto per fare un esempio, che ha appena avvertito che il governo potrebbe imporre ulteriori restrizioni per limitare i contagi. Ma Goldman Sachs non ha paura di Omicron e rimane bullish sui prezzi del petrolio, non escludendo neanche quota $100 nel corso del 2022.
Anzi, a suo avviso, per la precisione secondo il responsabile della sua divisione di ricerca sull’energia Damien Courvalin, un valore fino a $110 al barile “è piuttosto concepibile”.
Nel frattempo, i contratti WTI e Brent scivolano del 2%, scontando il timore di nuovi lockdown nel mondo e attestandosi rispettivamente a $71 e $73,60 circa al barile.
“I messaggi di cautela e gli avvertimenti sul peggioramento dell’ondata Covid stanno iniziano a risuonare più forte con l’avvicinarsi della stagione festiva di fine anno, zavorrando il sentiment di mercato“, ha commentato a Reuters Vandana Hari, analista del settore energetico di Vanda Insights – Il petrolio crude potrebbe rimanere in una fase attendista, sebbene con molta volatilità in circolazione, visto che i volumi di trading si assottiglieranno nelle prossime due settimane”.
“Il petrolio crude sta scendendo ancora, a causa degli sviluppi legati a Omicron, che continuano ad avere un impatto sull’outlook della domanda di breve termine“, ha commentato a Bloomberg Ole Sloth Hansen, responsabile della divisione di ricerca delle commodities presso Saxo Bank a Copenhagen.
Bloomberg fa riferimento anche ad altre notizie, come quelle relative al rallentamento della domanda di oil in Asia, e all’annuncio dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, che questa settimana ha comunicato che il mercato globale è tornato in una condizione di surplus, con Omicron che sta tornando a frenare il turismo.
L’Opec+, associazione a cui appartengono l’Opec e i paesi non Opec come la Russia, ha rassicurato sul fatto che, nel caso in cui fosse necessario procedere a una revisione dell’offerta di 400.000 barili al giorno, potrebbe riunirsi prima del meeting fissato per il prossimo 4 gennaio.
Ma Damien Courvalin, responsabile della divisione di ricerca sull’energia di Goldman Sachs, continua a ritenere che la domanda di petrolio testerà nuovi massimi nel 2022 e anche nel 2023.
“Abbiamo già assistito a una domanda record prima di questa ultima variante. A questo si deve aggiungere la richiesta più alta di carburanti e il fatto che l’economia mondiale sta ancora crescendo. Vedrete come la domanda testerà un nuovo record storico nel 2022 e, ancora, nel 2023”.
Riguardo al settore turismo, alle prese di nuovo con l’incubo Covid, Courvalin ha sottolineato che “dovremo aspettare che passi questa ondata, ma le previsioni sono di una ulteriore ripresa, l’anno prossimo, dei viaggi internazionali”.
L’outlook dell’analista di Goldman Sachs è così di prezzi del petrolio che si attesteranno in media a $85 al barile nel 2022, con un rischio al rialzo sui prezzi di 5-10 dollari in più.
Non è inoltre escluso che le quotazioni tocchino quota $100.
Due fattori dovranno essere monitorati: il primo è la possibilità che si verifichi un aumento dei costi per le società petrolifere in corrispondenza dell’aumento della produzione: “L’inflazione è ovunque nell’economia e, alla fine, ci sarà anche nel settore dei servizi petroliferi”, ha detto Courvalin. L’altro è il rischio che l’offerta di petrolio non riesca a centrare la domanda. In ogni caso, per l’esperto “è piuttosto concepibile” che i prezzi balzino, per l’appunto, fino a $110.