Petrolio: Brent rivede quota $40 per la prima volta da marzo, il mercato attende l’Opec+
Per la prima volta dal mese di marzo, i prezzi del petrolio Brent hanno riagguantato la soglia dei 40 dollari al barile. In particolare i futures sul Brent con scadenza ad agosto sono balzati fino a $40,42, al massimo dal 6 marzo scorso, dopo aver guadagnato il 3,3% nella giornata di ieri.
Bene anche il contratto WTI scambiato a New York, salito fino a $37,88, anche in questo caso al valore più alto dal 6 marzo scorso, dopo aver terminato la seduta della vigilia in rally del 3,9%.
A incidere positivamente è la fiducia dei trader nella decisione dei principali paesi produttori di petrolio di estendere i tagli all’offerta, insieme alla convinzione che l’uscita delle economie mondiali dalla fase di lockdown si tradurrà in un aumento della domanda di carburante.
Warren Patterson, responsabile della divisione di commodities di ING, commenta il trend rialzista delle quotazioni petrolifere con un interrogativo: “la domanda chiave è se questa estensione (dei tagli dell’Opec) sia qualcosa di cui il mercato abbia davvero bisogno”.
Di fatto, “i prezzi si sono rafforzati in modo significativo nel corso dell’ultimo mese, sia per la ripresa della domanda che per i tagli attuali all’offerta. E il mercato aveva già scontato la transizione da una situazione di surplus a una di deficit, andando verso il secondo semestre di quest’anno”. Insomma, Patterson sottolinea come i prezzi fossero in qualche modo già destinati a salire nel resto del 2020. Detto questo e “ovviamente, tagli più profondi velocizzerebbero il processo per riportare in equilibrio il mercato”.
Viene fatto notare come il meeting dell’Opec +, alleanza tra paesi Opec guidati dall’Arabia Saudita e paesi non Opec come la Russia fosse stato fissato per il 9-10 giugno. Ci sono tuttavia appelli affinché venga anticipato a domani, 4 giugno.
Alcune fonti sentite da Reuters hanno segnalato che l’Opec + potrebbe decidere di estendere i tagli di 9,7 milioni di barili al giorno – che sono stati concordati per i mesi di maggio e giugno, e che sono pari al 10% circa dell’offerta globale – nei mesi di luglio o anche fino ad agosto.
Un ribilanciamento del mercato dovrebbe avvenire anche dal lato della domanda, se si considera che economie come la Cina, secondo paese consumatore al mondo di petrolio, stanno ricominciando a crescere dopo il periodo più duro della pandemia da coronavirus.
“Con le misure di lockdown imposte per contenere il virus che continuano a essere rimosse, riteniamo che la domanda recupererà in modo graduale”, hanno scritto gli analisti di Capital Economics in una nota, stimando che i consumi globali di petrolio scenderanno nel 2020 appena al di sotto di quota 92 milioni di barili al giorno, rispetto a una domanda di 100,2 milioni precedente l’esplosione della pandemia in Europa e negli Stati Uniti.
Scendono inoltre anche le scorte. Proprio ieri l’American Petroleum Institute ha reso noto che, nella settimana terminata il 29 maggio, le scorte di petrolio crude sono scese di 483.000 barili. C’è da dire tuttavia che le scorte di petrolio e distillati sono aumentate, a conferma del quadro ancora incerto della situazione.