Oslo avverte Enel, rischia se non completa phase out dal carbone
Tra le big di Piazza Affari continua il momento difficile per Enel. Il titolo di maggior peso di tutto il listino milanese oggi viaggia in ribasso di oltre il 2%, bissando il calo di analoga entità della vigilia. Il titolo della maggiore utility italiana è sceso sotto il muro dei 6 euro, sui minimi a tre settimane. Dai massimi assoluti del 19 febbraio a 8,61 euro, Enel ha perso oltre il 30% del proprio valore con capitalizzazione scesa in area 61 miliardi di euro.
Il Fondo sovrano della Norvegia, il più grande del mondo, con mille miliardi di dollari in gestione, ha annunciato di aver messo sotto osservazione alcune società, fra cui l’italiana Enel, HP , Uniper e Vistra Energy.Obiettivo una loro possibile esclusione dal portafoglio del fondo, se non affronteranno il tema dell’utilizzo o della produzione di carbone.
Le mosse della Norvegia
Un giro di vite intrapreso da tempo dal fondo e che ha portato la Norvrgis s cedere quote di cinque società: oltre a Glencore e ad AngloAmericana, anche l’utility tedesca RWE, la danese AGL Energy e il gruppo sudafricano Sasol. Enel possiede tuttora molte centrali a carbone, in gran parte in Italia e il fondo norvegese è uno dei maggiori azionisti del gruppo italiano, con una quota del 2,13% a fine 2019, del valore di 1,7 miliardi di dollari. Lo scorso anno il Parlamento norvegese ha approvato regole più stringenti: se il fondo sovrano in precedenza doveva mettere al bando le società con oltre il 30% delle entrate o delle operazioni legate al combustibile fossile, ora nella lista nera finisce anche chi produce più di 20 milioni di tonnellate l’anno di carbone termico o possiede una capacità di generazione a carbone superiore a 10mila MW.
La posizione di Enel
Qui nascono i guai per Enel. Il gruppo guidato da Francesco Starace, primo produttore privato al mondo di energia rinnovabile, impegnato al phase out totale del carbone, nel primo trimestre aveva ancora una capacità a carbone installata di 11,7 Gigawatt. Nel suo piano industriale Enel prevede una discesa a 6,6 GW entro il 2022, che dovrebbe soddisfare Oslo e in merito alle centrali italiane, ha chiesto la Valutazione di impatto ambientale (Via) per riconvertire a gas l’impianto di Brindisi, mentre l’iter autorizzativo è già avviato per le centrali di La Spezia, Fusina e Civitavecchia. Il ceo di Enel, Francesco Starace, in un’intervista concessa a Bloomberg TV dopo i conti del primo trimestre 2020, ha affermato che non vede il settore delle utility ridimensionare gli investimenti in nuovi progetti nelle energie rinnovabili. “Non ci aspettiamo un restringimento, ma piuttosto un’accelerazione nel direzione del finanziamento dell’energia green”. Mosse che permetteranno ad Enel con tutta probabilità di non venire esclusa dal portafoglio del Fondo norvegese.