Notizie Valute e materie prime Oro e i motivi che potrebbero sostenerlo, tra cui il fattore inflazione

Oro e i motivi che potrebbero sostenerlo, tra cui il fattore inflazione

20 Maggio 2021 15:47

Sui mercati torna a frenare oggi l’oro, pur restando sui massimi a quattro mesi. Le quotazioni del Lingotto viaggiano sopra quota 1870 dollari l’oncia (-0,6%), prendendosi una pausa dopo i recenti guadagni. Come sottolinea Carlo Alberto De Casa, capo analista di ActivTrades, nell’ultimo periodo “gli investitori acquistano oro per differenti motivi. Tra i fattori principali, si sono sicuramente la debolezza del dollaro americano (l’indice del dollaro al minimo di 3 mesi) e i timori di inflazione. Inoltre, la propensione al rischio è diminuita e gli investitori si sono spostati su beni difensivi quali l’oro”. Al di là delle recenti performance, quali sono le prospettive per il metallo giallo?

Franklin Templeton si mostra ottimista sull’oro, citando diversi motivi a sostegno di questa view. In particolare, Steve Land, research analyst e portfolio manager di Franklin Equity Group, spiega perché la domanda di oro potrebbe rafforzarsi dopo la debolezza di inizio anno, e illustra le aree in cui intravede potenziali opportunità di investimento azionario.

Con le prospettive della ripresa economica, l’inizio d’anno è stato in salita per l’oro. In particolare, nel primo trimestre 2021 ha subito la maggiore flessione trimestrale dal 2016, arretrando del 10% (a 1.707 dollari all’oncia), con i prezzi che sono scesi sotto i 1.700 dollari in due diversi giorni del mese di marzo. “Un aumento dell’indice del dollaro USA ponderato per l’interscambio, una rotazione verso gli asset più rischiosi e la pressione in vendita generatasi dopo che i rendimenti dei Treasury USA hanno raggiunto il livello più alto in quasi 11 mesi hanno tutti pesato sull’oro all’inizio dell’anno”, spiega Steve Land indicando che l’aumento dei rendimenti obbligazionari ha generalmente smorzato l’attrattiva del metallo, tanto che le posizioni in exchange-traded fund (ETF) sull’oro fisico hanno continuato a perdere terreno, mentre i deflussi sono proseguiti per tutto il mese di aprile.

In aprile le quotazioni dell’oro sono risalite con l’inizio della normalizzazione dei mercati e la ripresa delle fonti tradizionali di domanda, come la produzione di gioielli“, sottolinea l’esperto che poi sofferma sul tema inflazione. Secondo Land, è interessante notare che i crescenti timori per l’inflazione non si sono finora tradotti in un rincaro del metallo giallo, anche se i dati sull’inflazione attualmente pubblicati rimangono sottotono grazie ai tassi d’interesse contenuti e alle efficienze legate alla tecnologia. “Crediamo che l’inflazione giocherà un ruolo di primo piano in molti paesi, poiché i governi cercheranno di ridurre il valore reale del debito che hanno accumulato durante la crisi. Ciò potrebbe alimentare la domanda regionale di oro quale alternativa comprovata alla detenzione di carta moneta nei contesti inflazionistici”.

Oro vs bitcoin
Al di là dei tradizionali effetti valutari, gli analisti del mercato dell’oro ipotizzano che il Bitcoin e altre criptovalute potrebbero sostituire l’oro nella mente di alcuni investitori quale forma di copertura dall’inflazione. Franklin Templeton rileva differenze significative nel modo in cui molti governi vedono e trattano le criptovalute rispetto all’oro, e ravvisa senz’altro nella regolamentazione pubblica un importante fattore di rischio che non esiste nella stessa misura per l’oro, data la lunga storia e il significativo coinvolgimento delle banche centrali nel mercato del metallo giallo.

Lato domanda, diverse aree di crescita
Secondo l’analisi di Franklin Templeton, un 2020 turbolento ha lasciato un’incertezza persistente sui mercati dell’oro, ma ha generato anche diverse aree di crescita della domanda. Ad esempio, la domanda indiana di oro nel 2020 si è attestata al suo livello minimo nella serie di dati del World Gold Council, lasciando margini significativi per un’espansione della domanda in futuro, quando l’economia tornerà alla normalità. Sempre nel 2020 sono diminuiti gli acquisti delle banche centrali globali, che hanno utilizzato il denaro contante per stabilizzare le economie e fornire stimoli economici, ma l’oro potrebbe ritrovare il favore degli istituti di emissione se i tassi d’interesse rimangono storicamente bassi e aumenta la volatilità sui mercati globali dei cambi.

“La Germania è stata un mercato di spicco nel 2020, poiché il contesto di tassi d’interesse negativi nel paese ha evidentemente accresciuto il fascino dell’oro quale riserva di valore – dichiara Land -. La Germania ha superato l’India, diventando il secondo mercato al dettaglio più grande del mondo dietro la Cina”. Il rapporto sulla domanda di primo trimestre del World Gold Council ha evidenziato una ripresa del 52% anno su anno della domanda globale di gioielli, che segna l’inizio trimestrale più vigoroso dal 2013 ed è indicativo di una ripresa economica in molte parti del mondo. Anche gli investimenti in lingotti e monete sono saliti del 36% rispetto a un anno fa, spinti dal calo dell’oro rispetto ai massimi del 2020 e dai timori per le crescenti pressioni inflazionistiche. Siamo dell’avviso che il metallo giallo potrebbe beneficiare di una stabilizzazione dell’interesse degli investitori in ETF sull’oro e della continua ripresa ed espansione di alcuni dei mercati più tradizionali.

Gli altri metalli preziosi
Non solo oro. Altri metalli preziosi come il platino, il palladio e il rodio hanno profili di domanda e offerta molto diversi, ma evidenziano tutti un aumento dei prezzi dall’inizio dell’anno. Tra questi, rciorda l’esperto, le quotazioni del palladio che hanno toccato nuovi massimi storici in aprile, mentre il rodio, usato nei convertitori catalitici delle automobili per rimuovere l’ossido di azoto, ha chiuso aprile in prossimità del livello record di marzo, con prezzi quasi quadruplicati da aprile 2020 a poco meno di 30.000 dollari all’oncia. Inoltre, a fine aprile il prezzo del rodio – considerato il metallo più raro e prezioso del mondo – si è collocato su quasi 40 volte il livello di appena cinque anni fa, a causa della maggiore domanda proveniente dalle case automobilistiche, chiamate a conformarsi a norme più rigorose sulle emissioni.