Ops Intesa in dirittura d’arrivo. Carlo Messina punta ad assemblea UBI già a settembre e vendita filiali a Bper entro fine anno
Si conclude oggi l’ops di Intesa SanPaolo su Ubi Banca, in base a quanto stabilito dalla Consob, che ha esteso il periodo di adesione di due giorni, posticipando la scadenza dal 28 luglio precedentemente stabilito, a oggi, giovedì 30 luglio.
La vittoria del banchiere Carlo Messina, etichettato da alcuni come ‘padrone della finanza’, è risultata conclamata già l’altroieri, quando Borsa Italiana ha comunicato un balzo delle adesioni al 71,9%.
Ieri le cose sono andate ancora meglio, visto che sempre Borsa Italiana ha reso noto che le adesioni all’offerta hanno raggiunto il 75,679% del capitale di Ubi Banca.
In particolare, le azioni ordinarie apportate all’offerta sono state 43.137.229, per un totale di 865.764.708 azioni apportate complessivamente dal 6 luglio 2020, data di inizio dell’Ops che si conclude oggi.
E’ dall’altro ieri che Messina può stare dunque tranquillo, visto che la soglia massima prefissata da Intesa con l’ops, pari al 66,67%, è stata indiscutibilmente superata.
Questo significa che Intesa SanPaolo procederà alla fusione per incorporazione di UBI, detenendo il controllo delle assemblee straordinarie di UBI Banca, e dunque potendo senza problema assicurarsi il via libera alla vendita di più di 500 sportelli della banca risultante dalla fusione a Bper. Vendita che potrebbe avvenire anche entro l’anno, stando a quanto riportato dal Corriere della Sera:
“La cessione delle filiali di Ubi potrebbe avvenire entro dicembre, così da arrivare all’assemblea della fusione ad aprile 2021 in contemporanea ai conti annuali. I tempi sono stati finora rispettati: oggi termina l’opas, lunedì 3 agosto Ubi presenterà la sua ultima semestrale da istituto indipendente e in quell’occasione la presidente Letizia Moratti e il ceo Victor Massiah trarranno un bilancio finale per soci e dipendenti. Poi — ma sul punto le diplomazie sono ancora al lavoro — ci potrebbero essere le dimissioni del board, che resterà comunque in carica per l’ordinaria amministrazione, mentre nel frattempo il neoazionista chiamerà un’assemblea per nominare il consiglio, a metà settembre-metà ottobre”.
Ancora il Corriere:
“Sarà il board targato Intesa che procederà alla cessione dei 532 sportelli di Ubi a Bper. Per accordi con l’antitrust, la vendita del ramo d’azienda deve avvenire entro sei mesi dalla fine dell’operazione. Ci sarà inoltre un’asta per ulteriori 17 sportelli. Questo passaggio è atteso a fine anno. Quindi in primavera si procederà alla fusione di ciò che resta di Ubi dentro la controllante, dando effettivamente vita alla settima banca europea da 5 miliardi di utili, 460 miliardi di impieghi, 1,1 trilioni di risparmio gestito“.
Una nota di Equita riporta anche le indiscrezioni de Il Sole 24 Ore, che confermano la tabella di marcia di Messina: già “entro metà ottobre potrebbe tenersi l’assemblea per la nomina di un nuovo Cda, che dovrebbe procedere in tempi brevi alla cessione degli sportelli a BPE – che nel frattempo dovrebbe aver completato la ricapitalizzazione. Nel primo trimestre del 2021 portebbe quindi tenersi l’assemblea straordinaria per deliberare la fusione di UBI; Intesa SanPaolo potrebbe quindi velocizzare il processo di integrazione rispetto alla tempistica originaria, con relativo beneficio in termini di phasing del raggiungimento delle sinergie da costo”.
Sempre il Sole 24 Ore scrive che “in casa Intesa Sanpaolo già si lavora alle prossime tappe. Del resto, a meno di clamorosi (e improbabili) balzi delle adesioni quest’oggi oltre quota 90% o 95% – che porterebbero Ca’ de Sass all’offerta obbligatoria sulle azioni residue e quindi all’automatica fusione e delisting -, il gruppo di Carlo Messina dovrà passare dall’assemblea straordinaria di Ubi per procedere all’incorporazione”.
Niente esclude che l’attuale Cda della banca possa rimanere in carica. Tuttavia, in diversi reputano “scontate le dimissioni dei vertici della banca (UBI Banca), dall’a.d. Victor Massiah alla presidente Letizia Moratti al vicepresidente Roberto Nicastro”.
La svolta della valanga dei sì, vale la pena ricordarlo, si è avuta con la capitolazione dei soci storici di UBI Banca, che non sono riusciti più a resistere all’offerta che Messina & Co hanno deciso alla fine di aumentare.
Dal fronte degli investitori istituzionali, si ricorda che l’offerta aveva già visto l’adesione di grandi soci come Fondazioni Crc (5,9%), Banca del Monte di Lombardia (3,9%), Cattolica (1%) e il patto dei soci bresciani (8%) mentre quello degli azionisti bergamaschi aveva deciso di lasciare libertà di scelta.
Fonti finanziarie hanno poi rivelato che il sì è stato pronunciato anche dal fondo Silchester, che detiene l’8,5% , mentre rimane l’incognita del fondo Parvus, che ha comunque già consegnato un 2,5% del capitale (tenendo dunque fuori il restante 5,9%).
Restano poche ore per portare avanti la caccia ai piccoli soci. Il Sole scrive che “all’appello di certo manca invece ancora una quota del mondo retail, stimata secondo fonti finanziarie attorno all’1-3%. L’advisor Morrow-Sodali, global information agent di Intesa, si è concentrato in particolare su questo fronte, andando a raccogliere in questi giorni partecipazioni su circa 150mila piccoli azionisti appartenenti alle ex popolari. I radar sono rivolti in particolari verso piccoli soci, spesso con spezzature, che hanno ancora qualche ora per non rimanere esclusi dal riconoscimento del premio che verrà meno una volta che l’Opas si sarà chiusa”.