Obbligazioni sostenibili: è boom di social bond, nei prossimi mesi previste nuove emissioni green
La crisi del Covid-19 ha innescato un riequilibrio nell’area del reddito fisso sostenibile. Se prima dominavano incontrastati i green bond, negli ultimi due mesi l’attenzione si è spostata verso le implicazioni sociali con un boom dei social bond, le obbligazioni che raccolgono fondi per progetti sociali. Nel lungo termine, tuttavia, il mercato delle obbligazioni verdi sovrane continuerà a crescere, con diverse operazioni previste per la seconda metà dell’anno. Alcune con nuove strutture innovative.
Il Covid ha spinto le emissioni di social bond
Prima del Covid, i ricavi dei social bond venivano utilizzati soprattutto per progetti di social housing e per la creazione di posti di lavoro. Recentemente, agenzie e organizzazioni sovranazionali li hanno invece utilizzati per contribuire a mitigare il grave impatto sociale ed economico diretto e indiretto del coronavirus. I profitti della maggior parte dei cosiddetti Covid-19 bond finanziano progetti sociali legati alla sanità e al mantenimento dell’occupazione. Da inizio aprile sono stati raccolti circa 20 miliardi di euro, soprattutto in Francia, Spagna, Italia, Paesi Bassi, Giappone e Africa. In meno di tre mesi, il mercato dei social bond è cresciuto del 43%, raggiungendo i 66 miliardi di euro.
La maggior parte del ricavato è stato utilizzato per sostenere le micro, piccole e medie imprese (Pmi), con particolare attenzione al mantenimento dei posti di lavoro. In Francia per esempio, per contrastare le fluttuazioni del mercato del lavoro legate a Covid-19, l’Unédic, l’ente francese che gestisce i contributi sociali contro la disoccupazione, ha lanciato il 15 maggio scorso il più grande social bond emesso fino ad oggi, per un valore di 4 miliardi di euro. In risposta alle sfide del settore sanitario, altri proventi di altri social bond lanciati di recente hanno riguardato forniture e attrezzature mediche, riabilitazione, infrastrutture mediche e R&S per medicinali e vaccini.
“La pandemia di Covid-19 ha chiaramente ampliato il mercato dei social bond, che adesso si trova in una fase molto simile a quella del mercato delle obbligazioni verdi nel 2013 e nel 2014 – sottolinea Jovita Razauskaite, Portfolio Manager Green Bond di NN Investment Partners – Tuttavia, nonostante la recente accelerazione della crescita, questo segmento è ancora relativamente piccolo e dominato da pochi partecipanti”. Per crescere ulteriormente e diversificarsi il mercato delle obbligazioni sociali dovrà quindi attrarre una gamma più ampia di partecipanti e tipi di emittenti.
Emittenti sovrani pronti a nuove emissioni di green bond
NN IP ritiene che nel lungo periodo, i green bond continueranno a guidare la costruzione di una ripresa economica sostenibile. Il mercato delle obbligazioni verdi governative continua a crescere, con diversi potenziali candidati sovrani europei, tra cui Germania, Italia, Spagna, Svezia e Danimarca, che prevedono l’emissione dei primi green bond nel 2020. Anche con nuove formule innovative.
La Germania per esempio, è sulla buona strada per emettere il suo primo green bond (probabilmente di 10 miliardi di euro) tra agosto o settembre di quest’anno. Dopo aver preso in considerazione altre opzioni, il governo tedesco ha annunciato che sta pianificando di attingere al mercato con una nuova struttura di “twin green bond”, ossia l’obbligazione verde sarà emessa in concomitanza con un’obbligazione convenzionale con la stessa cedola e scadenza. Ciò consentirebbe una diversificazione naturale tra investitori convenzionali e investitori in green bond.
Un’altra potenziale nuova struttura di obbligazioni sovrane green è stata proposta dalla Danimarca. Nel concetto danese, le obbligazioni sono emesse con etichette trasferibili chiamate “add-on” o certificati verdi. Ciò significa che un’emissione ha due componenti concepite come titoli separati, ciascuno con il proprio ISIN. Una è un’obbligazione convenzionale e l’altra è un “certificato verde”. Quest’ultimo è la parte che contiene la prova che il denaro venga utilizzato per spese e/o progetti verdi. La logica alla base di questa proposta è la piccola dimensione del mercato delle obbligazioni sovrane danesi e il timore che avere due tipi di obbligazioni sovrane possa creare implicazioni per la liquidità del mercato nel suo complesso.