Notizie Notizie Italia Nuovo piano Intesa Sanpaolo: oltre 22 miliardi di dividendi e utile a 6,5 mld nel 2025

Nuovo piano Intesa Sanpaolo: oltre 22 miliardi di dividendi e utile a 6,5 mld nel 2025

4 Febbraio 2022 09:54

Intesa Sanpaolo mantiene fede al suo dna di banca dalla politiche sui dividendi molto generose. Il nuovo piano d’impresa al 2025 prevede di restituire agli investitori oltre 22 miliardi di euro, confermandosi in pole tra le banche europee più generose con gli azionisti e rispondendo così ai 16 miliardi di euro in quattro anni messi sul piatto da Unicredit nel suo piano al 2024 presentato lo scorso dicembre.

Nel dettaglio sono previsti per gli azionisti oltre 22 miliardi di euro per il 2021-2025 da dividendi cash con payout ratio al 70% in ciascun anno del Piano e buyback di 3,4 miliardi nel 2022; ogni eventuale ulteriore distribuzione sarà valutata anno per anno a partire dal 2023.

I target finanziari del nuovo piano d’impresa 2022-2025 del gruppo Intesa Sanpaolo prevedono un utile netto in aumento a 6,5 miliardi di euro nel 2025 dai 4,2 miliardi nel 2021 (+11,8% CAGR). E’ previsto un forte aumento della redditività con ROTE in aumento al 13,9% nel 2025 dal 9,1% nel 2021; ROE in aumento all’11,6% nel 2025 dal 7,6% nel 2021. Il risultato corrente lordo è visto in aumento a 10,1 miliardi di euro nel 2025 da 6,6 miliardi nel 2021 (+11,1% CAGR). Il risultato della gestione operativa in aumento a 12,2 miliardi di euro nel 2025 da 9,9 miliardi nel 2021 (+5,5% CAGR).

La banca guidata da carlo Messina si aspetta per il 2022 un utile netto di circa 5 miliardi di euro, dopo aver centrato l’obiettivo per il 2021 di profitti oltre i 4 miliardi di euro.

Obiettivo zero NPL

A livello patrimoniale, il nuovo piano 2022-2025 di Intesa Sanpaolo indica un Common Equity Tier 1 ratio fully phased-in superiore al 12% nel 2022-2025 secondo le regole di Basilea 3 / Basilea 4, includendo gli impatti negativi regolamentari stimati in circa 60 centesimi di punto e i benefici derivanti dall’ottimizzazione degli attivi ponderati per il rischio (RWA) per circa 30 centesimi di punto, con un impatto negativo fully phased-in di Basilea 4 nel 2025 pari a circa 55 centesimi di punto, ante azioni di mitigazione, che sarà compensato dal beneficio dell’assorbimento delle imposte differite attive (DTA) nel quadriennio 2026-2029. Il leverage ratio fully phased-in è stimato pari a 6,2% nel 2025 rispetto a 5,6% nel 2021.

Intesa Sanpaolo prevede una significativa riduzione del profilo di rischio e taglio del costo del rischio. La banca punta a “zero Npl” e senza impatto dal calendar provisioning. Nel dettagli Intesa Sanpaolo prevede crediti deteriorati ridotti nel 2025 a 9,3 miliardi al lordo delle rettifiche, da 15,2 miliardi nel 2021, che dopo coperture e svalutazioni diventano 4,6 miliardi netti (da 7,1 miliardi nel 2021). L’incidenza dei deteriorati sui crediti totali è vista ridursi nel 2025 all’1,6% al lordo delle rettifiche dal 2,4% nel 2021 (0,8% al netto dall’ 1,2% nel 2021). Inoltre il costo del rischio è atteso in calo a circa 40 centesimi di punto nel 2022-2025 e a 38 centesimi di punto nel 2025 da 59 centesimi di punto nel 2021 (-21 centesimi di punto).

 

Il nuovo piano d’impresa 2022-2025 del gruppo Intesa Sanpaolo mira a creare complessivamente oltre 520 miliardi di euro di valore per tutti gli stakeholder. Alle politiche di remunerazione per gli azionisti si affiancano quelle per famiglie e imprese con nuovo credito a medio-lungo termine erogato all’economia reale per 328 miliardi di euro, di cui 285 miliardi in Italia; per le persone del Gruppo previste spese del personale per 26,5 miliardi di euro; per i fornitori previsti acquisti e investimenti per 17 miliardi di euro; per il settore pubblico: imposte (dirette e indirette) per 15 miliardi di euro; per il social lending: nuovo credito a supporto di attività nonprofit e di persone vulnerabili e giovani per 25 miliardi di euro; per le persone in difficoltà, i giovani e i senior: investimenti e donazioni per circa 500 milioni di euro; per l’ambiente: nuovo credito alla green economy, all’economia circolare e alla transizione ecologica per 88 miliardi di euro, con un forte focus sul supporto alla transizione ecologica alle aziende corporate e alle piccole e medie imprese.

Per quanto riguarda il personale, sono circa 4.600 le nuove assunzioni previste nel piano d’impresa e circa 8.000 riqualificate/riconvertite con circa 2.600 alla filiale digitale, 4.000 alla tecnologia (digitale, dati e analytics), 3.500 alle iniziative prioritarie (come Pnrr, crescita dell’attività, riduzione del profilo di rischio) e 2.500 ad altro (Esg /Impact Banking, funzioni di controllo, turnover).

Equita Sim sottolinea come i target del piano siano coerenti con le attese con una forte remunerazione agli azionisti. Relativamente al quarto trimestre 2021, la sim milanese sottolinea come i numeri siano leggermente superiori a livello operativo, sostanzialmente in linea in termini di risultato netto.

I numeri del 2021

Intesa SanPaolo ha diffuso anche i conti 2021 che evidenziano un utile netto pari a 4,185 miliardi di euro, rispetto a 3,277 miliardi del 2020, in crescita del 19,4% rispetto a 3.505 milioni se si escludono le componenti relative all’acquisizione di UBI Banca e l’impatto contabile del connesso impairment del goodwill. Il quarto trimestre dell’anno ha evidenziato un utile netto di 179 milioni di euro rispetto alle stime di utile di 107 milioni di euro.

Tornando ai dati sull’intero 2021, il risultato corrente lordo è aumentato del 7,3% rispetto al 2020; il risultato della gestione operativa ha segnato una crescita del 5,4% rispetto al 2020; I proventi operativi netti sono saliti dell’1,9% rispetto al 2020, con commissioni nette salite del 9,3%; i costi operativi sono scesi dell’1,1% rispetto al 2020. Il cost/income si attesta a fine 2021 al 52,5% nel 2021, il costo del rischio del 2021 si è attestato a 59 centesimi di punto (da 97 nel 2020), a 25 se si esclude lo stanziamento per accelerare la riduzione dei crediti deteriorati (da 48 nel 2020 se si esclude lo stanziamento per i futuri impatti di COVID-19);

Lo stock di crediti deteriorati scende a dicembre 2021, dal dicembre 2020, del 27% al lordo delle rettifiche di valore e del 34,1% al netto, rispettivamente del 50,2% e 48% pro-forma tenendo conto della riduzione per cessioni prevista nel 2022 già oggetto di accantonamento nel quarto trimestre 2021; L’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti complessivi a dicembre 2021 è pari al 3,2% al lordo delle rettifiche di valore e all’1,5% al netto.