Nozze Banco BPM e Credit Agricole Italia: ci siamo quasi, per analisti effetto positivo anche su Anima
Le nozze tra Banco BPM e Credit Agricole Italia sono così vicine dall’essere celebrate, che le due banche avrebbero “già definito la governance” dell’entità risultante dall’operazione di M&A. E’ quanto riporta il Corriere della Sera, che precisa come, stando ad alcune indiscrezioni, l’attuale numero uno di Banco BPM, Giuseppe Castagna, diventerebbe il ceo della banca nascente dal matrimonio. L’AD di Agricole Italia Giampiero Maioli assumerebbe invece la carica di presidente del nuovo istituto.
A confermare le indiscrezioni di un’unione, già snocciolate da giorni da Il Messaggero, è stato un articolo del Corriere della Sera, che vede sempre di più avvicinarsi la creazione della seconda banca italiana, immediatamente dopo quella che si è già stagliata al podio della classifica, con l’operazione tra Intesa SanPaolo e Ubi Banca.
Il mix Banco BPM e Credit Agricole Italia dovrebbe riuscire infatti a spodestare dal secondo posto UniCredit, che a sua volta potrebbe cambiare strategia e magari anche volto, ora che la carica di presidente è stata affidata all’ex ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan.
“Già soci in Agos, la società di credito al consumo che vede l’istituto di piazza Meda (ovvero Banco BPM) al 39 per cento e i francesi che controllano il restante 61 per cento, Banco Bpm e Crédit Agricole potrebbero unirsi in matrimonio nella prossima primavera“, scrive l’articolo pubblicato oggi sul Corriere della Sera.
Certo, “criticità appaiono soprattutto di natura politica, visto che il Crédit Agricole è francese – spiega l’articolo, che aggiunge tuttavia come la banca, da anni in Italia, si sia comportata sempre bene, così si può dire, nel territorio italiano, con “operazioni che hanno sempre garantito la rappresentanza delle minoranze e la tutela degli accordi pregressi, anche ai partner in maggior difficoltà”.
Il piano dovrebbe essere annunciato in concomitanza con l’aggiornamento del piano industriale di Banco BPM che, ricorda il Corriere, sarà “presentato entro la fine dell’anno”.
Viene precisato che, “in quel documento, Banco Bpm dovrebbe annunciare la chiusura di ulteriori trecento agenzie: sarebbe il prodromo della fusione che vedrebbe nascere un gruppo con circa 2.600 sportelli in Italia rispetto ai 2.908 che rappresentano la somma odierna delle rispettive agenzie”.
In ogni caso il risultato sarebbe un’aggregazione di tutto rispetto: nascerebbe alla fine il secondo gruppo bancario in Italia, con “32 mila dipendenti e, stando ai bilanci chiusi il 31 dicembre 2019, 6 miliardi di euro di proventi operativi e oltre 1,1 miliardi di utile netto (..)”. Insomma, “sarebbe una banca di grandi dimensioni, con alle spalle un partner francese che è presente in 50 paesi e ha chiuso il 2019 con 6,8 miliardi di utili netti. Una banca che avrebbe una presenza in Italia superiore a quella attuale di Unicredit”.
Così commentano le indiscrezioni gli analisti di Equita SIM:
“Secondo quanto riportato Il Corriere Economia i contatti per un’aggregazione fra Banco BPM e Credit Agicole Italia sarebbe giunti al punto di aver già definito la governance della nuova entità, che vedrebbe l’attuale AD di Banco BPM Castagna diventare CEO e il CEO di Agricole Italia proposto come presidente. L’operazione prevedrebbe la chiusura di 300 filiali (ovvero l’11% del totale), opzione che sarebbe in ogni caso prevista anche nel nuovo piano stand- alone di Banco BPM in via di definizione: come già anticipato, la combined entity risulterebbe la seconda realtà domestica dopo Intesa SanPaolo, con una quota di mercato a livello nazionale del 11%, ovvero lo stesso livello di UniCredit, e del 15% nel nord. Uno dei principali rischi di esecuzione dell’operazione risiede nella necessità di ottenere l’approvazione da parte dell’assemblea straordinaria dei soci Banco BPM – che non vedrebbero concretizzarsi alcun premio esplicito visto che la creazione di valore, nell’immediato, deriva dalle valutazioni relative degli asset (BAMi tratta con un P/TE di 0,24 volte o 0,18 volte al netto del valore delle partecipazioni quotate, della quota in Agos Ducato e senza considerare gli oltre 700 milioni di capital gain impliciti nel portafoglio BTP non computati nel CET)”.
Equita continua:
“Un punto fondamentale per rendere l’operazione più interessante per i soci Banco BPM – oltre alla valutazione relativa – riguarda secondo noi l’inclusione nel perimetro del deal della quota in Agos-Ducato (61%) detenuta da Credit Agricole. Nel caso anche questo asset facesse parte dell’operazione, e qualora fossero confermate le indiscrezioni della settimana scorsa riportate dal Messaggero (quota soci Banco BPM nella combined entity pari al 55-60%), ci sarebbe una creazione di valore per Banco BPM (pre-sinergie) pari almeno al 30% – derivante, in primis, dal riconoscimento a mark-to-market del valore delle attività bancarie tradizionali di Banco BPM (circa ad almeno 1 miliardo) attualmente non incorporate in pieno nei prezzi di mercato. Per Anima, riteniamo che in caso di un’aggregazione fra Banco BPM e Credit Agricole Italia una soluzione probabile possa essere l’estensione dell’accordo di distribuzione (tra Anima e Banco BPM) al network della nuova entità (attraverso un esborso). Riteniamo improbabile l’annullamento dell’accordo di distribuzione con BAMI, che genererebbe dei costi, o la prosecuzione di due accordi di distribuzione sulle due reti, mentre tra le ipotesi resta quella speculativa di una combinazione con Amundi (anche se più difficile da accettare da un punto di vista politico). Quindi complessivamente per Anima vediamo positivamente un’aggregazione fra BAMI e Credit Agricole Italia“.