Non solo PEPP e TLTRO, la Bce di Lagarde lancia anche i PELTRO. Ma ai mercati drogati di liquidità non basta
PEPP, APP, TLTRO, OMT e ora anche PELTRO. Gli acronimi che racchiudono l’azione salvifica della Bce nei confronti dell’area euro aumentano, a conferma di come le munizioni della banca centrale si facciano sempre più variegate e sofisticate. L’arsenale, evidentemente, non si è affatto svuotato, e Christine Lagarde ha ancora margini per intervenire e soccorrere l’economia dell’Eurozona.
Straziato dal dramma coronavirus-Covid-19, il blocco fa fronte a una “crisi senza precedenti”, come ha ammesso oggi Lagarde. A dimostrazione della crisi, la sala normalmente gremita di giornalisti vuota: una conferenza stampa virtuale, che ha visto la numero uno della Bce rispondere alle domande dei giornalisti in collegamento telefonico.
Le novità non sono mancate. Ma i mercati non hanno dato la loro benedizione. La principale novità è racchiusa proprio in questo nuovo acronimo: PELTRO, che sta a indicare per la precisione non-targeted pandemic emergency longer-term refinancing operations (PELTROs). Tradotto, operazioni di rifinanziamento di più lungo periodo non targeted: aste, insomma, che saranno condotte per sostenere la liquidità del sistema finanziario dell’area euro e per contribuire a preservare il fluido funzionamento dei mercati monetari, fornendo una garanzia efficace di liquidità.
Si tratterà di sette operazioni di rifinanziamento aggiuntive, che prenderanno il via “a maggio, per scadere in sequenza sfalsata tra il luglio e il settembre del 2021, in linea con la durata delle misure di allentamento delle garanzie”. Ancora, stando a quanto recita il comunicato della Bce, il tasso applicato sarà inferiore di 25 punti base rispetto al tasso medio sulle principali operazioni di rifinanziamento prevalenti sulla vita di ciascun PELTRO”.
Ma la nuova misura pro-liquidità PELTRO non è certo l’unica novità decisa dalla Bce in questo nuovo contesto di pandemia. Certo, i tassi sono stati lasciati invariati. Ma attenzione. Non tutti. Invariati sono i principali, ovvero i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale, che rimangono inchiodati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,50%. Ma sbaglia chi dice che la Bce non ha tagliato i tassi, perchè un taglio c’è stato. E’ quello con cui Lagarde ha sforbiciato i tassi delle operazioni di rifinanziamento a lungo termine lanciate a favore delle banche dell’area euro (TLTRO).
Il Consiglio direttivo ha deciso infatti di ridurre il tasso sulle operazioni di TLTRO III che saranno lanciate nel periodo compreso tra il giugno di quest’anno e il giugno del 2021 fino a 50 punti base al di sotto il tasso di interesse medio sui depositi, relativo alle principali operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema prevalenti nello stesso periodo. Come ha detto la stessa Lagarde, questo significa che i tassi sui TLTRO potranno scendere fino al -1%. Vale la pena di ricordare che le TLTRO sono operazioni di rifinanziamento di lungo termine ‘targeted’ (mentre le PELTRO sono non-targeted) che si sostanziano in prestiti a tassi agevolati che la Bce concede alle banche dell’Eurozona. L’obiettivo è di incoraggiare gli istituti a stimolare l’economia reale.
Non ci sono state novità, invece, riguardo al al QE pandemico, lanciato a sorpresa a metà marzo, con cui Lagarde & Co. hanno mostrato tutta l’intenzione di rastrellare debiti sovrani europei, dunque anche (soprattutto, come dice Goldman Sachs) i BTP .
Il suo valore, fissato a 750 miliardi di euro, non è stato aumentato, anche se Lagarde ha confermato l’apertura a incrementarlo in qualsiasi momento, aggiungendo che il programma potrebbe durare anche oltre la fine di quest’anno e fino a quando il Consiglio direttivo non avrà certificato la fine della crisi da coronavirus.
Una “crisi senza precedenti in tempi di pace”, come l’ha definita Lagarde, che rischia di provocare una contrazione del Pil dell’Eurozona tra il -5% e il -12% nel 2020, con l’intensità che dipenderà dal successo e dalla durata delle misure di lockdown che hanno messo in quarantena l’economia globale. A tal proposito, non si possono non citare i dati disastrosi relativi ai Pil di Italia e di Francia. E la cosa peggiore è che il peggio non sarebbe ancora arrivato. Forse anche per questo i mercati hanno bocciato le decisioni prese dalla banca centrale europea. Probabilmente, si aspettavano già ora una espansione del QE pandemico.
Lo spread BTP-Bund è balzato di oltre 4 punti percentuali, mentre i titoli delle banche italiane, a dispetto della novità sul TLTRO, sono scesi, con UniCredit fino a -4%.
A deludere i mercati è stata probabilmente anche la frase con cui Lagarde, interpellata da un giornalista, ha risposto che il Consiglio direttivo della Bce non ha discusso in merito all’eventualità di acquistare i junk bond, dopo la novità storica della scorsa settimana, quando è stata la stessa Francoforte ad annunciare che d’ora in poi accetterà i titoli junk in garanzia, per la prima volta in assoluto. Secondo i mercati la Bce è stata insomma fin troppo cauta, soprattutto se paragonata alla Fed di Jerome Powell, che ha già lanciato un “QE infinity and beyond” (QE infinito e oltre) e/o un QE Illimity, senza limiti.
D’altronde, un articolo del Financial Times di qualche ora fa aveva fatto notare che l’arsenale della Bce non è affatto vuoto e che, di spazio per agire, ce ne sarebbe ancora molto. Al punto che la banca centrale potrebbe anche decidere di aspirare i bond emessi dalle banche. Soprattutto in tempi di pandemia da coronavirus.
Detto questo, sul caso dell’Italia – secondo alcune fonti la Bce avrebbe deciso di accettare in garanzia i titoli con rating junk proprio per blindare il paese – Lagarde non si è esposta troppo ma neanche ha fatto quell’incredibile gaffe sullo spread che tanto aveva mandato in tilt i mercati nella precedente riunione della Bce.
L’ex numero uno dell’Fmi ha imparato evidentemente la lezione e, senza esporsi troppo sui singoli casi specifici, ha sottolineato che la Bce è pronta a tutto pur di evitare il rischio di frammentazione dell’euro. Ma anche questa rassicurazione non è stata sufficiente.