Netflix e Peloton: tracollo dei titoli Covid Winner. Azzerati i guadagni dell’era pandemica. E ora?
Entrambi titoli Winner del 2020 grazie ai severi lockdown imposti in tutto il mondo per arginare il Covid, Netflix e Peloton sono stati assediati la scorsa di settimana da un’ondata record di sell, che ha portato Peloton a bucare anche il prezzo dell’Ipo lanciata nel 2019.
A pesare è stata la pubblicazione di numeri – e outlook – che non hanno convinto i mercati.
In entrambi i casi la parola chiave è ‘abbonamenti’, che si tratti di quelli per non perdersi l’ultima serie tv uscita su Netflix o di seguire i workout sfornati dalla promessa del fitness indoor.
Se nel 2020 abbonarsi a questi servizi era diventata una necessità, a causa dei diktat in stile stay at home che avevano interessato il mondo, nel 2021 e anche oggi, nel 2022, a dispetto di Omicron, i vaccini hanno restituito ai consumatori la libertà delle attività all’aperto.
Nel New Normal, dove il Covid continua a essere una realtàma dove nella maggior parte dei paesi si evita di tornare a rintanarsi in casa, sia Peloton che Netflix hanno dovuto apportare aggiustamenti alle loro previsioni.
Il risultato è che, uniti nella stessa sorte, entrambe le azioni sono crollate a livelli precedenti l’esplosione della pandemia Covid, tant’è che Bloomberg ha stilato un grafico che parla di “End of an Era”, ovvero di “Fine di un’era”, facendo notare come entrambi i titoli abbiano cancellato i guadagni incassati durante la pandemia.
Peloton scivola sotto prezzo Ipo lanciata nel 2019
Ovviamente, i pesanti smobilizzi vanno spiegati, oltre che con i problemi ‘di casa’, anche con il risk off che, dall’inizio dell’anno, si è abbattuto soprattutto sul Nasdaq: a essere martoriati sono stati infatti i titoli hi-tech e in generale le azioni growth, più sensibili a un contesto in cui si prezza l’aumento dei tassi di interesse, come quello attuale, in cui si scommette su una Fed decisamente più hawkish, a causa del balzo dell’inflazione Usa.
La scorsa settimana il Nasdaq ha chiuso in calo per la quarta settimana consecutiva, riportando la fase ribassista più duratura dai mesi di aprile e maggio del 2021 e scivolando a un valore inferiore di oltre il 14% dal valore di chiusura testato nel mese di novembre.
Ha iniziato Peloton, giovedì scorso, diramando i risultati preliminari di bilancio.
La società ha reso noto che il fatturato relativo al suo secondo trimestre fiscale terminato il 31 dicembre scorso ammonterà a un valore incluso nel range di previsioni comunicato in precedenza. Il numero degli abbonamenti, tuttavia, si confermerà inferiore a quanto stimato nello stesso outlook.
Il titolo è così crollato giovedì del 23,9%, a $24,22, scivolando sotto il prezzo dell’Ipo (pari a $29). Bruciata una capitalizzazione di mercato di $2,5 miliardi circa.
Nella sessione di venerdì, Peloton ha poi recuperato in modo parziale, in rally dell’11,73%. La ripresa non è stata tuttavia sufficiente a evitare una chiusura settimale in perdita del 14% per le azioni, che hanno terminato la giornata di contrattazioni di Wall Street a $27,06, ancora al di sotto del prezzo dell’Ipo.
Per la precisione, Peloton ha detto di ritenere che nel trimestre il numero totale degli abbonati sia salito a 2,77 milioni di persone connesse, rispetto alla forchetta compresa tra 2,8 milioni e 2,85 milioni di iscritti che aveva stimato. Per “persone connesse” si intendono gli appassionati di fitness che possiedono un’attrezzatura Peloton e che, al tempo stesso, pagano un abbonamento mensile per accedere ai contenuti digitali offerti dal gruppo.
Il fatturato è atteso dalla società a $1,14 miliardi, nell’ambito della guidance precedentemente annunciata, di un giro d’affari compreso tra $1,1 e $1,2 miliardi. Il gruppo ha detto di stimare anche una perdita di bilancio su base adjusted di 270-260 milioni, meglio della perdita prevista in precedenza, compresa tra $350 e $325 milioni.
A scatenare le vendite in quello che può essere considerato il Black Thursday di Peloton, anche la diffusione di alcuni rumor, secondo cui il gruppo starebbe interrompendo temporaneamente la produzione dei suoi attrezzi di fitness. I rumor sono stati poi smentiti, consentendo alle quotazioni di recuperare terreno nella sessione di venerdì, con un balzo di quasi +12% che non è stato tuttavia sufficiente a permettere all’azione di riagguantare la soglia dell’Ipo.
Nel comunicato stampa con cui ha anticipato i risultati di bilancio, il ceo di Peloton John Foley ha parlato di “interventi correttivi significativi” che il gruppo sta lanciando per “migliorare l’outlook sulla redditività e ottimizzare i costi”.
Foley ha aggiunto che, questi interventi “comprendono miglioramenti dei margini lordi, una transizione a una struttura dei costi più variabili, e l’identificazione di fattori che possano ridurre le spese operative, mentre costruiamo una Peloton più centrata, andando in avanti”.
Sempre la scorsa settimana, Peloton ha comunicato la decisione di far pagare ai suoi clienti le spese di spedizione e di configurazione dei suoi prodotti Bike e Tread, in parte a causa della fiammata dell’inflazione.
Il prezzo della sua Bike arriverà così a 1745 dollari da 1495, mentre il prezzo del tapis roulant meno costoso salirà a 2.845 dollari da 2.495 dollari di ora.
La trimetrale di Peloton sarà diffusa il prossimo 8 febbraio.
Peloton è stato tra i titoli più seguiti e più vincenti nel 2020. Con le palestre chiuse, le vendite dei suoi attrezzi sono aumentate vertiginosamente mentre i consumatori hanno puntato per la cyclette premium dell’azienda e l’abbonamento per il fitness.
Il rally del titolo è stato pari a +368% nel corso del 2020, facendo della società, praticamente, il titolo Covid Fitness Winner .
Le quotazioni di Peloton hanno perso poi il 76% nel 2021, chiudendo la sessione del 31 dicembre scorso a $35,76, attorno ai livelli del maggio del 2020, prima di scivolare ulteriormente nelle prime settimane di questo 2022, che vede tra i titoli tartassati proprio quelli, in generale, dell’hi-tech.
Netflix: tonfo peggiore in un decennio. Ma colosso non ha bisogno di una pandemia
Molto male, la scorsa settimana, anche il titolo Netflix, scivolato venerdì del 21,8% dopo aver riportato una trimestrale che ha certificato come, almeno per il momento, i tempi d’oro del lockdown siano finiti.
Oltre ai numeri deludenti del quarto trimestre, sconfortante è stato l’outlook del colosso americano dello streaming. Per il primo trimestre del 2022, Netflix prevede un aumento dei nuovi abbonati, su base netta, di appena 2,5 milioni di unità, decisamente al di sotto dei 3,98 milioni di nuovi abbonati del primo trimestre del 2021, e ancora peggio rispetto ai +6,93 milioni attesi dagli analisti, secondo le stime di StreetAccount. Gli analisti intervistati da FactSet avevano previsto un numero anche superiore, pari a +7,25 milioni di abbonati.
Per il titolo Netflix, il tonfo è stato il peggiore dal 25 luglio del 2012, ovvero in quasi dieci anni, quando le quotazioni affondarono del 25%.
Le azioni sono anche reduci dalla settimana peggiore dal 27 luglio del 2012, quando il tonfo fu pari a -28%.
In questo caso, come ha ammesso candidamente anche il gruppo, oltre al reopening dell’economia ha pesato sui numeri la competizione più agguerrita di titani del calibro di Disney – con Disney + – e Apple.
Un articolo di Bloomberg sottolinea in ogni caso che le sorti di Netflix e Peloton non sono né esattamente uguali né, probabilmente, possono essere anche paragonabili.
Un gruppo solido come Netflix, è stato messo in evidenza, non ha certo bisogno di una pandemia per crescere nel lungo periodo.
A tal proposito, vale la pena ricordare che, dall’Ipo lanciata nel maggio del 2002, il titolo del gigante FANG o FAANG è volato di oltre +47.000%: in questo arco temporale, inoltre, il fatturato trimestrale è salito da una media di $30 milioni a oltre $7,7 miliardi.