Notizie Notizie Italia Natixis, H20 corre ai ripari. Fari sul bond La Perla, controllata proprio dal finanziere tedesco sospetto

Natixis, H20 corre ai ripari. Fari sul bond La Perla, controllata proprio dal finanziere tedesco sospetto

27 Giugno 2019 10:16

Il caso dei fondi della società di gestione H2O, colpiti da un boom di riscatti dopo la rivelazione dell’Ft sulla grande quantità di bond illiquidi legati all’imprenditore tedesco di dubbia fama Lars Windhorst, continua a essere attentamente seguito dal mondo della finanza.

In gioco la reputazione di fondi che avevano allettato diversi investitori, anche italiani,  – l’Italia rappresenta uno dei mercati principali per la società di gestione controllata da Natixis – con i loro rendimenti considerati stellari.

I riscatti si sono tradotti in un’emorragia di cash per un valore superiore ai 5 miliardi di euro, stando a quanto riporta un articolo del Financial Times, sulla base di alcuni dati relativi alla sessione di lunedì.H2O ha poi comunicato nella giornata di mercoledì che la portata dei riscatti era “diminuita in modo significativo” , tanto da assistere anche all’arrivo di flussi in entrata.

Otre a parlare degli ultimi sviluppi che stanno interessando H2O, il quotidiano della City rivela alcuni rumor riportati da diversi trader e investitori che puntano sui bond distressed, secondo cui un “grande investitore” (nel testo large holder) aveva tentato da tempo di vendere i bond della azienda italiana di lingerie La Perla e del gruppo di brokeraggio ADS Securities di Abu Dhabi, due delle nove società che detengono bond legati a Windhorst presenti nei portafogli di H2O.

Coinvolta dunque anche la società bolognese di lingerie La Perla, in particolare i suoi bond legati direttamente al finanziere tedesco, nei quali i fondi H2O hanno (o avevano) investito, come ha segnalato ieri anche un articolo de La Stampa. Legati direttamente in quanto è dal febbraio del 2018, che proprio Sapinda holding (ora ribattezzata Tennor) di Windhorst è proprietaria di La Perla.

Da allora, per finanziare la ristrutturazione del gruppo, il raider tedesco ha emesso un bond da 500 milioni, dei quali circa 350 milioni sono in pancia ad H2O, distribuiti su vari fondi.

Così La Stampa:

Fino alla rivelazione dell’FT – con un articolo di FT Alphaville – i bond La Perla erano valorizzati nei fondi di H2O sopra la parità. Ora, quanto può valere un titolo di debito senza garanzie con sottostante un’azienda in ristrutturazione, con 500 milioni di bond emessi, più debito bancario e debito verso gli azionisti e un bilancio (2017) chiuso con perdite per 180 milioni di euro a fronte di 130 milioni di fatturato? Da notare che il capitale della holding inglese che controlla La Perla è in pegno, dal febbraio scorso, a Unicredit a fronte di una linea di credito concessa al gruppo. Ma non c’è problema, il bond sta al livello superiore: in caso di problemi sulla società operativa, prima incassa Unicredit poi i sottoscrittori del bond“.

Sempre il quotidiano torinese ha reso noto, in base a quanto riportato dal Financial Times che sempre sulla società Sapinda “esisteva una causa intentata a Londra da alcuni investitori, tra i quali Generali, per il mancato riacquisto di un bond emesso dalla holding”.

H20: LA STRATEGIA PER LIBERARSI DAI BOND ILLIQUIDI

Chiarimenti sulla situazione in cui versa la società di gestione H2O sono arrivati lunedì, quando H2O ha reso noto ai clienti di aver scaricato, la scorsa settimana, bond illiquidi per un valore di 300 milioni di euro, lasciando la sua esposizione a 1 miliardo.

Successivamente, la società ha annunciato pubblicamente di detenere una esposizione sui bond illiquidi inferiore ai 500 milioni, precisando comunque che parte della riduzione di valore è legata a una svalutazione “molto significativa” dei bond rimasti in portafoglio.

Vincent Chailley, responsabile investimenti di H2O, ha dato poi altre informazioni nella giornata di ieri, quando ha riferito ai clienti che, sebbene non sia stata presa nessuna decisione finale, l’intenzione sarebbe quella di rimuovere i bond legati all’imprenditore Windhorst dai suoi principali fondi, per convogliarli in un portafoglio separato.

“Sospetto che ci sbarazzeremo di questi asset in alcuni fondi (di liquidità giornaliera), quando i prezzi saliranno nelle prossime settimane o prossimi mesi”, ha detto Chailley ai clienti in una call, aggiungendo che, anche se alcune tra le principali banche di investimento hanno espresso un interesse ad acquistare i bond, i prezzi offerti si sono confermati “estremamente bassi”. Il manager ha parlato di un’esposizione rimasta verso i bond pari a 475 milioni di euro.

Chailley ha intanto preso il posto dell’AD di H2O Bruno Crastes nell’advisory bord della società di investimenti dell’imprenditore Windhorst, la Tennor Holding.

In un video che risale alla scorsa settimana, Crastes – considerato come genio della finanza fino allo scoppio dello scandalo – aveva descritto il finanziere tedesco che si era imbarcato in diversi business poi falliti, fino a dichiarare lui stesso in passato bancarotta personale, come una persona “con un talento incredibile”.

Fatto sta che in casa La Perla, la frustrazione dei dipendenti è alta, se si considera che, stando a quanto rende noto Business Insider Italia, l’azienda ha deciso di lanciare un esubero di personale, impiegato nel sito di Bologna, pari a 100-120 unità.