Mr Big Short contro il titolo Tesla, la grande puntata ribassista vale più di mezzo miliardo
Lui è Michael Burry, il trader che nel 2008 ha fatto guadagnare al suo fondo d’investimento circa 2,6 miliardi di dollari scommettendo un miliardo di dollari sul crollo del mercato immobiliare americano: la sua storia è stata raccontata nel libro di Michael Lewis “The Big Short” e nel successivo film La grande scommessa.
Che avesse costruito una posizione short su Tesla , Burry lo aveva ammesso fin dall’inizio dell’anno, con quella che sembrava una puntata decisamente contrarian, che avveniva dopo il rally superiore a +700% incassato dal titolo del colosso di auto elettriche fondato e gestito da Elon Musk.
“Il mio ultimo Big Short è diventato sempre più grande e ancora più GRANDE”, aveva twittato Burry, dopo che già nel dicembre del 2020 era uscito allo scoperto dichiarandosi ribassista nei confronti di Tesla.
Ieri, il trader tra i più seguiti al mondo, ha fatto il grande annuncio, rivelando una posizione short su Tesla che vale più di mezzo miliardo di dollari.
In una documentazione depositata presso la Sec, la Cassandra dei mercati – così si definisce lui stesso – ha reso noto di aver aperto una posizione short su 800.100 azioni Tesla, di un valore di $534 milioni, entro la fine del primo trimestre dell’anno, acquistando contratti put sul titolo.
In data 31 marzo, Burry deteneva ben 8.001 contratti put su Tesla.
Dalle informazioni depositate, non emergono tuttavia dettagli sullo strike price, o sulla la scadenza dei contratti.
Quello che è certo è che Tesla ha perso fin oltre il 4% nella sessione di ieri, lunedì 17 maggio, per poi chiudere in calo del 2% circa, portando le perdite dall’inizio del mese a oltre il 20%.
Indicativo è il nome che Michael Burry ha dato al suo stesso account Twitter (di cui si sono perse le tracce), ovvero quello di “Cassandra”, sacerdotesssa della mitologia greca condannata a condividere profezie vere senza essere stata mai creduta.
Le quotazioni di Tesla sono scese di quasi il 20% dall’inizio dell’anno, dopo essere volate del 740% nel 2020, anno del Covid-19.
La recente volatilità del titolo si spiega anche con i post sempre più strambi e contraddittori che Elon Musk ha pubblicato su Twitter: tra gli ultimi, quello con cui ha annunciato che Tesla non accetterà mai più pagamenti in Bitcoin dopo aver riflettuto sul rischio inquinamento del mining, e quello con cui ha prima insinuato il dubbio che Tesla fosse prossima a smobilizzare la partecipazione detenuta nella criptovaluta, per poi correggere (di nuovo) il tiro.