Mps più ottimista sul 2021, prevede risultati anche migliori stime. Intanto UniCredit conferma attitudine Italia-centrica
Mentre da UniCredit arrivano nuovi rumor, che sembrano confermare l’atteggiamento pro-Italia del ceo Andrea Orcel, la sposa ‘mollata’ Mps manifesta maggiore fiducia per il suo futuro, anche in versione stand-alone. E’ quanto emerge dal Resoconto intermedio di gestione al 30 settembre pubblicato dalla banca:
si legge chiaramente a pagina 84 del documento che “il risultato della gestione ordinaria 2021 è previsto attestarsi al di sopra delle previsioni“, grazie all’avverarsi di alcuni fattori. Per la precisione:
“La ripresa economica in atto potrà avere effetti positivi sulla performance del Gruppo anche nei prossimi mesi. È realistico immaginare, con il proseguimento delle misure di sostegno all’economia almeno fino a fine 2021 il posticipo dell’emersione di nuovi flussi di credito deteriorato e, pertanto, è atteso per l’anno in corso un costo del credito su livelli inferiori a quanto previsto, per effetto di minori flussi di credito deteriorato, comprensivi anche dei default, particolarmente contenuti, osservati sulle esposizioni in moratoria venute a scadenza, oltre che di riprese connesse al miglioramento delle stime di evoluzione del Prodotto Interno Lordo. Anche i ricavi sono attesi al di sopra di quanto programmato grazie soprattutto alla componente dei ricavi commissionali, che beneficerà delle migliori dinamiche sul risparmio gestito e delle altre componenti di natura finanziaria. Grazie a tali andamenti e agli oneri operativi in linea con le attese”. per l’appunto, “il risultato della gestione ordinaria 2021 è previsto attestarsi al di sopra delle previsioni”.
Viene ricordato nel documento che Mps ha sorpreso per tre trimestri consecutivi gli analisti con risultati superiori alle loro previsioni. L’ultima volta è stato in occasione dei risultati di bilancio relativi al terzo trimestre e ai primi nove mesi del 2021, resi noti lo scorso 4 novembre: la banca, che ha il suo maggiore azionista nello Stato, a seguito della ricapitalizzazione precauzionale del 2017, ha concluso il terzo trimestre dell’anno con un utile pari a 186 milioni di euro, in crescita rispetto agli 83 milioni di euro del secondo trimestre.
Nei primi nove mesi del 2021 l’utile consolidato si è attestato a 388 milioni di euro, rispetto alla perdita di -1.532 milioni di euro sofferta nello stesso periodo del 2020.
Non solo: non è atteso nessuno shortfall di capitale per la fine di settembre del 2022, anche se potrebbe essercene uno da 500 milioni al primo gennaio 2023, in base a certe condizioni. E’ in quell’occasione che il Monte, a seguito del flop delle trattative tra il Tesoro e UniCredit, comunicato congiuntamente il 24 ottobre scorso, ha illustrato le prossime tappe per mettersi in sicurezza. In primis la revisione del piano propedeutica a un un aumento di capitale a condizioni di mercato da realizzarsi nel 2022 .
Mps, rischi e incertezze che gravano sulla banca
A tal proposito, nel capitolo relativo ai Rischi e alle incertezze che gravano su Mps si legge nel resoconto intermedio di gestione, anche, nella parte “rischi connessi agli esercizi di stress test regolamentari” si legge che “il Gruppo ha partecipato all’esercizio 2021 EU-wide stress test ed è pertanto esposto alle incertezze derivanti dall’esito dello stesso”. Ancora, “la pubblicazione dell’esercizio è avvenuta da parte dell’EBA il 30 luglio 2021 e i risultati formeranno oggetto di interlocuzione con il Supervisore (JST ECB-Bankit) in ottica processo SREP 2021. Non si può pertanto escludere che in esito a tali interlocuzioni i risultati possano determinare esigenze di rafforzamento patrimoniale superiori a quelle finora stimate dalla Capogruppo”. E ancora prima, vengono elencati i “Rischi connessi allo shortfall patrimoniale prospettico“.
“Il Gruppo stima un potenziale shortfall prospettico di capitale al 1° gennaio 2023 e gli stress test EBA 2021 hanno evidenziato risultati coerenti con il Capital Plan approvato a gennaio scorso che prevede un’operazione di rafforzamento patrimoniale di 2,5 mld di euro. In assenza della ‘soluzione strutturale’ (M&A con altra banca”, DG Comp e BCE dovrebbero valutare, per quanto di competenza, l’intervento dello Stato sulla base della viability stand alone della Banca alla luce di quanto verrà indicato nel nuovo business plan 2022-2026. Non può escludersi che nell’ambito di tale valutazione possano insorgere, in linea di principio, elementi allo stato non prevedibili che potrebbero incidere sul percorso di rafforzamento patrimoniale della Capogruppo e sulla struttura e realizzabilità di un aumento di capitale a condizioni di mercato. Se l’aumento di capitale non avverrà a condizioni di mercato l’intervento dello Stato sarà qualificato da DG Comp come ‘aiuto di stato’ e sarà applicato il principio di condivisione degli oneri previsto dalla normativa vigente. Infine, qualora DG Comp e BCE ritenessero il Gruppo non viable verrebbe avviato il processo di risoluzione o, qualora la risoluzione non fosse ritenuta nell’interesse pubblico, l’ordinata liquidazione del Gruppo”.
Dossier Mps: in 14 anni bruciati 22 miliardi, tra Antonveneta, Lehman, crisi spread, regole Ue e NPL
Dopo il nulla di fatto con UniCredit – leggi la versione di Orcel e non solo, il documento segnala che “attualmente l’accesso alla virtual data room dedicata è consentito solo ad AMCO”, aggiungendo che, “preso atto della attuale impercorribilità di una ‘soluzione strutturale’ è stata avviata una preliminare interlocuzione con l’azionista di riferimento (lo Stato, per la precisione il Tesoro, il Mef) che, nel confermare il supporto all’attività della Banca, ha informato il management di contatti già intercorsi con DG Comp (autorità europea preposta alla tutela della concorrenza, dunque autorità antitrust), finalizzati ad una proroga della presenza del Mef nell’azionariato di BMPS e alle necessarie iniziative sul capitale che la Banca dovrà assumere. Tenuto conto di quanto sopra la Banca procederà alla revisione del proprio business plan per il nuovo arco temporale 2022-2026. La revisione potrebbe contenere ulteriori elementi di discontinuità rispetto a quanto ipotizzato nelleprecedenti discussioni con DG Comp.Tale iniziativa è propedeutica a un aumento di capitale a condizioni di mercato da realizzarsi nel 2022, in relazione al quale, sulla base delle interlocuzioni in corso, è ragionevole attendersi il sostegno del socio di riferimento. Anche se la ‘soluzione strutturale’ al momento non si è concretizzata, resta uno scenario possibile. Nel contesto delineato, DG Comp e Bce dovrebbero valutare, per quanto di competenza, l’intervento dello Stato sulla base della viability stand alone della Capogruppo alla luce di quanto verrà indicato nel nuovo business plan. Non può escludersi che nell’ambito di tale valutazione possano insorgere, in linea di principio, elementi allo stato non prevedibili che potrebbero incidere sul percorso di rafforzamento patrimoniale della Capogruppo e sulla struttura e realizzabilità di un aumento di capitale a condizioni di mercato; la valutazione di DG Comp pone, quindi, in linea di principio, incertezze rilevanti”.
UniCredit pronta a tagliare 700 dipendenti da New York a Tokyo
In tutto questo, l’ormai lontano cavaliere bianco UniCredit lavora incessantemente al suo piano, che verrà presentato il prossimo 9 dicembre.
Unicredit sta pianificando di tagliare il personale negli hub internazionali come New York e Tokyo, nell’ambito dell’intenzione dell’AD Andrea Orcel di semplificare e concentrare la strategia di crescita più vicina al quartier generale di Milano. E’ quanto riporta Bloomberg, citando fonti vicine al dossier, in vista del nuovo piano che UniCredit presenterà il prossimo 9 dicembre. Indiscrezioni sulle mosse in atto a Piazza Gae Aulenti, orchestrate dalla regia di Andrea Orcel, sono state riportate da Bloomberg. Si apprende che una UniCredit sempre più euro e Italia-centrica, sposterà, a eccezione di New York, le attività di deposito e prestiti al momento gestite dagli uffici di rappresentanza tra cui spiccano Londra, Mumbai, Singapore, Pechino, Tokyo, Shanghai e Hong Kong in paesi chiave in Europa. In tutto, 700 posizioni al momento attive negli hub internazionali verranno tagliate, con alcuni dipendenti che saranno trasferiti. Le attività di trading saranno concentrate a Milano, mentre quelle di tesoreria divise tra Milano e Monaco. UniCredit starebbe valutando anche l’opzione di trasferire alcuni trader attivi a Monaco nella sede italiana di Milano, così come a Milano dovrebbe confluire la maggior parte delle attività di trading con sede a Londra, tanto che la banca sta già riducendo lo staff attivo nel Regno Unito.
Nessun commento è stato rilasciato in merito alle indiscrezioni rivelate da Bloomberg da Piazza Gae Aulenti.
Per Fabrizio Bernardi, analista di Bestinver, i cambiamenti sarebbero “positivi, in quanto permetterebbero alla banca di concentrarsi sui paesi core (come l’Italia e la Germania)”. Bernardi ha continuato: “Ci aspettiamo mosse coraggiose e di trasformazione da Orcel, visto che un piano industriale che fosse noioso sarebbe inutile per il rating sul titolo”.