Mps, la grande esclusa da UniCredit di Orcel sarà proprio la sua banca d’affari?
Dal perimetro delle attività di Mps che saranno rilevate da UniCredit di Andrea Orcel, rimarrà fuori, addirittura, la banca d’affari, ergo Mps Capital Services? Il rischio c’è, stando a quanto scrive Rosario Dimito su Il Messaggero nell’articolo “Mps, si delinea il perimetro UniCredit. La banca d’affari rischia di restare fuori”.
Intanto, una premessa: non è stato ancora deciso quali asset di Mps andranno a far parte della galassia di Piazza Gae Aulenti.
Tra le poche certezza, si fa strada invece quella dell’allungamento dei tempi, dunque una proroga dell’esclusiva oltre la scadenza del 7 settembre. E questo, non solo “per la politica interessata a scavallare le elezioni suppletive del 3 ottobre, ma perchè la due diligence si sta rivelando molto complessa anche relativamente alle controllate”.
Tra le controllate, c’è per l’appunto Mps Capital Services, ovvero la Corporate & Investment Bank che a sede a Firenze e uffici a Milano, Roma, Siena.
Il quotidiano romano scrive:
“Al di là degli NPL, contenziosi, rischi legali, 150 filiali situate in aree dove si creerebbe eccedenza di quote di mercato, l’esclusione della banca d’affari dal perimetro rappresenterebbe davvero una novità sorprendente, perché essa fa parte del cuore di Montepaschi“.
Che fine farebbe la banca d’affari senese, nel caso in cui i rumor dovessero concretizzarsi? E perchè questa esclusione?
Il punto è che Mps Capital Services, sottolinea il Messaggero, verrebbe vista come “una sorta di doppione del Cib di UniCredit”.
Così Luigi Pedone di Equita SIM, commentando le indiscrezioni del quotidiano, secondo cui Mps Capital Services potrebbe finire per essere integrata assieme a circa 150 filiali (presumibilmente nel Sud Italia) nelle attività di Mediocredito Centrale.
“Con la due diligence in corso e l’incertezza relativa alla definizione del perimetro di interesse di UniCredit, riteniamo prematuro avanzare ipotesi in merito all’entità dell’aumento di capitale su Mps e su come questo possa poi eventualmente influire sulla base azionaria di UniCredit”.
Nella rassegne stampa dedicata alla finanza, in attesa di capire cosa Orcel abbia intenzione davvero di fare e/o di rilevare, Mps si conferma grande protagonista.
In quanto patata bollente del governo Dragh la banca Monte di Stato figura anche tra i nomi altisonanti facenti parte del bacino dei “tavoli di crisi” dell’esecutivo. Bacino che comprende Ilva e Alitalia. Le cosidette “zavorre contiane”, come scrive Stefano Cingolani su “Il Foglio”, riferendosi all’eredità del governo giallorosso M5S-PD guidato da Giuseppe Conte.
“Quanto pesa la zavorra lasciata dal governo Conte e quanto ingombrano le bandierine che i partiti stanno piantando sul Pnrr? – scrive Cingolani, sottolineando che “l’ultimo mal di testa è scoppiato con i conti dell’Ilva; che andasse male era scontato, ma viste nero si bianco le cifre impressionano anche perchè adesso se ne deve far carico il bilancio pubblico. Si fa presto a dire nazionalizzazione se poi a pagare sono in ultima istanza i contribuenti. Ciò vale per il Montepaschi e per l’Alitalia”.
Il titolo Mps riporta anche oggi una buona performance, salendo dello 0,50% circa alle 10.15 ora italiana, a fronte del +0,11% di UniCredit. Vale la pena ricordare tuttavia che l’entrata in data room di UniCredit non ha sortito alla fine alcun effetto significativo sul titolo, se si considera che l’azione del Montepaschi ha riportato nell’ultimo mese una variazione pari a -1,36%. I sindacati dei bancari sono pronti a scendere intanto in piazza, citando i “molti punti oscuri e l’incertezza sul destino dei 21.000 dipendenti del Monte.