Mps: il Tesoro non rinuncia all’opzione M&A. Le parole del ministro Franco mettono il turbo al titolo (+7,6%)
Le parole del ministro dell’Economia Daniele Franco infiammano il titolo Mps: le quotazioni della banca senese hanno chiuso la sessione di venerdì volando del 7,6%, dopo che il titolare del Tesoro ha ventilato la possibilità di una partnership in futuro, riaccendendo le scommesse e le speranze di una operazione di M&A per il Monte dei paschi di Siena. Dopo il flop delle trattative con UniCredit, insomma, il Tesoro – Mef- principale azionista del Monte con una quota del 64%, non rinuncia al disegno di dare in sposa quella che viene considerata banca che nessuno vuole, a meno di una corposa dote di Stato.
A tal proposito vale la pena ricordare che, tra i motivi per cui l’ormai ex AD Guido Bastianini sarebbe stato silurato, c’è proprio il fatto che il manager avrebbe preferito più una soluzione stand-alone, per l’istituto, che non la cosidetta soluzione strutturale, quella che prevede la fusione con un altro istituto.
LEGGI: I motivi della cacciata di Bastianini
Così Daniele Franco, durante la conferenza stampa che ha seguito il consiglio dei ministri di ieri:
Sulle banche “è interesse del Governo e della collettività avere un sistema solido ed efficiente” e “non sta a noi interferire nella scelta delle banche private”, ha sottolineato Franco, parlando poi del caso di Mps:”Ovviamente abbiamo un interesse più rilevante per MPS di cui il Tesoro detiene i due terzi. Negli scorsi giorni il CdA ha deciso all’unanimità un cambiamento nella gestione, è importante che MPS diventi più solida e continui a svilupparsi avendo a mente un futuro che potrebbe essere di una partnership. È assolutamente importante che si consolidi e mantenga le radici e un brand che è quello della più antica banca europea”.
Il boom di buy che ha investito il titolo Mps è stato tale che, dopo le parole di Franco, l’azione è entrata anche in asta di volatilità dopo aver riagguantato il territorio positivo, per poi chiudere per l’appunto la sessione con un balzo del 7,62% a 1,045 euro.
Ma certo il titolo, a dispetto dei timori avanzati da politici e sindacati – vedi dichiarazioni di M5S ma anche di Matteo Salvini, leader della Lega – ha beneficiato anche del cambio di guardia imposto dal Tesoro, dunque della cacciata di Bastianini e della nomina del nuovo ceo Luigi Lovaglio, ex UniCredit ed ex CreVal tanto che, su base settimanale, è schizzato di quasi il 13%.
Ieri altra grande protagonista di Borsa è stata Banco BPM: il titolo ha chiuso la sessione del Ftse Mib con un rally del 9,8% sulla scia delle indiscrezioni riportate dal Messaggero, secondo cui Unicredit, dopo aver rinunciato a fare un’offerta per Banca MPS, potrebbe concentrarsi nel prossimo futuro a un’integrazione con Banco BPM, la banca guidata da Giuseppe Castagna. Il quotidiano romano parla anche di una possibile tempistica molto veloce con il possibile arrivo già in questo weekend – praticamente nelle prossime ore di una proposta, o addirittura il lancio di un’Opa .
Molti analisti ritengono Banco BPM, terza maggiore banca italiana per dimensioni, una soluzione molto interessante per UniCredit in quanto consentirebbe di crescere in regioni quali la Lombardia e di aggiungere segmenti redditizi alla propria attività. E comunque, prima ancora delle trattative avviate in via esclusiva tra il Mef e UniCredit per trovare una soluzione salva-Mps, tra le voci martellanti di mercati c’erano state anche quelle secondo cui Orcel avesse già preso di mira Banco BPM.
E’ vero che da parte di Piazza Gae Aulenti c’è stata una mezza smentita dei rumor del Messaggero. Ma, vista la performance del titolo, +10%, sembra che il mercato, dopo tutto, abbia creduto alla voglia di M&A di Andrea Orcel