Mps: grazie a Fondazione 3,8 miliardi di problemi in meno. UniCredit più snella. Ora nozze più probabili con il pressing del Tesoro?
Mps: 3,8 miliardi di problemi in meno, grazie a un accordo con la Fondazione. Che non è poco, visto che – mentre si rincorrono nuove voci sulla determinazione del Tesoro maggiore azionista a dare la banca in sposa a UniCredit -, la bomba dei rischi legali ammontava prima dell’accordo a 10 miliardi.
“L’accordo preliminare consente alla Banca di ridurre le richieste risarcitorie per un ammontare pari a 3,8 miliardi, offrendo un contributo rilevante alla soluzione del principale elemento di incertezza che grava sul bilancio della Banca”, si legge nel comunicato del Montepaschi.
Alla fine Mps e la Fondazione Monte dei Paschi hanno fatto finalmente pace, anche se si tratta ancora di un accordo preliminare.
Detto questo, “la Banca Monte dei Paschi di Siena si impegna a sottoporre alla deliberazione del prossimo Consiglio di Amministrazione della Banca, che si terrà il 5 agosto 2021, una transazione che definisce in maniera conclusiva ogni contenzioso in essere”.
La Fondazione otterrà, tra l’altro, il pagamento di 150 milioni di euro e “impegni sulla valorizzazione del patrimonio artistico della banca”.
E qui il quotidiano La Repubblica parla di “un passaggio che, secondo prime interpretazioni ufficiose, dovrebbe sottendere al possibile prestito di opere che compongono il rilevante patrimonio della banca senese per allestimenti espositivi o altri eventi organizzati dalla Fondazione”.
In sintesi, le richieste stragiudiziali della Fondazione si riferivano all’acquisizione di Banca Antonveneta, all’aumento di capitale 2011 e agli aumenti di capitale 2014-2015.
Mps: bomba rischi legali meno potente, ora vale 6,2 miliardi
Mps si libera dunque di una parte rilevante di quella zavorra dei rischi legali visti giustamente come fumo negli occhi da tanti eventuali possibili pretendenti.
La bomba legale rimane, ma si assottiglia a 6,2 miliardi, fattore che rende Mps, se non necessariamente sposa più attraente agli occhi del mercato, almeno meno brutta. E fattore che si innesta nelle indiscrezioni che sono state riportate da Mf-Milano Finanza sulla proposta che il Tesoro, maggiore azionista con il 64% di Mps, sarebbe pronto a presentare a UniCredit e Banco BPM –che rimarrebbero comunque molto caute su un eventuale deal -nel disperato tentativo di privatizzare la banca senese; e di liberarsi di quello che molti ritengono essere stato più un giogo che un vero e proprio asset di Stato, anche se gli ultimi numeri vedono Mps versare in condizioni di salute migliori, o meno peggiori rispetto a quanto paventato.
Detto questo, Andrea Orcel, amministratore delegato di UniCredit è stato più che chiaro nel sottolineare che la priorità è concentrarsi sull’Italia, con una UniCredit Italy.
“Le opportunità esterne rappresentano solo un acceleratore”, ha chiarito, e comunque lo si sa già: qualsiasi operazione salva-Mps dovrebbe avere un impatto neutro sul capitale di Gae Aulenti.
UniCredit: con Orcel rivoluzione banca d’affari, unità Cib più snella
Il fatto che Orcel si stia concentrando soprattutto su UniCredit, senza guardare oltre, è stato confermato nelle ultime ore, con la decisione dell’AD, di cui parla il Sole 24 Ore, di rendere più snella anche la divisione della banca d’affari, ovvero l’unità Corporate & Investment Banking, in coerenza con l’intenzione di dire addio, rimarca il quotidiano di Confindustria, alla struttura dei ‘co-head’ (tanto cara al precedente ceo francese Jean-Pierre Mustier).
“Il nuovo organigramma della divisione è stato svelato ieri con una comunicazione interna consultata da Il Sole 24 Ore. A dettare le linee guida è lo stesso Richard Burton, il manager che Orcel ha confermato nella posizione di capo divisione. Il piano, scrive Burton ai colleghi, ‘mira a semplificare, ad aumentare la trasparenza e la responsabilità per consentire un processo decisionale più rapido'”.
Più forza alle singole aree geografiche:
“Alfredo Maria De Falco, Jan Kupfer e Fabio Fornaroli sono stati confermati rispettivamente ai vertici del Cib Italia, Cib Germania e Cib Centro ed Est Europa. Riporteranno sia a Burton che al capo della singola area, che per l’Italia è Niccolò Ubertalli“.
La rete internazionale continuerà a essere coordinata da Guy Laffineur: “la novità – sottolinea il Sole 24 Ore -è che la rete ‘assorbirà’ anche la Francia, fino ad oggi rimasta ‘autonoma’ secondo l’impostazione dell’ex ceo di Piazza Gae Aulenti, Jean-Pierre Mustier”, elemento che cementa il cambio di passo di Orcel, che punta a restituire centralità all’Italia.
L’unico capo dell’area Finance & Advisory sarà Goffredo Guizzardi, con Christian Reusch che avrà un nuovo ruolo di senior all’interno del gruppo).
Il Global Transaction Banking sarà guidata soltanto da Luca Corsini, con Giovanni Solaroli che passerà a coordinare il Gtb in Italia. I co-head rimangono invece nella linea Mercati, con le conferme di Marco Bales e Lionel Bignone. Francesco Salvatori è stato infine nominato numero uno della Financial Institutions.
Tesoro vuole UniCredit per Mps. La dote in sei punti
Ma veniamo alle indiscrezioni circolate ieri, che hanno permesso al titolo Mps di schizzare al rialzo fin oltre il +6%. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza entro la prima settimana di agosto il Tesoro dovrebbe sottoporre alle potenziali controparti una proposta definitiva per il progetto di privatizzazione“.
Viene preciato che “non si tratterà di un ultimatum o di un documento non negoziabile”. Successivamente alla presentazione della proposta ai “potenziali partner, il Tesoro si darà un mese di tempo per cercare l’accordo”. Di conseguenza, se il Tesoro “non avrà in mano un memorandum of understanding per la metà di settembre, potrebbero ripartire i contatti formali con la Ue per chiedere un rinvio della exit” del Tesoro dal Monte di Stato. La proposta a UniCredit e Banco BPM sarebbe articolata in sei punti:
- Minimizzazione o trasferimento dei rischi legali (che oggi ammontano a una decina di miliardi).
- Pulizia dell’attivo con dismissione di crediti deteriorati.
- Creazione di una dotazione patrimoniale adeguata
- Trasformazione delle Dta in crediti fiscali
- Valutazione pre-money e post-money
- Trattamento delle risorse con possibile copertura dei costi di ristrutturazione.
Indiscrezioni anche da Reuters ha citato quanto riferito da tre fonti vicine al dossier più rovente poggiato sulla scrivania del presidente del Consiglio Mario Draghi: “Nonostante l’assenza di progressi significativi nelle trattative che vanno avanti, il Tesoro considera tuttora UniCredit l’opzione migliore per il Monte dei Paschi”. Le controparti, hanno precisato le fonti, hanno avvertito che un qualsiasi accordo richiederà del tempo. Una fonte, in particolare, ha sottolineato che le posizioni sono ancora distanti e che è troppo presto per prevedere il risultato dei negoziati. Nessun commento è arrivato da UniCredit. Dopo aver salvato Mps con l’operazione di ricapitalizzazione precauzionale del 2017, spendendo 5,4 miliardi di euro, il Tesoro italiano ha preso un accordo con l’Ue per tagliare la sua quota del 64% entro, al massimo, la metà del 2022. Un problema rilevante per la vendita sono stati sempre i 10 miliardi di euro di bomba legale che gravano sulla banca senese. Che ora, sono diventati 6,2 miliardi.