Mps, governo Draghi insiste su soluzione UniCredit. Voci su nuovo regalo di Stato
Niente da fare: su un sodalizio Mps-UniCredit il governo Draghi non avrebbe ancora rinunciato, tanto che nuove indiscrezioni riportate da Bloomberg indicano come l’ipotesi di un regalo di Stato, nonostante il tesoretto più alto mai pervenuto nel Decreto Sostegni Bis, sia stata tutta fuorché accantonata.
D’altronde, il Tesoro principale azionista della banca senese sa bene che, per convincere Piazza Gae Aulenti ad accollarsi non tutta la banca, ma almeno qualche suo asset, l’unico modo è quello di rendere attraente un potenziale deal.
E così fonti sentite dall’agenzia di stampa sottolineano che il Mef starebbe pensando di offrire ulteriori agevolazioni fiscali a UniCredit, oltre a fornire altri espedienti necessari per allontanare lo spettro dei rischi legali.
Intanto, mentre il titolo UniCredit continua a salire da quando Andrea Orcel è diventato ufficialmente nuovo numero uno della banca, Mps continua a perdere terreno:
l’azione ha perso il 75% da quando è tornata nelle contrattazioni di Borsa, nell’ottobre del 2017, a seguito della ricapitalizzazione precauzionale dello Stato avvenuta nello stesso anno. Non proprio un affare di stato.
La strategia che il governo Draghi avrebbe intenzione di perseguire rimane quella dello spezzatino, ovvero quella di scomporre Monte dei Paschi in diversi asset da vendere a eventuali potenziali acquirenti per spogliare la banca di tutti quei business che il ceo di UniCredit Andrea Orcel vedrebbe inutili: rendendo praticamente più bella la preda.
E questa in realtà non è neanche una novità, perchè sono mesi che si parla di make up per abbellire una sposa che, agli occhi del mercato, è a dir poco brutta.
L’occasione di fare Mps più bella il governo l’aveva avuta: appunto, con il Decreto Sostegni Bis su cui molti analisti avevano contato. Un’agevolazione fiscale più ricca a favore di UniCredit, come si era vociferato, che poi non è stata concessa dall’esecutivo Draghi.
E’ saltata infatti nel decreto l’idea di spostare al primo semestre del 2022 la scadenza per le operazioni M&A da attuare tramite gli incentivi; no anche a una modifica che avrebbe fatto salire la soglia delle DTA convertibili in crediti fiscali dal 2% al 3% del totale degli attivi del soggetto minore coinvolto nella fusione.
Qualcuno era ormai vicino a scrivere anche la parola punto al dossier Mps-UniCredit, facendo notare la freddezza di Andrea Orcel, che non ha mai guardato con grande entusiasmo alla banca italiana che nessuno sembra volere.
Qualcosa si velocizzerà, forse, a luglio, quando si conosceranno i risultati degli stress test condotti sulle banche europee dalla Bce e dall’EBA.
Ma nelle ultime ore sono arrivate per l’appunto le nuove indiscrezioni di Bloomberg, secondo cui il governo Draghi non avrebbe ancora rinunciato all’opzione UniCredit.
Certo, la speranza che Orcel & Co si prendano tutto quel 64% nelle mani del Tesoro è ormai sfumata quasi del tutto. Per questo, l’idea vedrebbe il Mef iniziare a smobilizzare gli asset che appesantiscono la banca senese agli occhi di Orcel. Qualcosa deve essere fatto, e anche il prima possibile, visto che nelle ultime settimane è arrivata anche una bella letterina dalla Bce.
D’altronde Mps ha un buco di 2,5 miliardi di euro che deve essere risanato, e finora le autorità europee non hanno capito ancora come l’istituto abbia intenzione di procedere.
E’ il momento magari anche di un rimpasto?
Il quotidiano La Stampa ha riportato oggi come il Tesoro starebbe pensando a una nuova figura, un nuovo amministratore delegato che prenda il posto dell’attuale, Guido Bastianini. La strada preferita sarebbe quella della moral suasion, verso cui tuttavia il ceo starebbe opponendo resistenza.
Tutto questo, mentre Andrea Orcel sogna una nuova UniCredit, prendendo ispirazione da due banche dell’area Asia Pacifico. Altro che Siena.