Mps e l’appello accorato del governatore della Toscana Giani a Gualtieri: ‘Non vendetela’
Verrebbe da dire: non si agiti così tanto, tanto non la vuole nessuno. Il neo governatore della Toscana Eugenio Giani (PD), scrive una lettera al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, lanciando un appello accorato. “Stop alla vendita di Mps”.
Eugenio Giani è alla guida della regione da poco più di un mese, ma ci tiene a far sentire la sua voce in merito al dossier Mps. Dossier infinito, visti i rumor di nozze con questa o quella banca, di nuovi aumenti di capitale, di nuovi piani a cui Via XX settembre starebbe pensando per capire come liberarsi della grana Monte Paschi di Siena. Il Tesoro è azionista di controllo della banca senese dal 2017: sarebbe ora di uscire dal Monte di Stato.
Dopo la cessione dei crediti deteriorati ad Amco, fatta dunque la pulizia del bilancio, l’ideale sarebbe trovare un partner adatto a combinare le sue forze con quelle di Mps.
Ma accanto ai rumor su un possibile-probabile-diventato poi improbabile se non impossibile matrimonio con UniCredit, c’è una certezza che non gioca a favore di nessuno: né di Mps, né dello Stato azionista, né dei contribuenti.
Mps è la banca che nessuno vuole, tanto più ora visto che, con lo smobilizzo degli NPL gli indici patrimoniali sono di nuovo scesi.
MPS: IL MONITO DEL RAPPORTO SHOCK SU QUELLO CHE LA BCE NON AVEVA MAI DETTO
Viene da pensare a quello che la Bce non aveva mai detto e che rispuntò nell’estate del 2019 con un report shock portato alla luce da Elisa Martinuzzi, columnist di Bloomberg. Un rapporto di 85 pagine, precedentemente sconosciuto, preparato da un gruppo di ispettori della BCE nel 2017, che aveva messo in dubbio la solvibilità della banca italiana già nel 2015; pertanto veniva messa in dubbio la possibilità che la banca rimanesse in vita ancora prima che valutare la possibilità di un piano di salvataggio sotto le regole dell’Unione europea.
“La BCE considerava Monte Paschi in condizioni così terribili da preoccuparsi che uno sforzo di salvataggio non potesse riuscire”. Alla fine l’operazione salvataggio di Mps si fece, con lo stato che iniettò 5,4 miliardi di euro per acquisire una partecipazione del 68% nella banca. Partecipazione che ora sembra diventata una trappola. E che, tuttavia, il governatore della Toscana ritiene debba rimanere ancora in essere.
Il motivo è tutto scritto nella lettera inviata a Gualtieri:
Lo “Stato continui a tenere le quote della banca” – auspica Giani, consentendo ai vertici dell’istituto di “proseguire il lavoro di risanamento”. Eppure sulle spalle dello Stato il conto di Mps ha raggiunto cifre piuttosto mostruose se si considera che, in teoria, i tempi dei salvataggi bancari, dei cosiddetti bailout, dovrebbero essere ormai finiti.
Quello del 2017 è stato il terzo aiuto da parte dello Stato in meno di un decennio, al fine di evitare che la crisi in quel di Siena innescasse una crisi a catena per tutto il settore bancario italiano. I primi due salvataggi furono nel 2009 per € 1,9 miliardi e nel 2013 per € 4,1 miliardi, per un totale di 11,4 miliardi. »
Non è stato speso forse troppo? Ma Giani è convinto: parla della necessità di proseguire il lavoro di risanamento nonostante, come fa notare il Sole 24 Ore, l’istituto abbia riportato nei primi nove mesi del 2020 perdite per 1,5 miliardi.
Per non parlare della tegola dei rischi legali da 10 miliardi e delle perdite del terzo trimestre peggiori delle stime.
Sembra un circolo vizioso: lo Stato inietta capitale ma dopo un po’ Mps ha bisogno ancora di altro capitale, tanto che una ricapitalizzazione, nella situazione attuale, viene considerata ormai urgente.
D’altronde, come ha fatto notare un articolo del Sole 24 Ore il “Tier1 ratio (di Mps) è sul filo del rasoio: è al 10,9% contro un minimo del 10,88%. In tutto questo, peraltro, va detto che i requisiti Srep attualmente in vigore sono più bassi di quanto normalmente dovrebbe essere, ma per una concessione temporanea della Bce a tutte le banche a fronte dello scoppio della pandemia. Da qui l’urgenza di intervenire sul capitale, al massimo – si stima sul mercato – entro il primo trimestre del prossimo anno”.
Si parla di un aumento di capitale fino a 2,5 miliardi di euro.
APPELLO DI GIANI: MEF IN MPS PER ALTRI DUE ANNI. IL RISCHIO REALE CHE CIO’ AVVENGA
Tornando al governatore, Giani motiva la sua richiesta anche con gli effetti che un’eventuale operazione di M&A avrebbe sul fronte occupazionale: In questa fase di emergenza sanitaria non possiamo permetterci il rischio che ci siano “i tagli occupazionali che qualsiasi aggregazione porterebbe con sè”. La soluzione proposta è che il Tesoro rimanga nel capitale di Siena per altri due anni. Così riporta il Tirreno:
Secondo Giani, il Mef dovrebbe stoppare “per almeno 2 anni il decreto che ha dato il via libera alla nuova privatizzazione così come chiedono la Banca centrale europea e la Ue”. E ancora, “Eugenio Giani non la nomina mai, parla di «boatos», rumors, ma è chiaro che le sue preoccupazioni sono rivolte alle indiscrezioni degli ultimi giorni sulla possibilità che Mps finisca nelle mani di Unicredit. Chiede un incontro urgente con il ministro del Tesoro Gualtieri, “perché una cessione comporterebbe «un forte impatto negativo sulla vita economica e sociale della Toscana in un momento così difficile”.
Il Tirreno conclude: “Certo, per il governatore è inaccettabile una vendita, il Monte fa parte della storia toscana dal 1472, e ora rischierebbe di risultare solo una svendita. Ha parlato con la dirigenza. E se anche metà dei boatos, poi smentiti dal Mef, sul piano proposto a Unicredit fosse vera, farebbe tremare i polsi. Unicredit acquisirebbe con una ricapitalizzazione da 2,5 miliardi e 6.000 esuberi. E a tremare, oltre a molte filiali, sarebbe anche la sede centrale, dove oggi lavorano 2000 persone”.
Ma il problema almeno di UniCredit, allo stato attuale delle cose, non ci sarebbe: UniCredit, infatti, semplicemente non c’è, come ha ripetuto fino allo sfinimento e fino a pochi giorni fa il suo ceo Jean-Pierre Mustier.
E’ possibile dunque che l’auspicio del governatore della Toscana alla fine si concretizzi senza neanche troppi intoppi visto che, per l’appunto, nessuno sta facendo la fila per Mps e considerato, anche, che tra i rumor circolati negli ultimi mesi più volte si sono messi in evidenza quelli relativi al rischio di un Tesoro in trappola fino al 2022.