Mps-UniCredit: ecco il piano del Tesoro per convincere Mustier a dire sì alle nozze
Nonostante le ripetute smentite da parte di fonti vicine a Mps – che continuano a ribadire che mai la banca senese potrebbe andare in sposa a UniCredit, motivando la loro convinzione anche con il no fermo dell’AD Jean Pierre Mustier a qualsiasi operazione di M&A – le voci sulle nozze tra i due istituti continuano a circolare.
Nel fine settimana, le indiscrezioni si sono fatte ancora più serrate. Milano Finanza ha scritto, facendo riferimento al dossier risiko del credito, l’articolo “Più vicine le nozze Mps-UniCredit”. Il Sole 24 Ore ha riproposto l’ipotesi nell’articolo “Mps-UniCredit, la dote per le nozze vale oltre 5 miliardi”.
A rinfocolare l’opzione, è stato il mix di rumor inerenti le due banche.
In particolare, Mps è tornata a far parlare di sé per la bomba dei rischi legali, diventata più potente a causa della recente sentenza di condanna a carico degli ex presidente ed ex ceo, rispettivamente Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, al termine del processo di primo grado per falso in bilancio e aggiotaggio, in relazione ai derivati Santorini e Alexandria.
La sentenza è stata esaminata dal cda di Monte dei Paschi, che ha comunicato la decisione di trasformare da possibile a probabile una parte di rischi legali: rischi che si sarebbero tradotti già in un aumento degli accantonamenti, da parte di una banca il cui capitale era stato già indebolito dalla cessione dei crediti deteriorati ad Amco; e rischi che avrebbero messo subito in allerta lo Stato, azionista di controllo dal 2017, spaventato dal rischio di rimanere intrappolato nel capitale della banca che nessuno vuole per altri anni ancora – fino a fine 2021.
Non per niente lo Stato starebbe facendo pressing per una ricapitalizzazione fino a 2,5 miliardi di euro. Obiettivo, rendere l’istituto appetibile agli occhi dei potenziali pretendenti, in particolare – stando ai rumor delle ultime ore -, agli occhi di UniCredit.
UniCredit, sposa perfetta per tirare Mps fuori dai guai?
Il Mef starebbe facendo “pressing per un aumento di capitale tra 1,5-2,5 miliardi necessario per ripristinare gli indici patrimoniali, a seguito della scissione di NPL ad Amco e dei nuovi accantonamenti relativi alla sentenza di condanna per falso in bilancio dei vecchi vertici”, scriveva la settimana scorsa un articolo de Il Messaggero.
Queste indiscrezioni sono state riprese nel fine settimana da alcuni articoli, che hanno riproposto l’opzione delle nozze Mps-UniCredit.
Alcune voci riportate dall’Ansa hanno indicato, in particolare, che l’aumento di capitale su cui il Tesoro starebbe puntando sarebbe l’esca perfetta per far abboccare UniCredit.
Così l’articolo del Sole: “Secondo fonti finanziarie, l’ultima ipotesi prevederebbe una ricapitalizzazione del Monte da parte del Mef per una cifra compresa tra i 2 e i 2,5 miliardi, di cui uno destinato a rimpinguare i fondi per le cause legali e un altro per coprire gli esuberi pre-nozze, stimati intorno a 6mila unità (di cui la metà a Siena). A questa mossa, che deve in ogni caso superare ostacoli non banali sul piano dei conti pubblici, si affiancherebbero anche 3 miliardi di crediti fiscali. Al termine di questo processo, al Mef resterebbe una quota del 5%. Basterà tutto questo a convincere Mustier?”
UniCredit finora non si è mai fatta incantare dalle sirene di M&A che hanno cantato in Borsa. In ogni caso, gli analisti hanno sempre ricordato che, per far ingoiare il rospo di una M&A a Mustier, quanto meno un matrimonio dovrebbe avere effetti neutrali sul capitale.
Di qui, la strategia dello Stato: con un aumento di capitale, Mps tornerebbe ad essere una banca capace almeno di stare in piedi. UniCredit cambierebbe idea? In teoria no. Da Piazza Gae Aulenti non arriva nessuna apertura ufficiale a un risiko del credito.
E’ vero però che la stessa UniCredit sta attraversando una fase di transizione molto delicata. Gli ultimi rumor hanno ripreso il piano relativo alla creazione di una subholding in cui verrebbero convogliati tutti gli asset stranieri dell’istituti: si avrebbero a quel punto due UniCredit: una italiana e una straniera, con quest’ultima che potrebbe essere quotata anche alla borsa di Francoforte.
Ed è su questo punto che i rumor sulle nozze con Mps insistono. Così il Sole 24 Ore motiva l’efficacia delle nozze tra Mps e UniCredit.
Con la banca senese, “UniCredit Italia si ritroverebbe una presenza più capillare”. Dall’altro lato, “UniCredit Europa avrebbe modo di trovarsi un partner estero. Commerzbank, secondo rumors di mercato, è oggi l’ipotesi più probabile ma non l’unica: tra i possibili partner c’è anche SocGen, da cui Mustier proviene”.
C’è poi chi, nelle ultime settimane, ha fatto notare come il matrimonio perfetto sarebbe quello tra l’UniCredit straniera e la francese BNP Paribas (in questo caso, tuttavia, UniCredit non sarebbe predatrice, ma piuttosto preda).
“Le nozze darebbero vita a un colosso con una capitalizzazione superiore ai 68 miliardi, con sinergie di 1,9 miliardi al 2022”, hanno scritto gli analisti di Mediobanca Securities in una nota di qualche settimana fa. Tutti sono ben consapevoli del fatto che i piani del Tesoro potrebbero naufragare però ‘per colpa di Banco BPM’, più volte citata come la sposa ideale. E’ da settembre che si parla anche di un possibile matrimonio tra la banca guidata da Giuseppe Castagna e UniCredit. Sul tavolo di Castagna, pronto al risiko bancario, ci sarebbero infatti, sia Credit Agricole Italia che UniCredit.