Mps-UniCredit: Letta salva-marchio del Monte, se lo accollerà Mediocredito Centrale? Su titolo UCG continuano a fioccare rating ‘buy’
Mps-UniCredit: il dossier che scotta rimane per il momento ancora lì, sulla scrivania di Mario Draghi e di Daniele Franco.
Bisognerà attendere ancora per capire che fine faranno le trattative in corso tra il Mef, azionista di maggioranza del Monte dei Paschi con una quota del 64%, e UniCredit di Andrea Orcel.
Le trattative continuano in un contesto politico che ha visto il segretario del PD Enrico Letta vincere le elezioni suppletive a Siena: secondo alcune indiscrezioni questo fattore potrebbe rappresentare un ulteriore assist per i negoziati in esclusiva di Unicredit con il Tesoro per valutare l’acquisto di una porzione importante di Banca MPS.
Fino al 18 ottobre, giorno dei ballottaggi – che vedono tra le più grandi città chiamate al voto Roma, Trieste, Torino – è difficile tuttavia che arrivi un annuncio che decreti l’esito dei negoziati tra le due banche.
Il mercato crede nel deal Mps-UniCredit. Rumor su nodo marchio
Nelle sessioni immediatamente successive all’esito delle suppletive a Siena, il mercato ha scommesso sul deal Mps-UniCredit, facendo volare le quotazioni, in particolare, del titolo UniCredit.
Le quotazioni di Piazza Gae Aulenti hanno beneficiato, sicuramente, della nuova era targata Andrea Orcel tanto che, dai 7,42 euro del 25 gennaio scorso, giorno precedente al diffondersi dei rumor della scelta diOrcel quale nuovo ceo della banca, il titolo UCG è salito fino all’area 11,90 euro, ai massimi da febbraio 2020 e con un saldo da inizio anno di oltre +53%. Il trend ha reso Piazza Gae Aulenti regina di Piazza Affari.
Nei colloqui tra il Monte e UniCredit ci sono ancora alcuni nodi da sciogliere: Mps ha fatto però sicuramente un altro passo in avanti, per risolvere alcuni dei suoi annosi problemi. Un comunicato delle ultime ore ha confermato che l’accordo con la Fondazione Mps è stato infatti perfezionato: si tratta dell’ “accordo già precedentemente comunicato nelle sue linee essenziali – per la definizione di tutte le controversie insorte fra le parti”, per effetto del quale, la Fondazione “otterrà, tra l’altro, il pagamento di 150 milioni di euro e impegni sulla valorizzazione del patrimonio artistico della Banca e sulla destinazione dell’immobile di Rocca Salimbeni, su cui insisterà una prelazione a favore della Fondazione“.
La notizia è stata segnalata dalla nota di Equita SIM, che ha fatto riferimento anche alle ultime indiscrezioni trapelate dal quotidiano La Stampa:
“Mps ha comunicato il perfezionamento dell’accordo transattivo con la Fondazione Monte dei Paschi di Siena , in merito alle richieste stragiudiziali riferite all’acquisizione di Banca Antonveneta e agli aumenti di capitale del 2011 e 2014-2015 – si legge nella nota della SIM milanese, che ha continuato sottolineando che, “secondo quanto riportato da ‘La Stampa’ sarebbero ripresi i colloqui tra UniCredit e il MEF per la definizione del perimetro di interesse di Monte dei Paschi”. E che “nel dettaglio, l’articolo (de La Stampa) riporta nuovamente la possibilità che Mediocredito Centrale (MCC) possa rilevare non soltanto le filiali al Sud di MPS (Puglia e Sicilia), ma anche il marchio e tutte le controllate escluse dall’interesse di UniCredit (MPS Capital Services, Factoring e Leasing). Se fosse confermata questa ipotesi, rappresenterebbe uno step ulteriore al raggiungimento dell’accordo tra UniCredit e il Mef per una soluzione strutturale su Mps”.
La Stampa ricorda come Mediocredito Centrale, che è una banca pubblica, e che già si è accollata la Popolare di Bari avesse in realtà “già smentito il suo interesse per il marchio”. Ma probabilmente la stessa sarà costretta a rivedere la propria posizione, sia per i paletti che sono stati messi da UniCredit, che in coerenza con quanto ha detto ad agosto dal ministro dell’Economia Daniele Franco, ovvero che “la salvaguardia dell’occupazione e del marchio, oltre che del risparmio, sono le priorità del Governo”. La Stampa scrive inoltre che “sul marchio si è impegnato d’altra parte anche Enrico Letta, neo-eletto alla Camera nel collegio di Siena. Il segretario del Pd si è detto pronto a bloccare l’intesa per la cessione di Mps già in consiglio dei ministri, se non venissero soddisfatte una serie di condizioni tra le quali proprio la permanenza del marchio”.
UniCredit, raffica di buy dagli analisti: il 27 ottobre il bilancio
Le quotazioni di UniCredit continuano a salire, con il titolo che, nella sessione odierna, si è confermato nelle prime battute tra i migliori dell’indice Ftse Mib. (10.40 ora italiana), per poi dimezzare i guadagni verso metà giornata.
Tra gli analisti prevalgono i buy, che sono pari al 50% del totale (sei mesi fa prima dei conti del 1° trimestre erano solo il 30%); il 42,9% dice Hold mentre il 7,1% dice Sell. Il prezzo obiettivo medio è di 12,1 euro, ossia il 4 per cento sopra i livelli a cui viaggia attualmente il titolo.
I più ottimisti su Unicredit sono gli analisti di Mediobanca Securities con un target price di 15,7 euro, +34% circa rispetto ai valori attuali.
Non scherzano neanche gli analisti di Deutsche Bank che, nelle ultime ore, hanno premiato Piazza Gae Aulenti con un upgrade sul rating, da “hold” a “buy”, alzando contestualmente il target price da 10,6 a 15 euro.
JP Morgan ha confermato il giudizio neutral sul titolo, con tp a 12 euro, mentre ieri Jefferies ha ribadito il rating buy, con prezzo obiettivo lasciato anch’esso invariato a 13,4 euro.
Dopo il voto di Siena, UBS ha diramato inoltre una nota reiterando la valutazione buy e alzando il target price a 14,45 euro, dai precedenti 13,55.
Intanto, il bilancio di UniCredit si avvicina: la data è stata fissata al prossimo 27 ottobre e tra l’altro, secondo i recenti rumor stampa, l’intenzione di Orcel sarebbe quella di risolvere la matassa Mps prima di quel giorno.
Sorprese positive dalla trimestrale (del terzo trimestre) sono attese dagli analisti di Equita, che hanno alzato del 7% le stime per l’intero 2021. In una recente call tenuta da Unicredit con gli analisti, il top management si è detto molto fiducioso nel ribadire la guidance di un utile netto sottostante di oltre 3 miliardi, ricavi totali per circa 17,1 mld, costi operativi sostanzialmente allineati al livello del 2019 (9,9 mld).