Mps: Stato in un vicolo cieco? Il tempo sta per scadere, arriva la lettera della Bce
L’aura di mistero che si sta infittendo sul dossier Mps sta facendo perdere la pazienza alla Bce. La Banca centrale europea avrebbe inviato infatti una lettera al Monte di Stato.
Di Mps si parla in queste ore anche in relazione al comunicato diffuso dalla stessa banca, che ha informato “di aver dato mandato ai propri legali per proporre una denuncia contro ignoti in relazione alle notizie diffuse sul mercato che hanno determinato una significativa alterazione del corso delle quotazioni dei titoli obbligazionari subordinati”.
I bond subordinati, vale la pena precisare, sarebbero i primi a essere coinvolti nel caso di una nuova ennesima crisi di Monte dei Paschi.
E purtroppo, almeno dalle ultime indiscrezioni, non è emerso nulla di confortante sulle prospettive della banca, tanto che la Bce ha deciso di vederci chiaro, inviando una lettera all’istituto senese.
Nella missiva, il cui contenuto è stato riportato dall’agenzia di stampa Ansa, la Bce ha chiesto chiarimenti sulla tempistica dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro che la banca si è impegnata a sostenere nel caso in cui la «soluzione strutturale» – ovvero l’operazione di fusione con un’altra banca – non dovesse concretizzarsi.
E, con UniCredit di Andrea Orcel che sembra essersi allontanata da Siena, soprattutto dopo che, almeno con il decreto Sostegni Bis, il governo Draghi non ha voluto arricchire la dote fiscale a favore del compratore; con i rumor ormai quotidiani secondo cui l’unica soluzione fattibile sarebbe lo spezzatino, ovvero la banca smembrata e spartita tra diversi soggetti, Francoforte ha deciso di interpellare la diretta interessata. Diretta interessata che oggi vive tra l’altro un giorno cruciale, vista la riunione del cda, che – scrive il Corriere di Siena – “avrebbe all’ordine del giorno una riorganizzazione interna, con un rimescolamento globale, secondo quanto riportano alcune indiscrezioni che legano questa ipotesi anche quella dello ‘spezzatino'”.
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Così oggi il quotidiano La Stampa, riguardo alla lettera che Mps ha ricevuto dall’Eurotower:
“La Vigilanza intende capire da Siena quale sia la timeline dell’aumento, acquisendo una serie di informazioni tecniche sugli step e le modalità della ricapitalizzazione. Benché la missiva non contenga alcun diktat né termini prescrittivi entro i quali eseguirla, non sfugge che la richiesta arrivi mentre la ricerca di un partner da parte dell’istituto guidato da Guido Bastianini, unica alternativa a una rischiosa ricapitalizzazione sgradita al Tesoro, non trova sbocchi. Non a caso si è tornati a parlare di spezzatino, con Unicredit, Mcc, Banco Bpm, Bper e Poste chiamate a farsi carico, in un’ottica di sistema e con il supporto dello Stato , della messa in sicurezza della banca senese. La strada della ricapitalizzazione d’altra parte sarebbe molto rischiosa, come evidenziato dalla stessa Mps, che nel bilancio 2020 ha ammesso l’esistenza di «una rilevante incertezza» sulla continuità aziendale, su cui grava la spada di Damocle della DgComp”.
Intanto nuove indiscrezioni anch’esse poco confortanti su Mps sono arrivate con un articolo de Il Sole 24 Ore, che ha sottolineato come l’eventuale compratore della banca dovrebbe farsi carico anche di un “indennizzo da almeno un miliardo che potrebbe essere pagato al partner assicurativo francese Axa”. Questo, in quanto “ai tempi del salvataggio di Stato, Mps aveva rinegoziato il contratto pluriennale di bancassicurazione con il colosso francese che aveva investito nella banca (anche, proquota, in sede di aumento di capitale del Monte). Ma quel contratto, come quasi sempre avviene nelle partnership tra banche e assicurazioni (si veda da ultimo il caso Cattolica-BancoBpm), prevede che in caso di cambio del controllo azionario della banca scatti un’opzione put a favore della compagnia assicurativa”.
Di conseguenza, precisa il quotidiano finanziario nell’articolo “Mps, in caso di cessione spunta una put da 1 miliardo a favore di Axa“, il “cambio di proprietà della banca senese (sia che a comprare sia UniCredit sia nella complessa ipotesi di break up) farebbe scattare una put option a favore di Axa che gli analisti stimano in un controvalore superiore al miliardo di euro”.
Il Sole ricorda anche l’urgenza per Siena – e dunque per il Tesoro maggiore azionista con una quota del 64% e dunque per il governo Draghi – di trovare una soluzione, visto che la Bce ha concesso alla banca tempo fino alla fine dell’anno per l’aumento di capitale. Il che significa che, in assenza di un volenteroso – e qualcuno direbbe sicuramente coraggioso – cavaliere bianco (che per ora non c’è), l’unica soluzione sarebbe far rimanere Mps ancora nelle mani dello Stato.
Oltre all’ipotesi spezzatino, il Sole 24 Ore riporta anche l’opzione ‘di una scissione del Monte in due banche: la good e la bad bank:
“Una soluzione al vaglio è quella di una separazione in due di Mps, con una bad bank che resterebbe allo Stato ed una good bank da mettere sul mercato. Ma anche questa ipotesi richiede tempi che portano oltre alla scadenza di fine anno”.
Il piano A per il Tesoro rimane quello di dare Mps in sposa a UniCredit. Ma “da quello che trapela, UniCredit vorrebbe lo stesso trattamento che ottenne Intesa Sanpaolo con la liquidazione delle due banche venete (Popolare Vicenza e Veneto Banca)”.