Mercati, l’inflazione e il peso del “dividendo” energetico sulle scelte d’investimento del 2022
Il peso del “dividendo” energetico si fa sentire eccome in questo 2022 ad alto tasso inflattivo: il beneficiario principale in Europa è la Gran Bretagna, slegata dalle fonti di approvvigionamento energetico della Russia, che è già passata all’incasso e rappresenta un’occasione preziosa per le scelte d’investimento di breve periodo. Ma non mancano altre occasioni d’investimento nel Vecchio Continente, come evidenzia l’analisi di Alessandro Tentori di Axa IM.
La prima idea sui Paesi europei da tenere in considerazione è, un po’ a sorpresa, l’Inghilterra. Nonostante una pesante inflazione legata in questo caso anche all’effetto Brexit, l’indice guida Ftse100 è uno dei pochi in territorio positivo da inizio anno. Probabilmente perché il Regno Unito ha fonti di approvvigionamento energetico ben diversificate: tra cui il nucleare, le importazioni dalla vicina Norvegia, le piattaforme nel Mare del Nord e gli enormi giacimenti di carbone del Galles, abbandonati da decenni ma riattivabili in tempi brevi in caso di emergenza. La Borsa britannica, insomma, incassa il “dividendo” di una maggior indipendenza energetica da Putin e dai suoi capricci.
Un’altra possibilità sarebbe quella di investire sull’Italia, che è di gran lunga la maggior beneficiaria del piano Next Generation Ue: riceverà dall’Europa 191,5 miliardi di euro, di cui quasi 70 miliardi a fondo perduto e oltre 122 miliardi in prestiti. Come ricorda la Bce (“ECB Economic Bulletin, 1/2022”), da solo il nostro Paese incasserà quasi la metà dell’intero pacchetto “Recovery and Resilience Facility”, per la precisione il 48% del totale, contro il 17% della Spagna, il 16% di Francia e Germania, l’8% della Grecia. Una montagna di denaro, destinata alla modernizzazione del Paese anche attraverso le famose riforme strutturali pianificate da cinquant’anni ma ancora irrealizzate.
Chi vuole scommettere sulle aziende tricolori tuttiva di fatto ha a disposizione solo l’azionario. Il fixed income in Italia è cannibalizzato dai BTp poiché non esiste un mercato di obbligazioni corporate profondo come in Francia o in Germania, e nemmeno quello delle cartolarizzazioni sugli investimenti immobiliari: quindi per investire sulle imprese del nostro Paese l’unica strada è rappresentata dall’equity.
Ma non è finita qui. Va monitorata anche la Spagna, che oltre a incassare a sua volta una buona fetta dei finanziamenti europei è molto più resiliente sul fronte energetico. Madrid, infatti, importa dalla Russia meno del 10% del suo fabbisogno, contro il 50% di Italia e Germania e il 40% della Francia. Non è un caso che l’indice guida della Borsa spagnola, l’Ibex, sia quasi in pari da inizio anno, a differenza del Ftse Mib di Piazza Affari o del Dax tedesco.
Insoma, Gran Bretagna, Italia e Spagna secondo l’esperto di Axa IM possono offrire delle opportunità interessanti agli investitori in questa fase così delicata. Tenendo sempre d’occhio il dividendo energetico, perché se il conflitto tra Russia e Ucraina prosegue, l’indipendenza dagli approvvigionamenti in arrivo dalle zone di guerra rappresenta l’unico vero scudo dagli aumenti dei prezzi e la volatilità dei titoli azionari.