Mercati: i 3 rischi da tenere d’occhio secondo UBP
I mercati azionari hanno registrato un rally di quasi il 30% dai minimi di fine marzo ai picchi di aprile, grazie al fatto che i nuovi casi giornalieri di Covid-19 si sono stabilizzati e i governi di diversi paesi si sono mossi per mitigare le ricadute economiche dei lockdown e superare le misure di stop forzato. Ma, secondo gli esperti di Union Bancaire Privée (UBP), all’orizzonte rimangono tre principali rischi che potrebbero compromettere la ripresa economica futura e quindi i mercati finanziari. “Per questo, sebbene l’entità degli stimoli monetari e fiscali forniti dai governi sia destinata ad accorciare la durata e a ridurre la profondità della crisi economica in corso, un rimbalzo a V appare eccessivamente ottimistico a nostro avviso”, sostiene Norman Villamin, CIO Wealth Management di UBP.
Ecco i tre rischi da tenere d’occhio e la loro possibile evoluzione:
1 – Seconda ondata epidemica negli Stati Uniti?
Mentre le politiche di lockdown cominciano ad attenuarsi in diversi paesi, si temono nuove epidemie, soprattutto negli Usa. Anche se i forti cali di New York e del New Jersey sono significativi, poiché questi due stati rappresentano insieme il 9% della popolazione americana e il 10% del Pil statunitense, gli stati della California (12% della popolazione e 15% del Pil) e del Texas (9% della popolazione e del Pil), stanno registrando, entrambi a maggio, infezioni medie giornaliere che superano del 20-25% la media di aprile. Ciò suggerisce che, come minimo, le possibilità di un rimbalzo sostenuto guidato dai consumi, quando i lockdown si allenteranno, dovrebbero essere in qualche modo limitate. Sullo sfondo si nasconde il rischio di una seconda ondata epidemica che porti al ripristino dei lockdown, come si è visto di recente a Singapore. Questo rimane un rischio credibile per i mesi a venire.
2- Nuove tensioni Usa-Cina?
Nelle ultime settimane le mosse intraprese dai due paesi suggeriscono che la più ampia lotta egemonica tra le due maggiori economie del mondo sia destinata a spostarsi verso nuovi campi di battaglia. Gli Stati Uniti hanno adottato misure che gettano le basi per un attacco potenzialmente più ampio all’economia cinese che vada oltre il semplice commercio. In particolare, la Casa Bianca ha recentemente dato istruzioni ai funzionari del governo federale che si occupano dei piani pensionistici di astenersi dall’utilizzare parametri di riferimento che includono le azioni cinesi, vietandone di fatto l’acquisto. Sebbene di piccole dimensioni (circa 50 miliardi di dollari), la mossa riflette un nuovo modo per l’amministrazione Trump di attaccare la Cina. Oltre a questo, gli Stati Uniti si sono anche mossi per continuare a limitare l’accesso di Pechino alle tecnologie chiave che potrebbero consolidare il suo predominio nel 5G. Se gli Stati Uniti dovessero andare avanti, la Cina dipenderebbe da uno dei tre fornitori – Stati Uniti, Corea e Taiwan – per l’accesso a chip avanzati necessari per le sue ambizioni tecnologiche di prossima generazione. Sebbene la Cina si sia impegnata ad aumentare le importazioni agricole per ottenere il favore degli stati agricoli in vista della campagna elettorale di Trump, non è chiaro se questi sforzi saranno sufficienti a distogliere i falchi americani dal loro nuovo percorso. L’unica domanda, secondo gli esperti di UBP, è se un confronto su questo asse avverrà prima delle elezioni presidenziali di novembre o poco dopo. Le mosse recenti aumentano il rischio che la prima ipotesi sia sempre più probabile.
3- Frammentazione politica all’interno dell’Ue dove porterà?
L’ultimo nodo riguarda infine l’Europa. Vincendo la battaglia con il coronavirus, l’Eurozona sarà ora costretta ad affrontare la guerra, ovvero il completamento del progetto euro e bisognerà vedere se i suoi membri saranno disposti a fare i prossimi passi verso un’unione monetaria e fiscale. Se le pressioni politiche in Italia dovessero accelerare, con il risultato di un confronto più rapido del previsto, allora comincerebbe a prendere forma un ulteriore shock per l’economia globale.
Che fare?
In questo contesto, UBP consiglia agli investitori di espandere le strategie asimmetriche risk-off all’interno dei portafogli. “Come all’inizio dell’anno, riteniamo che l’oro continui a rappresentare un’interessante riserva di valore per gli investitori, poiché le banche centrali cercano sempre di più di monetizzare le sfide che l’economia globale si trova ad affrontare. Infatti, nonostante l’aumento del 14% da inizio anno, l’oro continua a sottovalutare la politica monetaria “whatever it takes” della Fed”, precisa Norman Villamin.
La casa d’affari continua a guardare con interesse anche a quelle valute che rappresentano un bene rifugio, come lo yen giapponese e il franco svizzero. “Per gli investitori che continuano a detenere posizioni rischiose in titoli azionari, siamo sempre più propensi, proprio come a gennaio, a privilegiare le strategie su opzioni e a mantenere la nostra esposizione a titoli di alta qualità e ai fondi hedge long/short come scudo contro potenziali drawdown”, concludeono da UBP.