MSCI cede a pressioni Trump, cancella titoli società cinesi dai suoi listini. SMIC crolla a Hong Kong
E alla fine l’MSCI – società che stila diversi indici azionari a livello globale – ha ceduto alle pressioni dell’amministrazione di Donald Trump, decidendo di cancellare 10 titoli di società cinesi da alcuni suoi listini. Tonfo del titolo del produttore cinese di semiconduttori SMIC, che è scivolato del 7% alla borsa di Hong Kong, dopo essere stato sospeso al ribasso.
La cancellazione decisa dall’MSCI segue l’ordine del presidente americano Trump, emanato il 12 novembre scorso, di impedire alle società e alle persone fisiche degli Stati Uniti di tenere in portafoglio titoli azionari di società cinesi, che la Casa Bianca accusa di sostenere l’esercito di Pechino.
MSCI ha finora fatto i nomi di sette società, i cui titoli saranno rimossi dai suoi listini: si tratta del produttore di chip SMIC, per l’appunto; della compagnia attiva nel settore della video sorveglianza Hikvision; dei gruppi che producono impianti ferroviari CRRC e China Railway Construction; della società di supercomputer Dawning Information Industry; del gruppo di infrastrutture China Communication Construction; della società produttrice di satelliti China Spacesat.
La decisione sarà efficace a partire dal 5 gennaio del 2021, mentre la lista finale dei titoli cinesi cancellati sarà presentata dall’MSCI il prossimo 30 dicembre.
La notizia confortante, per le società cinesi interessate, è che l’MSCI ha intenzione comunque di lanciare versioni di indici azionari che includano i nomi cancellati.
La rimozione dai listini azionari non riguarda, inoltre, le società affiliate e/o controllate. E’ possibile, anche, che un’azione di un certo gruppo entrato nella black list dell’MSCI venga rimossa dalla borsa di Hong Kong ma non da quella di Shanghai.
Detto questo, sebbene la cancellazione del titolo non azzeri la quotazione dello stesso in altre piattaforme di trading, la reazione dell’MSCI è l’ennesimo schiaffo dell’amministrazione Trump alla Cina. La rimozione è stata decisa tra l’altro nelle ultime settimane anche dalle società S&P Dow Jones Indices e Ftse Russell. E l’APP di trading Robinhood ha aggiornato il proprio sito, informando gli utenti che non potranno fare più trading sui titoli azionari cinesi colpiti dalle decisioni.
Detto questo, Drew Bernstein, co-presidente di MarcumBP, ha riferito alla Cnbc di prevedere che “l’appetito molto forte” che gli investitori globali hanno verso le azioni cinesi permarrà;: basti pensare che, stando ai dati dell’Institute of International Finance, l’azionario cinese ha assistito a novembre all’ottavo mese consecutivo di flussi in entrata, in questo caso per un valore di $7,9 miliardi. Nei primi tre trimestri del 2020, inoltre, stando a quanto riportato da Ernst and Young, gli indici di Borsa cinesi hanno inciso per il 45% sul mercato globale delle Ipo.
Intanto l’MSCI ha motivato la sua decisione con la risposta arrivata da più di 100 partecipanti al mercato di tutto il mondo, che hanno avvertito che “l’ampia presenza? delle società finanziare americane nei processi di investimenti degli investitori globali potrebbe ostacolare in modo significativo le transazioni sui titoli colpiti dal bando.