Lyft: in I trimestre rosso spaventoso superiore a $1 miliardo. Titolo -16% da Ipo
Shock redditività da parte della società di trasporto alternativo Lyft, nota rivale Uber. Dopo aver riportato utili netti per un valore di $234 milioni, Lyft ha sofferto nei primi tre mesi dell’anno un rosso spaventoso di $1,14 miliardi. Una erosione della redditività superiore a +380%, e di un ammontare maggiore rispetto alle perdite totali che il gruppo ha incassato nell’intero 2018.
Hanno pesato le compensazioni sotto forma di azioni – che normalmente rappresentano quelle grandi spese che seguono una operazione di Ipo – , che sono ammontate a $859,5 milioni, rispetto alla cifra di appena $2 milioni dello scorso anno.
Escludendo altri fattori di natura straordinaria, Lyft ha riportato perdite su base adjusted per $211,5 milioni, o $9,02 per azione, peggiori del rosso di $3,77 per azione atteso dagli analisti di FactSet.
Molto bene invece il fatturato, quasi raddoppiato su base annua, a $776 milioni, rispetto ai $397 milioni del primo trimestre del 2018, in crescita del 95%.
Il risultato è stato migliore delle stime di $38 milioni, grazie al numero dei clienti attivi, i cosiddetti riders, che è volato del 46% da 14 milioni a 20,5 milioni, confermando un trend impressionante che va avanti da tre anni.
In più, il fatturato per cliente attivo ha messo a segno un balzo del 34%, dai $28,27 dello stesso periodo dell’anno scorso a $37,86 nel trimestre terminato lo scorso 31 marzo.
Nella conference call con cui sono stati commentati i risultati di bilancio, il direttore finanziario Brian Roberts si è mostrato fiducioso sulle possibilità di ripresa della redditività del gruppo nel breve periodo.
“Siamo incoraggiati dalla solidità del nostro business core e intravediamo un chiaro percorso verso la redditività e il ride-sharing – ha detto Roberts, poco prima che il titolo Lyft segnasse un rally, tuttavia non del tutto convincente, nelle contrattazioni dell’afterhours – Anticipiamo che il 2019 sarà l’anno in cui le nostre perdite toccheranno il picco, mentre continueremo a puntare costantemente alla redditività su una base consolidata”.
Reazione vivace del titolo alla pubblicazione dei risultati di bilancio e alla conference call.
Dopo aver chiuso la sessione di ieri in calo del 2%, a $59,34, il titolo è sceso prima di oltre -2% dopo la diffusione della trimestrale, per poi salire di oltre +2% a seguito delle parole dei dirigenti. Alla fine della conference call, l’azione è tornata a perdere lo 0,5% e al momento, in premercato, arretra dell’1,5% circa.
Le quotazioni viaggiano a un valore decisamente inferiore rispetto al prezzo di collocamento: per la precisione, del 16% rispetto ai $72 dell’Ipo.
La flessione è invece pari a -31% rispetto al massimo testato in corrispondenza di $87,24 il primo giorno di contrattazioni di Lyft, quando l’azione segnò un rally poderoso, prima di lasciare il posto alle vendite delle sessioni successive.
“Non indoriamo la pillola – aveva scritto qualche giorno fa Dan Ives, analista di Wedbush – Il titolo Lyft è stato un disastro dal giorno dell’Ipo”. Tanto che Ives, tra i primi analisti ad avviare una copertura sull’azione, dopo aver fissato un target price a 80 dollari, ha rivisto al ribasso l’outlook a 67 dollari per azione.
Fino alla giornata di ieri, c’è da dire, la maggior parte degli analisti rimaneva bullish sul trend del titolo. Tra gli analisti interpellati da Bloomberg, 15 avevano infatti un giudizio “buy”, otto un giudizio “hold” e soltanto due raccomandavano “sell”.
Per il secondo trimestre, il gruppo prevede ora un fatturato compreso tra $800 milioni e $810 milioni, mentre le stime per l’intero 2019 sono di un giro d’affari di $3,28-$3,3 miliardi. In entrambi i casi l’outlook è migliore delle attese in media degli analisti intervistati da FactSet.