La divergenza tra Wall Street ed economia Usa, in arrivo molta volatilità
Negli ultimi mesi abbiamo assistito a una notevole divergenza tra le performance dei mercati azionari e quella dell’economia negli Stati Uniti, un fenomeno destinato a non essere sostenibile. Lo si legge nel report a cura di Eric Papesh e Julian Cook, Portfolio Specialist e US Equity di T. Rowe Price, che fa il punto sull’azionario Usa, spiegando quanto l’engagement con le aziende sia stato importante durante la crisi.
L’azionario ha rimbalzato in modo deciso dai minimi di marzo, mentre l’economia si è contratta notevolmente. Se pensiamo all’azionario come a un meccanismo anticipatore, allora viene prezzato molto ottimismo e sembrerebbe che gli investitori siano propensi a guardare oltre il breve termine. Eric Papesh e Julian Cook, l’equity sperimenterà molta volatilità nei mesi a venire, che dipenderà dai progressi (o mancati progressi) nella lotta alla pandemia. In ogni caso, nel lungo termine questa divergenza non dovrebbe persistere.
Tuttavia, la domanda chiave è: torneremo davvero a un normale scenario di recessione? Ci sono segnali che, secondo i manager di T. Rowe Price, non possiamo ignorare, come il 13% di disoccupati nella popolazione Usa e le chiusure di molti business, e che avranno implicazioni tanto più significative tanto più durerà questa anormalità. Di conseguenza, Papesh e Cook sono cauti nelle previsioni sulla durata di questa divergenza, anche se è ovvio che non sia sostenibile nel lungo termine.
Autorità un fattore di supporto
Nonostante ciò, il Governo e la Banca Centrale Usa sono stati molto rapidi nel rispondere alla crisi, dimostrando un impegno chiaro a fare tutto il necessario per superarla. Infatti, si legge nel report, un aspetto positivo della crisi finanziaria globale è che ha insegnato ai governi globali e alle banche centrali come rispondere e la reazione di quest’ultima crisi è stata da manuale.
Tuttavia, bisogna chiedersi se i miglioramenti sono dovuti a un reale progresso dell’economia o se derivano solo dalla spinta degli stimoli fiscali alla fiducia dei consumatori. Ecco perché, sottolineano i manager di T. Rowe Price (asset manager globale), avere relazioni strette con le aziende ci è di aiuto. Ad esempio, di recente una società leader globale nei pagamenti ha confermato di aver assistito a un incremento dell’attività di spesa, ma di ritenere che ciò dipende dagli stimoli di breve termine.
La volatilità genera opportunità
In generale, negli ultimi mesi abbiamo visto un incremento generalizzato delle attività di trading, soprattutto negli stadi mediani della crisi, focalizzati inizialmente sulle aziende con caratteristiche difensive, come bilanci solidi, ampia liquidità e buon accesso al capitale. Man mano che la fiducia è risalita, si legge nel report, il focus si è spostato sulle società che potevano emergere dalla crisi in posizioni buone o addirittura migliori rispetto ai competitor. Secondo Papesh e Cook, la volatilità crea le dislocazioni di cui i gestori attivi vanno a caccia per generare alpha.
Guardando al futuro, sul fronte degli utili, i due manager credono che non torneremo sui livelli del 2019 prima del 2022 inoltrato. Anche qui sembra esserci una decorrelazione tra le aspettative moderate sugli utili per i prossimi 12 mesi e il forte rally dell’azionario Usa. La ripresa potrebbe richiedere più tempo di quello che prevedono in molti, secondo Papesh e Cook; per loro sarà graduale, una sorta di ‘V’ allungata.