Notizie Notizie Italia Italia, i dieci fattori chiave che incideranno fino al 2024 sulla ripresa

Italia, i dieci fattori chiave che incideranno fino al 2024 sulla ripresa

17 Dicembre 2021 15:41

 

Nonostante il rallentamento atteso per il quarto trimestre, le prospettive per l’andamento della ripresa in Italia rimangono buone. Su tutto però aleggia l’incognita del virus, con le possibili nuove limitazioni necessarie per contrastare la diffusione della variante Omicron. L’Italia appare comunque fra i Paesi meglio posizionati nella lotta al Covid-19. Questi i dieci fattori di rischio e opportunità che indirizzeranno, in una direzione o nell’altra, i prossimi tre anni dell’economia italiana, analizzati dal rapporto di previsione a cura di Prometeia.

Il passo spedito della ripresa

Nel trimestre dell’anno c’è stato un aumento del Pil del 2,6% sul trimestre precedente, +3,8% rispetto a un anno prima. Crescita dovuta all’ulteriore recupero della spesa delle famiglie (+3% sul trimestre precedente), in particolare nei servizi (+8%) con il termine dei lockdown e favoriti dalla stagione turistica. Da segnalare anche l’ottima tenuta degli investimenti in beni strumentali, che con un +4,5% hanno ormai recuperato i livelli pre-crisi. In crescita gli investimenti in costruzioni, che stanno assestando la velocità dopo la spinta degli incentivi fiscali. Buona la performance dell’export, che conferma la salute del settore nonostante le difficoltà nelle catene di fornitura.

Il rallentamento in arrivo

Il 3° trimestre permette di guardare ai mesi invernali con fiducia. Tuttavia è evidente un rallentamento della crescita: le informazioni congiunturali segnalano un appiattimento del ciclo a partire dall’estate, già riflesso negli indici mensili della produzione industriale fermi in media da luglio, che sembra tuttavia avere avuto una leggera inversione di rotta a novembre. Prometeia stima che l’Italia chiuderà il 2021 in crescita del 6,3% e il 2022 del 4%, per poi continuare a crescere comunque su ritmi superiori a prima della crisi e della media dell’Eurozona (+2% nel 2024).

La buona salute del manifatturiero

In termini di produzione industriale, l’Italia è l’unico tra i grandi quattro dell’area euro ad aver recuperato i livelli pre-crisi. La performance italiana dipende da due diversi fattori. Il primo è la produzione di mezzi di trasporto: un diverso posizionamento di gamma fra i Paesi, che porta l’industria italiana a soffrire di meno la transizione ecologica e la carenza di semiconduttori. Il secondo è il traino dell’export, del comparto dell’alimentare, nel quale l’Italia detiene un vantaggio comparato e che è risultato meno sfavorito durante la pandemia, e della filiera attivata dalle costruzioni. Prometeia ritiene che questi fattori di forza continueranno a proteggere la nostra manifattura dalle strozzature nell’offerta di materiali e del caro energia, sempre che le turbolenze non durino troppo oltre la prossima primavera. L’indice della produzione industriale si attesterà sul +11% nel 2021 per poi assestarsi al +2,4% nel 2022.

La ripartenza delle supply chain

Con riferimento a commodity e semilavorati, i segnali disponibili mostrano un miglioramento che, associato alla minore esposizione italiana, permetterebbe al Paese di recuperare la piena operatività nel volgere di qualche mese. Anche le informazioni della Commissione europea sembrano segnalare una situazione di tensione minore in Italia rispetto ad altri Paesi. Tuttavia, tanto più lontana sarà la normalizzazione, tanto maggiore sarà il rischio che anche la manifattura italiana debba rallentare il passo.

La durata dell’inflazione

L’inflazione è arrivata. Si tratta di un’inflazione da costi: il riavvio della domanda post lockdown ha incontrato strozzature di offerta cosicché i prezzi, associati alla non disponibilità di molti semilavorati, ha fatto lievitare molti costi di produzione. Aumento che in parte si sta scaricando a valle ma che è ancora in larga misura assorbito dai margini delle imprese. Anni di inflazione bassa hanno reso gli operatori, consumatori in particolare ma non solo, restii ad accettare aumenti dei prezzi, e i produttori hanno imparato a privilegiare il mantenimento dei rapporti di clientela e a investire sulla qualità. È quanto sta continuando ad accadere e le imprese, in media, sono in grado di reggere questo urto, perché ben capitalizzate e con profitti ancora robusti. Se entro la prossima estate la situazione nelle catene di fornitura si normalizzerà sia dal lato dei prezzi sia da quello della disponibilità di beni, il danno alla ripresa risulterà contenuto e le imprese potranno beneficiare del progresso della domanda globale. Prometeia stima un’inflazione in Italia all’1,8% nel 2021 che l’anno successivo si dovrebbe portare su 2,1% per ripiegare poi all’1,6% nel 2024.

La stretta delle politiche monetarie

Le politiche monetarie, soprattutto negli Stati Uniti, sono però in una posizione difficile. Rischiamo di rivedere la stagflazione, cioè la combinazione di dinamiche dei prezzi elevate e attività economica debole, in conseguenza degli shock di offerta causati dalla pandemia? Prometeia è ancora convinta che ciò non succederà e prevede aumenti del tasso obiettivo sui Fed funds fino all’intervallo 0.75-1% a fine 2022 e che la Bce prosegua nel ridurre l’acquisto di titoli e rimandi al 2023 il primo rialzo dei tassi di policy. Tuttavia, la politica monetaria non è particolarmente efficace nei confronti di shock che riducono l’offerta. Inoltre, è ancora espansiva, i tassi di interesse reali rimangono in territorio ampiamente negativo sia negli USA che in Europa. Non si può quindi escludere che l’inflazione risulti più persistente e che le banche centrali debbano intervenire in modo più aggressivo di quanto attualmente scontato, con effetti maggiormente restrittivi sull’attività.

I risparmi delle famiglie

La crescita economica dipenderà anche dalla velocità con cui le famiglie riacquisteranno fiducia e riporteranno la propensione al consumo ai livelli pre-crisi. La propensione al risparmio è molto aumentata (anche oltre il 20%) e, anche se il fenomeno è in via di attenuazione, siamo ancora ben lontani dai livelli pre-crisi. Prometeia ipotizza che tali livelli saranno recuperati solo alla fine dell’orizzonte di questa previsione al 2024 e che il risparmio accumulato non sarà disinvestito. Se le famiglie dovessero riconquistare più velocemente fiducia nelle prospettive economiche e l’inflazione non ne eroderà il potere d’acquisto, il recupero potrebbe essere anche maggiore.

La politica di bilancio espansiva

Il recupero di propensione al consumo sarà sostenuto da una politica di bilancio che rimarrà espansiva, anche se verranno meno gran parte degli interventi eccezionali. La Legge di Bilancio in corso di approvazione prevede un aumento di indebitamento netto (1,3 punti percentuali all’anno nel triennio 2022-2024). Il governo ha privilegiato il sostegno alla crescita, rimandando il consolidamento dei conti agli anni successivi al 2024. Il rientro del debito/Pil dopo l’aumento di oltre 20 punti del 2020 resta il punto critico: l’obiettivo del governo è che torni ai livelli pre-crisi nel 2030. Prometeia stima per il 2021 un debito/Pil in riduzione al 152,6% e al 146,4% nel 2024. Percorso che potrebbe faticare a coniugarsi con le regole di bilancio europee nella configurazione attuale.

L’arma in più: il PNRR

L’Italia è fra i maggiori beneficiari dei fondi del NGEU e l’uso che ne farà sarà cruciale per orientare la crescita non solo da qui al 2026, periodo di valenza del piano, ma anche oltre. Di qui al 2024 Prometeia stima in circa 0,4 punti percentuali ogni anno l’impulso alla crescita del Pil degli investimenti previsti dal PNRR. Il piano rappresenta un’opportunità per rilanciare al contempo produttività e crescita potenziale in una direzione più green e solidale. Se questa possibilità non sarà colta, il rischio di proseguire sul percorso dei decenni passati di declino e di allontanamento dai principali partner europei diventerà tangibile.

La stabilità politica

Dulcis in fundo, inciderò molto sulla crescita la stabilità politica, una delle condizioni affinché l’attuazione del PNRR prosegua spedito nel suo cammino. Le prossime scadenze istituzionali saranno un passaggio importante per capire se e come gli attuali equilibri cambieranno. Segnali di un venire meno della determinazione politica a governarne il processo rischiano di essere subito sanzionati dagli investitori e riflettersi in un allargamento dello spread pagato dai nostri titoli sovrani rispetto a quelli tedeschi. Nello scenario base Prometeia prevede uno spread Btp-Bund comunque stabile tra 120 e 130 punti base nel 2022.