Italia e detentori di BTP con fiato sospeso: in arrivo decisione Corte costituzionale tedesca su legalità QE della Bce
Giornata cruciale per i detentori di bond governativi europei e, nel caso specifico dell’Italia, per chi ha scommesso sui BTP e sulla carta italiana in generale. Oggi la Corte costituzionale tedesca della città di Karlsruhe si esprimerà sulla legittimità del programma di Quantitative easing della Bce. Per la precisione, la sentenza riguarderà il programma PSPP (public sector purchase program), con cui la banca centrale europea acquista debiti sovrani dell’area euro.
La decisione arriva in uno dei momenti più cruciali per l’economia mondiale, alle prese con la pandemia coronavirus che rischia di provocare una contrazione del Pil, nel caso dell’Eurozona, fino a -12%, stando a quanto ha pronosticato la stessa numero uno della Bce, Christine Lagarde.
Non è certo la prima volta che la Germania si oppone al QE che la Bce ha lanciato nel 2015: il verdetto, dicono le fonti, potrebbe essere letto già alle 10 di stamattina, ora italiana.
Se la Corte costituzionale dovesse dichiarare illegale il piano varato dall’ex numero uno della Bce, Mario Draghi, le ripercussioni sul futuro dell’Italia e dell’euro potrebbero essere immense. D’altronde, i BTP hanno beneficiato non poco di queste attività di shopping della banca centrale: è stato l’assist di Francoforte a far scendere i rendimenti dei bond italiani, permettendo dunque a Roma di rifinanziare il proprio debito sul mercato a tassi accessibili, senza svenarsi troppo. Una cosa che ai tedeschi più falchi non è mai andata a genio.
Certo, una qualsiasi decisione della Corte non potrebbe legare direttamente le mani alla Bce, ma potrebbe, per esempio, impedire alla Bundesbank, banca centrale tedesca, di partecipare al piano PSPP. E, in ogni caso, come ha fatto notare Erik Nielsen, responsabile economista di UniCredit, una bocciatura del QE da parte dei giudici tedeschi “sicuramente metterebbe a rischio l’esistenza dell’Eurozona”.
La battaglia tedesca contro il QE va avanti da parecchio, tanto che anni fa i giudici tedeschi si rivolsero anche alla Corte di giustizia europea, nella speranza di ottenere una sentenza che limitasse l’autorità della Bce. Ma il tribunale dell’Unione europea rigettò l’istanza suggerita dalle controparti tedesche.
Era il dicembre del 2018, quando la Corte di Giustizia Ue spiegò in una sentenza che i suoi giudici avevano stabilito che il programma PSPP non travalicava il mandato della BCE. Una questione che andava avanti almeno dal febbraio del 2016, quando la questione del PSPP era stata portata all’attenzione della Corte costituzionale tedesca.
Ancora prima, nel giugno del 2015, ai giudici teutonici era stata posta la questione della legittimità del programma OMT (Outright Monetary Transactions). Programma che tuttavia rimase solo sulla carta e che smise presto di essere un mal di testa per la Corte federale nel 2016, dopo che, tra l’altro, la Corte di Giustizia europea lo aveva dichiarato già legale.
Stavolta, i giudici si esprimeranno su un’istanza presentata contro il QE della Bce da un gruppo di docenti e avvocati tedeschi euroscettici, che negli ultimi anni hanno contestato più volte la stessa integrazione economica europea e le istituzioni e i programmi da essa originati.
In realtà, gli analisti non credono che la Corte arriverà al punto di dichiarare il piano illegale. Un pericolo, tuttavia, esiste. La sentenza potrebbe infatti imporre o anche solo suggerire limitazioni e restrizioni su cosa la Bce fa, proprio nel momento in cui l’esplosione della pandemia da coronavirus ha reso ancora più dipendente il futuro dell’economia dell’area euro dalle azioni salvifiche della banca centrale.
“Dobbiamo guardare il rischio che la Corte ponga condizioni all’acquisto di bond sovrani da parte della Bce. Condizioni che potrebbero rendere più difficile, per la banca, utilizzare questo strumento della sua cassetta degli attrezzi in modo flessibile ed efficiente”, ha commentato alla Cnbc Holger Schmieding, responsabile economista di Berenberg.
Il QE contro cui i tedeschi si battono è quello ‘originario’, lanciato agli inizi del 2015 fino alla fine del 2018 (venne poi di nuovo ripristinato l’anno successivo).
Ora, accanto al Quantitative easing ripristinato, c’è il PEPP, ovvero il QE pandemico, con cui, nel pieno dell’emergenza del coronavirus, Lagarde ha annunciato a marzo l’acquisto di ulteriori bond sovrani dell’eurozona per un valore di 750 miliardi di euro. Gli acquisti si sommeranno a quelli mensili, del valore di $20 miliardi, che la Bce continua a portare avanti da quando ha ripristinato il QE, ovvero dal novembre del 2019.
Altri fanno notare che in pericolo sarebbe soprattutto il QE pandemico: “Se la Corte si esprimesse contro il QE, avremmo probabilmente un nuovo caso presentato immediatamente contro il PEPP”, ha spiegato Schmieding. Tra l’altro, come ricorda un articolo della Cnbc, il PEPP è stato concepito in modo da permettere alla Bce di acquistare più debiti italiani e spagnoli che, per esempio, debiti olandesi, elemento che avrà fatto già imbestialire diversi olandesi e anche molti tedeschi. Motivo per cui, secondo Carstem Nickel, vice direttore della divisione di ricerca di Teneo, “la questione della legalità del PEPP – che ha meno limiti del PSPP – si sta già stagliando all’orizzonte”.