Intesa Sanpaolo: cosa aspettarsi dal nuovo piano e dai conti 2021
Lo crollone dei mercati in questa seconda parte di gennaio non ha scalfito il mese di gennaio decisamente positivo di Intesa Sanpaolo, secondo miglior titolo del Ftse Mib con oltre +12%. Importante catalyst è sicuramente il nuovo business plan in arrivo il prossimo 4 febbraio. Lo stesso giorno arriveranno i conti dell’intero 2021 con il maggior gruppo italiano che ha già superato il target di 4 miliardi di eruo di utile nei primi 9 mesi dell’anno.
Tra gli analisti monitorati da Bloomberg prevalgono i giudizi positivi su Intesa Sanapolo: il 71% dice buy, il 29% è hold, mentre nessun analista è sell sul titolo. Il prezzo obiettivo medio a 12 mesi è di 2,91 euro.
Nuovo piano, ecco cosa aspettarsi
Intesa Sanpaolo appare posizionata favorevolmente per beneficiare di uno scenario economico positivo, sfruttando la propria posizione di leadership nel settore bancario e assicurativo italiano. Equita SIM si aspetta una crescita dei ricavi del gruppo ad un 2021-25 CAGR del 4%, spinta principalmente dalla componente commissionale/assicurativa (+4%), beneficiando di elementi quali la continuazione del trend positivo nell`asset management, anche grazie alla continua spinta commerciale per trasformare i depositi in AUM e una maggiore penetrazione nel business assicurativo.
Per quanto riguarda il margine d’interesse, Equita stima una crescita 2021-25 CAGR 2% trainata dall’effetto volumi (prestiti +2% in media), mentre gli analisti fattorizzano solo in minima parte il possibile contributo addizionale da rialzo dei tassi. Intesa gode di una forte sensitivity ai tassi, per cui per 100bps di shift parallelo
della curva il beneficio a NII è di circa 30%.
I costi operativi sono attesi sostanzialmente flat nell’arco del piano, con il cost/income in miglioramento dal 52% del 2021 al 48% al 2025 – CoR in area 40bps, principalmente in virtù della dinamica dei nuovi flussi.
A fine piano, nel 2025, è stimato un utile netto di 6,5 miliardi circa, beneficiando – tra le altre cose – di minori oneri sistemici per il venir meno delle contribuzioni ex ante al SRF post 2023 e al DGS post 2024. A fine piano vediamo un ROTE > 12% vs 2021E a circa 8%.
Capitolo dividendi e opzione buyback
La remunerazione degli azionisti dovrebbe occupare ancora una volta un elemento centrale anche nel nuovo piano. “Intesa, grazie all’elevata redditività e all’ottima asset quality e dotazione patrimoniale, è nella posizione per offrire una ricca remunerazione agli azionisti. Nelle nostre stime ipotizziamo un payout medio del 75% per una distribuzione complessiva 2021-25 di 20 miliardi di euro (circa 40% della market cap)”, spiega la sim milanese.
E’ poi aperta la finestra relativa all’introduzione di un buyback. Ipotesi che gli analisti non escludono in quanto fornirebbe alla banca la possibilità di distribuire una parte dell`excess capital con spazio per la distribuzione di ulteriori circa 6 miliardi senza considerare la generazione organica di capitale. Il dividendo per azione cumulato nel periodo 2021-2025 è atteso di 104 cents.
BofA, che indica Intesa come sua top pick bancaria in Europa, si attende la politica dividendi con payout al 70% e non esclude l’introduzione di un generoso piano di buyback.
Intesa nel 2021 ha distribuito una tripla cedola: oltre a quella classica di primavera, il 20 ottobre la banca guidata da Carlo Messina ha staccato 0,0996 euro per azione e il 22 novembre altri 0,0721 euro come acconto per il 2022.
E le attese per i conti 2021
Gli analisti di Banca Akros, che ieri hanno aggiornato la loro valutazione su Intesa con rating accumulate confermato e target price salito da 2,5 a 2,9 euro, si aspettano una conferma della generosa politica dei dividendi di Intesa Sanpaolo. La preview di Akros indica un utile netto di 4,1 miliardi di euro e, sulla base del 70% di payout, un dividendo di 0,15 euro per azione, di cui circa metà già pagato lo scorso novembre. I ricavi totali sono previsti a 20,6 miliardi, ossia l’1,2% in più rispetto all’anno fiscale 2020 su una base comparabile in conseguenza di una diminuzione del 4,6% del margine di interesse a 7,9 miliardi e un calo del 5% dei ricavi da trading a 1,6 miliardi di euro, compensato da un aumento del 9% delle commissioni a 9,5 miliardi grazie ai forti afflussi nell’asset management. Akros vede i costi operativi ridursi dello 0,7% a/a al di sotto degli 11 miliardi di euro grazie all’integrazione delle filiali ex UBI.