Intesa SanPaolo ha dato il via, febbre M&A tra banche ancora in corso: si avvicina il momento delle fusioni cross-border
Tra le banche europee la febbre per le operazioni di M&A (mergers and acquisitions, fusioni e acquisizioni) è tutta fuorché passata, tanto che il 2021 potrebbe essere l’anno delle nozze cross-border, oltre che tra player domestici. E’ quanto scrive il Financial Times nell’articolo “European bank dealmaking raises hopes for cross-border M&A”, in cui come esempio illustre di M&A del 2020 viene riportato il matrimonio tra Intesa SanPaolo e Ubi Banca. Certo, non un matrimonio tra banche di diversi paesi, ma il segnale di un fermento che è lungi dall’essere rientrato.
“Nel 2020 la maggior parte dei deal europei si è conclusa tra competitori domestici, con le banche del continente che hanno scelto il consolidamento per far fronte ai tassi di interesse negativi e alla crisi economica scatenata dalla pandemia. Il deal illustre è arrivato a luglio, quando Intesa SanPaolo è diventata la banca italiana più grande per valore di asset, attraverso l’acquisto della rivale domestica Ubi, per 4,2 miliardi di euro. E’ stata la transazione bancaria europea più imponente dalla crisi finanziaria“. Che, evidentemente, ha decretato il via ad altre operazioni potenzialmente anche più ambiziose. “Quest’anno, si attendono ulteriori consolidamenti domestici, seguite da unioni cross-border più di trasformazione”.
A confermare la voglia di nozze sono alcuni dati: come quello della dimensione media dei deal tra le banche europee relativa al 2020, che ha testato il massimo degli ultimi 12 anni: è quanto risulta dai numeri di Dealogic, secondo cui il valore medio delle 27 operazioni di M&A tra le banche europee annunciate l’anno scorso ha toccato quota $477 milioni, in rialzo dagli appena $74 milioni dell’anno precedente e al record dalla crisi finanziaria globale esplosa nel 2008.
Fusioni cross border con voglia di una JP Morgan made in Europe
Questo trend, “secondo i dealmarkers, accelererà il passo quest’anno, visto che l’industria cerca di crescere per competere con le rivali americane“. Voglia di una JP Morgan europea, insomma, come era stato già ipotizzato : la stessa che, secondo qualcuno, l’AD di UniCredit prossimo a lasciare Piazza Gae Aulenti, ovvero Jean-Pierre Mustier, sognava probabilmente di creare.
“Un consolidamento che avviene in un mercato (dometico) è il primo passo più probabile e più facile da fare, come abbiamo visto nel 2020, anche se potrebbe essere forte la logica industriale di avviare maggiori operazioni (di M&A) paneuropee – ha commentato all’FT Guillermo Baygual, co-responsabile della divisione di mergers and acquisitions del mercato Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) presso JPMorgan Chase – Una volta che vedremo emergere in Europa le giuste condizioni, che includono una regolamentazione più armonizzata, allora i deal cross-border avranno più senso”.
La crescita significativ delle dimensioni degli accordi, inoltre, rifletterebbe il cambio di strategia delle banche, che starebbero iniziando a spostare la loro attenzione da acquisizioni bolt-on – dunque di rivali più piccole – ad accordi di tipo transformative. Intese più ambiziose potrebbero essere avallate anche dalle facilitazioni messe a disposizione dalle autorità di regolamentazione: la scorsa estate, per esempio, la Bce ha cercato di attivare maggiori fusioni tra gli istituti di credito attraverso il badwill, ovvero riconiscendo un guadagno contabile che può generarsi laddove una banca acquista una rivale per un valore inferiore al fair value dei suoi asset meno le sue passività.
Come scriveva Reuters qualche mese fa, “la Bce ha chiarito che non sarà necessariamente richiesto capitale addizionale alle entità risultanti da fusioni, a cui sarà anche concesso l’uso dei propri modelli contabili così come degli avviamenti negativi o ‘badwill’, utili sulla carta che si ottengono quando un asset viene acquistato per un valore inferiore al suo valore contabile”.
Tra l’altro, la stessa Intesa SanPaolo ha riferito che una delle principali attrattive di Ubi Banca è stata rappresentata proprio dal badwill. Certo, la lentezza dei progressi nella realizzazione di una Unione bancaria europea è stata finora un ostacolo alle fusioni cross-border o anche fusioni transfrontaliere.
Ma, sottolinea l’FT, i vertici del settore bancario ritengono che la pandemia del coronavirus abbia reso questo tipo di transazioni più probabile.
Così Nigel Moden, numero uno della divisione di banking and capital markets per la regione Emea di EY: “Credo che un consolidamento cross-border più solido emergerà nel secondo semestre dell’anno, con le banche che saranno più sicure sull’impatto che la pandemia avrà avuto sui loro bilanci”.