Intesa SanPaolo: boom utili, calo NPL, elevata patrimonializzazione. La banca di Messina stupisce ancora e anticipa l’effetto UBI
Intesa SanPaolo comunica i risultati di bilancio e ancora una volta sorprende il mercato, stracciando le previsioni del consensus. Nel secondo trimestre l’utile netto si attesta a 1,42 miliardi di euro, ben oltre le attese di consensus che erano ferme a 887,3 milioni.
Occhio al rapporto cost-income, che si conferma tra i migliori delle banche europee.
Immediata la reazione del titolo, che scatta subito al rialzo.
Attenzione anche alle voci di bilancio che riguardano l’intero primo semestre , snocciolate nelle stesse ore in cui la banca ha pubblicato i risultati definitivi dell’offerta di successo che si è conclusa, lo scorso 30 luglio, su Ubi Banca. Risultati che mettono in evidenza che l’offerente giungerà a detenere più del 91% del capitale sociale di UBI Banca.
Intanto i rumor su cosa farà il banchiere amministratore delegato di Intesa SanPaolo, Carlo Messina, si accalcano, e c’è chi insiste sul fatto che Intesa giocherà la carta dell’espansione europea.
Secondo un articolo di Andrea Greco su La Repubblica, Intesa guarda a Nord-Est per la sua campagna europea.
Si parla addirittura di chiamata della Bce, rivolta a una banca che, una volta fusa con Ubi Banca, disporrà di attivi per un valore superiore ai 450 miliardi, e che conterà su un bacino di risparmio gestito di 1,1 miliardi.
La Repubblica spiega che la banca di Messina “risulta tra chi è chiamato a muovere oltrefrontiera, per varie ragioni. Tra queste, la storica alta remunerazione in cedole, che renderebbe più facile chiedere risorse sul mercato nel bisogno, e lo stabile assetto azionario presidiato dallo “strano binomio” formato da cinque Fondazioni bancarie e dal colosso del risparmio Usa Blackrock, da anni sulla soglia del 5% (più alta qui, rispetto ai colossi di Francia, Spagna, Germania, Regno Unito, dove si attesta tra 2 e 3%. Compagnia di San Paolo, Cariplo, Cariparo, Carifirenze e Carisbo hanno infatti il 16,5% di Intesa Sanpaolo, e hanno affinato anni di dialogo con i banchieri al timone contribuendo a rendere la banca protagonista dell’economia sociale in Italia. Su tali valori da un triennio è planato – con slancio – il leader delle gestioni Usa, che gestisce 8 mila miliardi di dollari e sta facendo della “sostenibilità”, degli investimenti e delle imprese latrici, un mantra”.
Insomma, Intesa SanPaolo può contare sull’assist di uno degli azionisti più ambiti al mondo: BlackRock, il colosso del risparmio gestito made in Usa.
Tornando al bilancio, l’istituto ha confermato la guidance per il 2021, indicando i target 2021 per l’utile, il CET1 e il costo del rischio.
Insieme a Ubi, precisa, l’utile netto non sarà inferiore a 5 miliardi di euro a partire dal 2022.
Proseguirà inoltre una strategia focalizzata sulla remunerazione per gli azionisti e sul mantenimento di solidi coefficienti patrimoniali. Il nuovo Piano di Impresa sarà pronto entro la fine del 2021, appena lo scenario macroeconomico sarà diventato più chiaro. Elemento importante che conferma l’attenzione agli azionisti è la rassicurazione sul fatto che, come si legge nel comunicato, anche considerando l’acquisizione di Ubi Banca, Intesa Sanpaolo ha confermato la politica dei dividendi del gruppo, che “prevede la distribuzione di un ammontare di dividendi cash corrispondente a un payout ratio pari al 75% del risultato netto per l’esercizio 2020 e al 70% per l’esercizio 2021, subordinatamente alle indicazioni che verranno fornite dalla Bce in merito alla distribuzione di dividendi successivamente al primo gennaio 2021, termine della raccomandazione del 28 luglio scorso”.
Oltre alla prevista distribuzione di dividendi cash da utile netto del 2020, l’istituto “intende ottenere l’approvazione della Bce per una distribuzione cash da riserve nel 2021 alla luce dell’utile netto 2019 allocato a riserve nel 2020″. Ancora, “viene confermato un coefficiente patrimoniale Common Equity Tier 1 ratio a regime proforma atteso superiore al 13% nel 2021, anche considerando l’acquisizione di UBI Banca e la predetta potenziale distribuzione cash da riserve”.
Venendo ai crediti deteriorati, viene rilevato nel primo semestre del 2020 un “miglioramento del trend della qualità del credito”.
Intesa mette in evidenza un “calo dei crediti deteriorati, senza oneri straordinari per gli azionisti; in particolare una riduzione di circa 23 miliardi di euro dal dicembre del 2017 e di circa 36 miliardi di euro dal picco di settembre 2015, al lordo delle rettifiche, rispettivamente di circa 10 miliardi e circa 22 miliardi escludendo le cessioni a Intrum e a Prelios; lo stock (dei crediti deteriorati) è in calo del 4,6% rispetto alla fine del 2019 al loro delle rettifiche e dell’1,5% al netto (-5,7% al lordo e -3,6% al netto se si esclude la nuova definizione di default), mentre l’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti complessivi è al 7,1% al lordo delle rettifiche e al 3,5% al netto”.
Sull’elevata patrimonializzazione, che è “largamente superiore ai requisiti normativi”, emerge il Common Equity Tier 1 Ratio al 30 giugno 2020, tenendo conto di 1,925 milioni di euro di dividendi maturati nel primo semestre del 2020, è pari al 14,9% pro-forma a regime e al 14,6% secondo i criteri transitori per il 2020.
Il leverage ratio al 30 giugno 2020 è pari a 6,6% applicando i criteri transitori in vigore per il 2020 e a 6,3% applicando i criteri a regime, valori tra i migliori nel confronto con i principali gruppi bancari europei.
Altri dettagli diffusi con la pubblicazione del bilancio:
Le tendenze del nuovo contesto trovano Intesa Sanpaolo preparata grazie ai vantaggi competitivi del Gruppo: aumento della domanda di protezione della salute, del risparmio e delle attività economiche delle aziende; leadership di Intesa Sanpaolo nel Wealth Management & Protection e rafforzamento nel settore salute con l’acquisizione di RBM; maggior grado di rischio: efficace gestione proattiva del credito (Pulse, con circa 380 persone dedicate) e partnership strategiche del Gruppo con primari operatori industriali attivi nella gestione dei crediti deteriorati; primo posto tra le aziende italiane nella competizione “Cyber Resilience amid a Global Pandemic”, organizzata da AIPSA (Associazione Italiana Professionisti Security Aziendale); – digitalizzazione della clientela: posizionamento ai vertici in Europa per funzionalità di mobile app e forte proposta digitale del Gruppo, con circa 10 milioni di clienti multicanale e circa 6 milioni di clienti che usano l’App di Intesa Sanpaolo, e partnership strategica con Nexi nei sistemi di pagamento (partecipazione del 9,9% nel capitale di Nexi); digitalizzazione dell’operatività della Banca: già circa 60.000 persone del Gruppo in smartworking e ottimizzazione del modello distributivo con la razionalizzazione di circa 1.000 filiali dal 2018 e la possibilità di ridurre ulteriormente il numero di filiali a seguito della partnership strategica Banca 5 – SisalPay e del cambiamento indotto da COVID-19 nei comportamenti dei clienti, la maggioranza dei quali continuerà a essere servita dal Gruppo tramite i canali alternativi di elevata qualità; crescente importanza della sostenibilità e della responsabilità sociale (ESG).
Si ricorda che Intesa Sanpaolo è l’unica banca italiana inclusa in tre dei principali indici di sostenibilità, Dow Jones Sustainability Indices, CDP Climate Change A List 2018 e 2019 Corporate Knights “Global 100 Most Sustainable Corporations in the World Index”, e si classifica prima tra le banche europee in tre delle principali valutazioni internazionali ESG, MSCI, CDP e Sustainalytics”.