Inflazione: cosa conviene fare agli investitori per proteggere i loro portafogli
A cura del Team Investimenti di Fineco Asset Management
L’accelerazione dell’inflazione, e se questa sia solo temporanea, rappresenta probabilmente il tema centrale per gestori, banchieri centrali e per chiunque debba fare scelte sui mercati nei prossimi anni.
La pandemia e la volontà di sostenere l’economia nella fase di ripresa hanno prodotto acquisti di bond e bassi tassi di interesse, in entrambi i casi su livelli mai visti: la durata di questo sostegno porta di conseguenza a farsi domande in merito all’inflazione e alla sua parabola da qui in avanti.
Le stesse banche centrali hanno ricalibrato i loro mandati nei confronti dell’elemento inflattivo, ritenendo che una inflazione più alta del livello obiettivo in certi periodi può considerarsi accettabile, se non addirittura incoraggiata. Le aspettative sull’inflazione sono certamente salite e i vari settori dell’economia si attendono un aumento dei prezzi.
Se le banche centrali non sono più percepite come guardiane del contenimento dell’inflazione, non sorprende che vi sia consenso circa futuri aumenti dei prezzi. Tuttavia, se è vero che le aspettative di una risalita dell’inflazione sono cresciute, storicamente queste non sono eccessivamente alte.
I banchieri centrali parlano di fenomeno transitorio, guidato dalla considerazione che sia un fattore di breve termine dovuto al brusco stop dell’attività economica nel 2020 e alla rapida ripresa del 2021.
Da una prospettiva più ampia osserviamo come più volte negli ultimi venti anni siano stati annunciati periodi di crescita inflattiva che non si sono poi materializzati, a tal punto che quanti si erano posizionati in risposta a questi allarmi sono rimasti delusi e hanno assorbito perdite.
Vi sono state diverse ragioni negli ultimi due decenni per i bassi livelli di inflazione, come l’import dalla Cina dove costo del lavoro e di produzione sono rimasti molto bassi e a lungo. Tuttavia questi argomenti sono oggi più deboli.
Anche il tema forte degli scettici sul ritorno dell’inflazione, la globalizzazione, non è più così convincente. Come si evince da Goodhart & Pradhan nel loro studio del 2007 ‘I fattori demografici ribalteranno tre trend globali pluridecennali’, queste forze ‘disinflattive’ erano già in recessione prima della pandemia.
Certamente più l’inflazione persiste, meno sarà facile definirla transitoria: in questo contesto le banche centrali devono giustificare politiche accomodanti e allo stesso tempo monitorare la persistenza dell’inflazione. Il vero problema per loro sarà contenere l’inflazione senza scontentare i mercati e strozzare la ripresa.
In questo contesto torneranno a fare quello che hanno sempre fatto, inizieranno a essere meno accomodanti, ma senza nessuna fretta e osservando ancora per mesi l’inflazione.
Oggi appare quindi importante per un investitore avere la giusta protezione contro l’inflazione nella costruzione del proprio portafoglio, sia, ad esempio, tramite azioni ‘value’, sino ad oggi trascurate dai mercati, che tollerino rialzi dei tassi, o con strumenti inflation-linked che facciano da scudo contro l’effetto corrosivo dell’inflazione.