Il ‘divorzio’ tra Atlantia e Autostrade si avvicina. Opzioni spin off o vendita al miglior offerente
Ci siamo. Così, almeno, sembra. Atlantia è ormai pronta a spezzare il cordone ombelicale con Autostrade per l’Italia. E’ quanto riporta il Sole 24 Ore, ricordando che il consiglio di amministrazione straordinario di Atlantia si riunirà il prossimo giovedì 3 settembre, per discutere il modo in cui la holding controllata da Edizione della famiglia Benetton uscirà dal capitale di Aspi. I due modi, anzi, visto che lo scorso 4 agosto sempre il cda ha previsto una doppia soluzione. (detto questo, lo stesso cda si è mostrato aperto a valutare anche altre ipotesi di ‘divorzio’).
O la vendita della quota dell’88% attraverso una gara internazionale, con la possibilità che ASPI finisca anche in mani straniere, o “la scissione parziale e proporzionale di una quota fino all’88% di Autostrade per l’Italia mediante creazione di un veicolo beneficiario da quotare in borsa, creando quindi una public company contendibile“, ricorda ancora il quotidiano di Confindustria. Che aggiunge che “l’assise, secondo quanto si apprende, sarà convocata a stretto giro per mettere un punto fermo a un dossier aperto oramai da troppo tempo”.
Di pari passo vanno avanti le trattative con CdP, Cassa depositi e prestiti che, in caso di vendita con gara internazionale, potrà partecipare anch’essa e il cui coinvolgimento, come stabilito dal comunicato dello scorso 4 agosto, non è in generale escluso.
Il Cda di Atlantia “ha ritenuto di dover individuare anche soluzioni alternative idonee comunque a giungere ad una separazione tra la Società ed Autostrade per l’Italia, che diano certezza al mercato, sia in termini di tempi che di trasparenza, nonché della irrinunciabile tutela dei diritti di tutti gli investitori e stakeholders coinvolti”.
In realtà, il piano iniziale di Cassa depositi e prestiti prevedeva per Aspi un aumento di capitale tale da poter consentire alla società di autostrade di disporre di finanziamenti necessari per rendere effettivo il piano di investimenti precedentemente annunciato, di un valore di 14,5 miliardi. Aumento di capitale, poi la vendita e infine l’Ipo con scissione”, sottolinea il Sole 24 Ore, rimane l’obiettivo di Cassa Depositi e Prestiti, secondo la regia del governo Conte che, con l’aumento di capitale, puntava a far scendere la quota di Atlantia dall’88% al 12%
Atlantia propenderebbe invece per una vendita della quota dell’88% al migliore offerente. Non è escluso che le controparti riescano comunque a trovare un compromesso, che potrebbe implicare prima la scissione di Autostrade da Atlantia, e poi “il collocamento di una quota della stessa Aspi direttamente a Cdp”.
Così il comunicato dello scorso 4 agosto:
“Allo stato – si legge nella nota – si rilevano concrete difficoltà nel proseguimento positivo delle trattative, non solo per concordare la definizione di meccanismi volti alla determinazione di un valore di mercato di Autostrade per l’Italia, ma anche per effetto di richieste avanzate da parte di Cdp (Cassa depositi e prestiti) su ulteriori impegni al di fuori di quanto rappresentato nella lettera del 14 luglio 2020″. Di conseguenza il cda di Atlantia “ha ritenuto di dover individuare anche soluzioni alternative idonee comunque a giungere ad una separazione tra la Società ed Autostrade per l’Italia, che diano certezza al mercato, sia in termini di tempi che di trasparenza, nonché della irrinunciabile tutela dei diritti di tutti gli investitori e stakeholders coinvolti”.
Due le soluzioni presentate: il Cda “ha deliberato la possibilità di procedere: alla vendita tramite un processo competitivo internazionale – gestito da advisor indipendenti – dell’intera quota dell’88% detenuta in Autostrade per l’Italia, al quale potrà partecipare Cdp congiuntamente ad altri Investitori Istituzionali di suo gradimento, come già ipotizzato nella lettera”, oppure “alla scissione parziale e proporzionale di una quota fino all’88% di Autostrade per l’Italia mediante creazione di un veicolo beneficiario da quotare in borsa, creando quindi una public company contendibile”.
Atlantia si è in ogni caso mostrata decisa ad andare avanti nella definizione di un accordo, annunciando un Cda straordinario il prossimo 3 settembre (la prossima settimana, per l’appunto), per “ulteriori ipotesi di separazione tra Atlantia e Autostrade per l’Italia nell’irrinunciabile esigenza di tutela di tutti gli stakeholders”.
Momenti di alta tensione tra Atlantia e il governo M5S-PD su come procedere alla separazione non sono mancati, co tanto du minacce da parte di un fondo inglese (TCI) azionista della holding controllata dalla famiglia Benetton di non investire più in Italia.
Pomo della discordia il valore effettivo di ASPI e il timore che gli azionisti, con lo smobilizzo delle loro quote in Autostrade, al fine di consentire l’ingresso di CDP, avrebbero rischiato di soffrire una pesante svalutazione. Per avere un’idea dello scontro: secondo il fondo inglese TCI, ASPI avrebbe un valore di mercato di 11-12 miliardi, mentre CDP e il governo la valuterebbero appena 8 miliardi.
Da segnalare le ultime news che riguardano Atlantia che, lo scorso 10 agosto, ha avviato trattative in esclusiva per la cessione del 49% di Telepass, fino al prossimo 30 settembre 2020. Il titolo ha poi scontato le parole del premier Giuseppe Conte , cedendo fin oltre -3% sull’indice Ftse Mib nella sessione dello scorso 14 agosto.